LIII

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Quando ci svegliammo rimanemmo a guardarci per un po'.

-Sai, era da tempo che non dormivo così tanto e bene.

Sussurrò sulle mia labbra.

-Ti ha parlato?

Annuì.

-Vostra figlia è bellissima.

Sorrisi.

-Mi chiedo se ci sia anche il nostro primo bambino, da qualche parte nel Valhalla.

Confessò a bassa voce.

-Sicuramente.

Lo baciai e sta volta Thor si spinse leggermente oltre. Mi accarezzò il seno con più trasporto e approfondì con intensità il bacio, poi mi guardò e sentii un rumorino provenire dalla sua pancia. Iniziammo a ridere.

-Pensavo che la fame ti fosse ormai passata dall'ultima grande mangiata.

-Non ha fatto altro che crescere.

Mi prese e mi fece sedere sopra di lui, mi chinai e lo baciai. Rimanemmo a coccolarci per un po', poi scesi dal letto e mi stiracchiai la schiena e le braccia occultando un gemito. Thor si alzò, mi prese da dietro e cominciò a lasciarmi piccoli baci sul collo e a solleticarmi i fianchi costringendomi a ridere.

-Lasciami!

Cominciai a dimenarmi mentre le sue dita leggere come il velluto sfioravano le mie zone più deboli a quel tipo di tocco, al che la sua presa divenne solida e seria, mi girò verso di lui e mi spinse contro il muro guardandomi negli occhi. Mi baciò mordendo le mie labbra e strinse i miei glutei tra le mani.

-Vado a rubare un abito dalla tua stanza. Hai richieste specifiche?

-Scegli quello che preferisci.

Sfiorai il suo membro eretto e socchiuse gli occhi, poi si allontanò e iniziò a vestirsi sorridendo. Si sedette sul pavimento infilandosi le scarpe e io mi sistemai sul letto dietro di lui a gambe incrociate. Aveva i capelli sciolti e ancora umidi, quindi presi due ciocche ai lati della testa, pettinai quelli sulla fronte all'indietro e feci un codino com'era solito portare. Notai che aveva una treccina nella quale erano avvolti pochi capelli scuri, chiaramente non di Thor.

-È per ricordarti di Jane?

-Di cosa parli?

Gli spostai quella treccia davanti gli occhi e lui scosse la testa.

-Sono di mio fratello. Anche se litigavamo sempre, io lo amavo profondamente.

-Ti va di fare lo stesso con me?

Si girò e si mise in ginocchio

-La differenza nemmeno si vedrebbe.

-I capelli sulla tua nuca sono castani e lo stesso vale per i miei, quindi se li intrecciamo con quelli più chiari si noterebbero.

Decidemmo di farlo e, contenta come una bambina il giorno del suo compleanno, andai a specchiarmi e vidi quella treccina che mi faceva sentire eternamente collegata a Thor. Arrivò alle mie spalle e si specchiò anche lui.

-Sento di appartenere a te, ora.

Sussurrai. Mi abbracciò da dietro, poi uscì dalla camera e tornò poco dopo con un abito appeso all'avambraccio. Lo guardai e mi vestii.

-Déi, Thor, hai scelto quello che detesto.

-A me piace. Perché non lo sopporti?

-Non fa altro che scendermi la scollatura.

La Regina degli déiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora