Loki mi accarezzava con i pollici la pancia mentre ero seduta sopra le sue gambe. Eravamo felici insieme, nella silenziosissima e vuota Sala del Trono, a coccolarci con amore.
-Aura...mi racconti qualcosa della tua vita da pirata?
Guardai Loki e sorrisi imbarazzata.
-Lo vuoi sapere davvero?
-Certo...
Si morse delicatamente il dorso della mano.
-Be'...abbiamo assaltato navi, catturato uomini in cambio di riscatti profumati e depredato villaggi.
I suoi occhi brillarono.
-Eccitante. Qual è stata la missione che ti ha coperto più di gloria?
Presi la sua mano e accarezzai le sue dita con le mie.
-Una volta, ho quasi perso la vita e, be', è stata una bella scarica di adrenalina.
-Raccontami di più...
Lo baciai e accarezzai i suoi capelli.
-Mi avevano fatto prigioniera per tre giorni.
-Prigioniera?
Annuii.
-Ero appesa al soffitto con delle catene che mi stringevano i polsi. Sotto di me c'era un cratere nel terreno, e sul fondo di questo si contorcevano dei serpenti. Ogni giorno che i miei non portavano il riscatto chiesto, le catene si allungavano sempre di più e io dondolavo sempre più vicina ai rettili.
-Chi ti ha rapita?
Sorrisi.
-Rapita? Mi sono offerta volontaria.
Loki sollevò le sopracciglia colpito.
-L'ho fatto perché l'aguzzino era particolarmente avvenente. Mi biasimi?
Loki rise.
-Non può essere vero...
Annuii.
-Oh, sì. Mi girava attorno e mi guardava. Una volta al giorno mi faceva scendere e mi nutriva. Mi imboccava come se fossi stata una bambina, mi asciugava la bocca con le sue dita, mi liberava i polsi e mi spingeva le mani in secchi d'acqua fredda per placare il dolore che le ferite delle catene mi procuravano. Al terzo giorno ci sono finita a letto, l'ho ucciso e sono scappata.
Loki si tirò su con la schiena e strabuzzò gli occhi.
-Non ci credo...
-Smettila con questa miscredenza.
Sorrise e mi spinse seduta sulla patta dei suoi pantaloni.
-Supponiamo che la tua storia sia vera: tu hai ucciso un uomo.
-Uno di molti...
Chiuse gli occhi e sentii la patta riempirsi.
-Questo mi eccita.
-No, tu hai l'alzabandiera perenne.
Posai le mani sul gonfiore e Loki sorrise.
-Ed è colpa tua, Aura.
Iniziammo a baciarci. Sentimmo rumore di passi nella stanza, quindi scesi da lui e mi girai verso l'entrata. Vidi mia madre e mio padre davanti a me.
-Ciao, Aura.
Disse Apollo. Il suo corpo non era attorniato dall'aura di luce che lo accompagnava sempre, senza di essa appariva quasi malato, spento, vuoto e freddo.
-Perché siete qui?
-Aura, sai che volevamo parlarti.
Anche mia madre sembrava senza sentimenti.
-Parlare a tutti e due, in realtà.
La corresse Apollo. Loki venne vicino a me.
-Siamo qui, dite cosa volete.
Li incitò.
-No, so di cosa vogliono parlare e non ho bisogno di ascoltarli...Tu non devi ascoltarli, Loki.
Lo presi per mano.
-Aura, noi vogliamo il tuo bene.
Freya venne verso di noi a braccia aperte.
-Il vostro amore non può funzionare: siete nocivi l'uno per l'altra.
Lasciai la mano di Loki.
-Spiegami perché tu vieni a dirmi queste cose quando sei stata la prima ad innamorarti di un uomo che per leggi ancestrali non potevi avere!
-Aura, io e tuo padre siamo fatti della stessa sostanza: lui è il dio dell'Arte, della Medicina e del Sole; io sono la dea dell'Amore, della Passione e della Bontà...siamo spiriti affini, anche se il nostro amore è stato ostacolato sin dal principio. Sai tu cosa sei, e sai cos'è Loki...
Loki si sporse verso mia madre.
-Un mostro? Cosa sono io, dimmelo, Freya! Io rinnego la mia natura e le mie origini, non fanno parte di me. Il mio corpo come la mia magia apparterranno sempre a Jotunheim, ma il mio cuore no, Freya, il mio cuore e la mia mente si discostano da quel Regno.
Rimanemmo un attimo in silenzio. Il petto di Loki era scosso e il mio cuore tremava. Apollo si avvicinò e cinse le spalle di mia madre con un braccio.
-Freya, i due sono stati colpiti dalle frecce di Anteros...perché non puoi accettare ciò che provano?
-Anteros? Questo non è amore vero, è solo una creazione delle loro menti. In confronto, Ade e Persefone sono la coppia migliore che Zeus abbia mai coniugato.
Mi allontanai da Loki e iniziai a camminare per la stanza. Sentivo il calore bruciare dentro di me; passai vicino ad una tenda e questa prese fuoco.
-Madre, hai detto che vuoi il nostro bene, per quale motivo stai dicendo cose del genere? Stiamo soffrendo entrambi.
-Io ho detto di voler il vostro bene, non la vostra felicità, e spesso le due cose non sono sinonimi.
Non potevo credere che quelle parole stessero veramente uscendo dalla sua bocca. La mia pelle iniziò ad emanare calore e fui avvolta dalle fiamme.
Apollo venne verso di me.
-Aura, calmati, potrebbe essere rischioso.
-Freya continua a buttare carbone nella mia rabbia: non posso arrestare questa sensazione. Perché non ve ne andate e ci lasciate in pace? Potrebbe essere un'alternativa molto gradita e apprezzata.
Loki si avvicinò e feci un salto all'indietro.
-Vuoi morire, Loki?
Anche Freya si avvicinò.
-Anche tu sai di essere un veleno per l'uomo che ami, come puoi credere di poter vivere una vita con lui?
Crollai in ginocchio.
-Che tu sia maledetta!
Mi sentii stretta in un abbraccio, aprii gli occhi e mi accorsi che si trattava di Loki. Le mie fiamme scomparvero e la temperatura del mio corpo tornò normale. Lo strinsi tra le mie braccia e mi costrinsi a smettere di piangere, poi mi resi effettivamente conto del gesto folle che aveva appena compiuto e mi allontanai.
-Ti ho ferito? Loki, perché hai fatto una sciocchezza simile?
I suoi abiti erano neri e bruciacchiati, ma non aveva ferite né in volto né da nessun'altra parte del corpo esposto, quindi lo abbracciai con ancora più forza. Ci lasciammo lentamente e vidi mia madre con il volto contrito e i pugni stretti. Loki andò verso di lei con un pugnale in mano, ma Apollo lo intercettò con il suo petto e lo fece indietreggiare.
-Meritiamo almeno delle scuse, paparino, non pensi?
-Tu volevi uccidere Freya.
-Certo che volevo.
-Se non avessi pensato a questa sciocchezza, avresti mantenuto il rispetto che provo per te.
Si allontanarono e Loki rinfoderò la daga.
-Tornatene sull'Olimpo, Apollo; e tu, Freya, porta i saluti a mia madre: la donna che ha visto sempre del buono in me, rintanato nel mio cuore a causa di persone come voi che mi credono mostro.
Mio padre abbracciò mia madre, poi venne verso di me e mi lasciò un bacio sulla fronte, posò una mano sulla mia pancia.
-Questo bambino ha la mia protezione.
Fece un passo all'indietro e scomparve nel nulla. Rimasi a guardare Freya.
-Madre, c'è qualcos'altro oltre la nostra incolumità che ti angoscia, vero? Non è quello l'unico motivo per cui non accetti il mio amore per Loki.
Scosse il capo. Sembrò tornare umana e si avvicinò.
-La creatura che tuo padre ha appena benedetto...potrebbe essere il flagello degli déi. Apprezzo il vostro amore e lo invidio, ma non posso accettare che un ibrido così potente si stia creando dentro di te. Un Gigante di Ghiaccio...figlio della dea del Fuoco...è come se la luce e le tenebre si fondessero per creare qualcosa di più grande anche di loro. Questo mi spaventa e preoccupa oltre ogni modo.
Presi le sue mani nelle mie.
-Madre, prova a vederlo solo come un bambino. Magnus è potente, ma innocuo, quindi come ho cresciuto lui, ne crescerò un secondo. Sarà buono e magnanimo, non temere.
Sorrise con amarezza.
-Purtroppo, figlia mia, le tue parole non possono nulla su quello che so e credo. Spero soltanto che questo non si ritorcerà contro di voi.
Si girò di spalle. Loki ed io ci prendemmo per mano e ci guardammo preoccupati.
-Prima di andarmene...stavo dimenticando una cosa importante.
Freya si voltò e mi sentii morire quando al suo fianco vidi Ragnar. Loki mi sorresse la schiena e mi rimise in piedi. Era bellissimo: indossava gli stessi abiti con cui era morto. Mi avvicinai a lui con il miele che traboccava dal cuore.
-Aura...
-Ragnar...
Mi avvicinai a lui e lo abbracciai. Era solido, le sue braccia forti lo erano, e il suo petto accolse il mio capo come se fosse fatto esclusivamente per quello. Era passato circa un anno dalla sua morte e aveva smesso di apparirmi in sogno, ma era sempre con me.
-Ragnar...
Ripetei il suo nome volendomi convincere che stava succedendo davvero. Alzai il capo e accarezzai la sua barba. Mi erano mancati quegli occhi profondi e unici. Strinse le mani sui miei fianchi e avvicinò la fronte alla mia. Stava piangendo.
-Aura...ho supplicato gli déi per far sì che questo accadesse.
Mi strinse a sé con tutte le forze che aveva in corpo, poi mi lasciò e sorrise. Notai che le cicatrici sul suo volto erano svanite.
-La nostra bambina sta bene?
Annuì.
-Inizia ad assomigliare sempre più a me.
Sorrise e si asciugò le lacrime. Guardò mia madre e si avvicinò al mio orecchio.
-Hai fatto vivere a Kristian la notte più bella della sua vita: se la ricorderà per sempre e godrà solo pensandoci.
Si allontanò e mi sentii avvampare.
-Lo sai?
-Certo; mio nipote è stato molto fortunato.
Risi e mi strinsi nelle spalle. Freya si avvicinò a Ragnar.
-Dobbiamo andare.
Disse severa.
-Di già?
-Ragnar è un'anima: non può rimanere nel Mondo dei Vivi per troppo tempo.
Mi avvicinai e ci abbracciammo un'ultima volta, poi scomparve assieme a Freya. Loki mi abbracciò da dietro. Sentii un odore acre di bruciato provenire da lui.
-Ti va di fare un bagno e poi ne parliamo?
Loki si guardò gli abiti e mi prese per mano. Andammo in silenzio nella mia camera e, prima di raggiungerla, si trasfigurò in un insetto per nascondersi alle mie guardie. Da quando ero andata a letto con Kristian erano passati tre mesi e Loki, per qualche arcano motivo, non aveva licenziato nemmeno uno dei due einherjar. Arrivai davanti la mia stanza e incontrai Kristoffer, lo salutai piegando il capo e mi venne in mente di dirgli che avevo appena incontrato suo zio, ma sarebbe stato troppo difficile da spiegare. Entrai nella mia stanza e trovai Loki impegnato a spogliarsi mentre l'acqua riempiva la vasca in bagno.
-Ehi...ti serve una mano?
Domandai.
-Dovrò buttare questo completo.
Accatastò i suoi vestiti rovinati sul pavimento, poi si voltò e mi baciò.
-Sei piuttosto tranquillo nonostante quello che è appena successo.
Notai. Loki annuì.
-Perché ho la conferma che nascerà e che tu sopravvivrai. Ormai avete fatto entrambi parecchia strada...
Infilò un dito nella mia scollatura e iniziò a slacciare il mio corpetto.
-Non dovresti indossarlo ora che il tuo grembo è ben visibile.
Mi spogliò e scese in ginocchio sotto di me.
-Non sei preoccupato per quello che Freya ha detto? Potrebbe essere il flagello degli déi.
Baciò il mia addome.
-Sono già io la disgrazia degli déi, lui sarà un degno erede.
Si alzò in piedi e mi portò in bagno assieme a lui, accese qualche candela e spense le luci, poi mi prese in braccio e ci immerse nell'acqua. Gemette.
-Déi, brucia...Non credevo fosse così calda.
Mi avvicinò a sé e posò il capo sul mio.
-Stai bene, amore mio?
Mormorò e mi baciò il collo. Annuii e scivolai con la testa sul suo petto chiudendo gli occhi.
-Non sono il migliore che hai presentato a tua madre, giusto?
Sorrisi.
-Non proprio, ma tu e Thor vi contendete la posizione di più odiato. A lei e ad Apollo piaceva Ragnar, per questo gli è stato permesso di venir a farmi visita.
Loki prese un po' di acqua e mi bagnò una spalla.
-Questo mi rincuora, amore mio.
Si allungò e prese una boccetta di olio profumato tra le tante.
-No, fermo: scegline un'altra.
-Credevo che la vaniglia ti piacesse...
-Mi piace, ma ha un effetto particolare su di me: mi eccita.
Mormorai imbarazzata. Posò la boccetta e scelse il muschio.
-Oh, sei serio?
Rise.
-Aura, non è colpa mia se tutto ti eccita.
-Invece sì: non portavi altro se non questi profumi quando eravamo più giovani, e ora ho la mente deviata.
-Interessante...
Sciolse entrambe le essenze in acqua e chiusi gli occhi prendendo un grande respiro.
-Cosa vuoi che io faccia per te, mio Re?
Baciai il suo petto.
-Nulla, voglio che tu ti rilassi e ti addormenti con me...ho visto quanto hai sofferto questa sera...
Mi baciò tra i capelli e decisi di sciogliere la mente.
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La Regina degli déi
FanfictionIn tutta la mia vita non ho mai conosciuto nient'altro al di fuori del palazzo di Asgard. Ero intrappolata, come una principessa nella sua alta torre, ma non c'era proprio nessun principe pronto a venirmi a salvare: egli viveva sotto il mio stesso t...