XVII

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-Fermo! Hai dimenticato il tuo mantello!

Gridò Frigga correndo dietro Thor. Ci eravamo appena svegliati grazie ai dolci toni di un'infuriata Frigga e Thor era in estremo ritardo. Per qualche motivo che ignoravo doveva essere perfetto, vestito da guerra di tutto punto e indossare un mantello pesante e rosso, che seppur bello poteva benissimo rallentare i suoi movimenti e intralciarlo nella battaglia. Stavamo correndo per il corridoio, Frigga seguiva Thor reggendo un elmo d'argento e il benedettissimo mantello, io invece non volevo lasciare il mio ragazzo nemmeno per un attimo e soprattutto testimoniare in caso la madre avesse deciso di ucciderlo. 

-Se non ti ucciderà questa battaglia lo farà tuo padre. 

Thor si fermò sentendo quelle parole. Frigga era talmente agitata che non riusciva a tenere a freno la lingua. Corsi verso Thor che era immobile nel corridoio qualche metro davanti a noi. Teneva i pugni stretti e sembrava tremare. Quando passai davanti a lui e posai le mani sul suo petto: lo vidi mentre teneva gli occhi serrati e le labbra schiacciate tra di esse.  

-Thor, Thor...

Si toccò la pancia.  

-Sto bene, Aura, è solo un po' di...

Aprì gli occhi e si portò un pugno stretto davanti alla bocca, ingurgitò e sollevò il mento verso l'alto. 

-Ansia da prestazione. 

Sorrise e sbatté ripetutamente le ciglia. Era estremamente pallido e si era rifiutato categoricamente di fare colazione. Lo presi per gli zigomi e lo indussi a guardarmi. Vidi Frigga arrivare alla spalle di Thor e agganciargli il mantello sulle borchie apposite dell'armatura che proteggeva i suoi pettorali. 

-Non c'è tempo da perdere!

Sussurrò lei con veemenza. Mi allungai sulla mia altezza e provai a baciare Thor, ma si alzò anche lui sulle punte evitandomi. 

-Non lo farei se fossi in te, Aura. 

Disse a labbra strette. Scesi e mi allontanai. 

-Mio fratello si agita con nullità vane. È solamente una battaglia Thor, non sarà peggiore dell'esame accademico. Dico bene? 

Loki apparve al fianco destro di Thor e gli diede una pesante pacca sulla spalla. Mi guardò dall'alto e sorrise. 

-Ti vedo raggiante questa mattina, Aura. 

Feci finta che la sua presenza fosse frutto della mia immaginazione. 

-Thor, se non sei convinto, puoi ancora rifiutarti. 

Scosse la testa. 

-No, voglio rendere orgoglioso mio padre. 

Non mi guardò e si incamminò verso l'ultima rampa di scale prima di raggiungere il luogo dove Odino lo attendeva. Lo seguii, in silenzio, sentendomi ripudiata e detestata dallo stesso uomo che diceva di amarmi, ma in fondo, lo comprendevo. Frigga mi posò una mano sulla schiena per darmi conforto, ma quando la guardai negli occhi tutto ciò che vidi fu solo commiserazione. Quando arrivammo davanti ai portoni del palazzo, Odino indossava un grande elmo con ali di corvo su di esso, la barba bruna e brizzolata era leggermente tinta di bianco da una mistura granulosa e al suo fianco si ergevano Fandral, Hogun e Sif, anch'essi armati e bardati da guerra. Mi fermai. Le mie braccia caddero lungo i fianchi e sentii un peso immenso cadermi sulle spalle: Sif era con loro. Thor si stava allontanando da noi per avvicinarsi a suo padre, ma si fermò e si girò. Mi guardò e strinse i pugni. 

-Thor, abbiamo atteso fin troppo. Se il trono è la tua ambizione, figlio mio, ci sono dei rischi da dover prendere e agli stessi non puoi sottrarti.  

La Regina degli déiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora