6. Vulnerabile

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Non lo indosso da anni, ormai, poiché è divenuto troppo piccolo per me, ma non ho mai avuto il coraggio di buttarlo.

Lo sfilo dalla gruccia e me lo poggio addosso, osservando il risultato allo specchio. La gonna giunge a malapena fino a metà coscia, ma averlo ritrovato mi procura un sorriso malinconico.

«Mae, sei pronta? Curt sarà qui a momenti!» sento dire ad Angie dietro la porta, la sua voce stridula rompe ogni incantesimo e la frustrazione per non avere nulla da mettermi torna a farsi strada dentro di me prepotente.

Quindi abbandono il vestito sul letto e ritorno all'armadio.

Ci impiego cinque lunghi minuti per scegliere una semplice maglietta bianca dallo scollo tondo, una camicia a quadri troppo grande per me che ho rubato dall'armadio di papà tempo fa e un paio di jeans.

Infilo gli occhiali, lego i capelli corvini in una coda e osservo il risultato allo specchio.

Studiandomi nell'insieme, non riesco a trattenere un sorrisetto: non solo Angie disapproverà, ma probabilmente le verrà anche un infarto nello scoprire il modo in cui sto per presentarmi al nuovo ospite. Tale pensiero mi mette allegria e decido che questa strategia sarà ciò che mi salverà: facendomi vedere così, Curt non mi noterà neppure e probabilmente dovrò avere molto meno a che fare con lui. D'altronde, lascerò ad Angie l'onore di fargli compagnia e ognuno andrà dritto per la sua strada. Fine della storia.

Chiudo le ante dell'armadio con un ghigno soddisfatto stampato in faccia proprio quando Angie mi incita un'altra volta a sbrigarmi dal piano di sotto.

Mi affretto a infilare le pantofole – sono o no pur sempre a casa mia? – ed esco dalla mia camera, dimenticando la porta aperta.

Scendo al piano di sotto saltellando per le scale, Angie fa appena in tempo a notarmi che sgrana gli occhi e spalanca la bocca sgomenta.

«Ma come ti sei conciata? Non avevi qualcosa di un po' più femminile da metterti?» sentenzia, ferma ai piedi delle scale.

Lei, al contrario mio, si è davvero conciata come se dovesse uscire fuori a cena. Indossa un abitino nero dal corsetto di pizzo che si allarga in una gonna a balze lunga fino a metà coscia. Ai piedi, porta un paio di ballerine nere, mentre ha lasciato la sua chioma bionda sciolta sulle spalle e ha optato per un trucco acqua e sapone che mette ugualmente in risalto il colore dei suoi occhi e le labbra sottili.

«Perché? Non vado bene così?» ribatto io, in tono provocatorio.

Angie fa per rispondere, ma papà ci raggiunge e pone fine alla discussione, dicendo perentorio:

«Ragazze smettetela! Angie, tua sorella è libera di vestirsi come le pare. Mae, non provocare tua sorella, per favore.»

Tacciamo entrambe, proprio mentre qualcuno infila la chiave nella serratura della porta di casa e la apre da fuori.

Ben entra in casa per primo, non si aspettava di trovarci tutti qui in attesa e sorride, forse sentendosi un po' in imbarazzo. Dietro di lui, Curt fa il suo ingresso con un piccolo borsone al seguito, il suo volto imperscrutabile ci scruta lentamente uno per uno e infine si posa su papà, decidendo liberamente di ignorare me ed Angie come non fossimo neppure qui.

Bé, tanto meglio...

«Direttore Brown» lo saluta, senza neppure sorridere.

Indossa solo un maglione a collo alto bianco e forse gli stessi jeans neri della scorsa notte. I suoi occhi scuri sono particolarmente incavati ed è come se non dormisse da giorni.

A parte questo, però, conserva il suo solito fascino: i folti capelli scuri lievemente in disordine gli donano un aspetto quasi selvatico, la pelle chiara del suo viso sembra essere stata appena rasata e il suo sguardo sembra studiare il volto di mio padre con estremo distacco, ma ugualmente attento ai dettagli.

SILENT LOVEOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz