55-PT2, Quel maledetto udito da falena!

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Domenica 11 aprile 2021, ore 19.43, Londra, Kensington.


Harry abbandonò l'abitacolo di un taxi davanti all'entrata del Royal College of Art. Adagiò sull'asfalto le rotelle del trolley per sfilarne l'asta del manico, e con quello al seguito s'incamminò, immettendosi tra le vie di Kensington Gore, attraverso il buio silenzioso della sera.

Aveva scelto di non lasciarsi accompagnare fino a destinazione, perché sentiva l'estremo bisogno di respirare aria nuova, di camminare per le strade della sua Londra e di osservare le persone passargli accanto, anche se di loro non sapeva niente, allo stesso modo in cui quelle persone non conoscevano nulla di lui.

Osservare gli sconosciuti, studiarne le espressioni del viso, il vestiario, le movenze, ascoltarne i discorsi: era una curiosità alla quale non sapeva sottrarsi, un'abitudine che lo aiutava a immaginare che tipo di vita vivessero, che specie di persone fossero, quali idee avessero, che genere di musica ascoltassero, e anche quale categoria di film preferissero guardare.

Gli piaceva sognare a occhi aperti, fermarsi a fantasticare sulla quotidianità d'individui che non gli appartenevano, pensando a come si svegliassero svogliatamente al mattino per precipitarsi al lavoro, o a come sgattaiolassero di buon grado fuori dal letto a ogni alba per preparare il caffè.

L'idea che ciascun essere umano potesse potenzialmente essere completamente diverso da lui, oppure uguale, era un qualcosa che lo aveva sempre affascinato.

In particolare, fantasticava su questo quando si sentiva triste, amareggiato e sconfitto, poiché portare la mente a lavorare su pensieri che non lo riguardavano in prima persona, diventava un grandissimo espediente che gli consentiva di non concentrarsi troppo sui suoi stessi problemi.

Ed era esattamente ciò di cui aveva bisogno, quella sera.

Svoltò a destra per proseguire su Jay Mews, e si fermò a osservare la giovane madre ferma di fianco a sé al semaforo con un pargolo tra le braccia. Poi si concentrò sulla ragazza che camminava svelta sul versante opposto del marciapiede, quello che costeggiava la cancellata dei giardini di Kensington.

Attraversò l'incrocio con una mano infilata nel giaccone e l'altra saldamente ormeggiata al manico del trolley, per procedere sul lungo marciapiede dove si mantenne sempre vicino al muro di mattoncini color ruggine, così da consentire a chiunque volesse di superarlo con facilità. Di tanto in tanto si fermò a monitorare il percorso tramite lo schermo del telefono, assicurandosi che stesse andando proprio nella giusta direzione.

I lampioni accesi illuminavano fiaccamente la strada spargendovi una calda luce ambrata; il traffico scorreva celere e rumoroso sull'asfalto: aveva visto già tre rossi autobus passare, e moltissime automobili di tutti i tipi che andavano e venivano, correndo, frenando e suonando persino il clacson, un paio di volte.

Lo tranquillizzava sapere che il mondo continuasse a vivere come se nulla fosse successo, anche se lui si sentiva morire dentro.

Nel momento in cui giunse a destinazione, poté riporre l'iPhone nella tasca. Con la mano adesso libera pigiò il pulsante del citofono che, incorniciato da un rettangolino di plastica, mostrava la dicitura Horan.

Solo pochi istanti dopo, il cancello si spalancò. Rebecca si affacciò fuori alla porta per corrergli incontro e arrestare subito il passo. «Ehi, ma dov'è il taxi?» domandò, quasi arrabbiata con lui.

«E' andato via» rispose, infilando l'asta del trolley nel binario per sollevare il bagaglio dalla piccola maniglia laterale.

«Avevo raccomandato a Niall di riferirti che ci avrei pensato io» protestò l'altra, con due pugni puntellati sui fianchi.

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now