17-PT2, La congiura delle polveri.

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Venerdì 22 gennaio 2021, ore 19.14, Lewes, St. Mary Jane, cortile, biblioteca.


«Che cosa sai dirmi su Giacomo I?» Harry chiese, sfogliando le pagine del libro di storia adagiato sul tavolo, e ruotando nervosamente tra le dita una biro.

«A chi lo stai chiedendo?»

«Sempre a te, Niall».

«Oh, merda» gemette il ragazzo, comprimendo le tempie tra due pugni.

Mentre attendeva, Harry controllò l'orario sull'orologio: erano trascorse ufficialmente cinque ore da quando avevano cominciato a studiare, quel pomeriggio. Un bel lasso di tempo, certo, eppure non gli sembrava mai abbastanza, poiché mancavano soltanto tre giorni all'inizio degli esami.

Erano talmente stanchi che i cervelli quasi perdevano fumo attraverso le orecchie, per quanto intensamente stessero lavorando. Più andavano avanti, e più il livello di stress saliva alle stelle.

Seduto di fianco all'amico, Louis se ne stava con un pugno premuto contro la bocca a soffocare malamente una risata.

«Al tuo posto non riderei» lo avvertì. «Dopo interrogherò anche te».

«Ma... ehi!» tentò di protestare, però Harry lo ignorò.

«Allora, Niall?» insistette invece.

«Hai detto... Giovanni I?» azzardò l'altro.

«Era Giacomo».

«Giacomo, ma certo...» si grattò la testa, riflettendo attentamente. «Forse è stato... il primo a chiamarsi Giacomo?»

«No» bocciò, mentre Louis scopriva i denti e si sforzava di mascherare un'altra risata. Harry gli rivolse un'occhiataccia particolarmente tagliente.

«E' stato... una persona importante?» provò ancora Niall.

«Importante per chi?»

«Ah Dio, ma che cosa vuoi che ne sappia?» gracchiò il ragazzo, sedendo scompostamente sulla sedia con le braccia incrociate sul petto.

Harry agguantò l'agenda e annotò con la penna le sue impressioni: gli piaceva che tutto fosse organizzato nei minimi dettagli, così da poter aiutare se stesso e i suoi amici.

«Che cosa stai scrivendo?»

«Ci stai mettendo dei voti?» domandarono gli altri due, uno dopo l'altro.

«Sono appunti» rispose semplicemente.

«Appunti su di noi?»

«Esatto» confermò, e richiuse rapidamente il diario puntando lo sguardo su di Louis, il quale, accorgendosene, addrizzò la postura. «Parlami della congiura delle polveri» comandò con tono solenne.

Il ragazzo inarcò la schiena e puntellò i gomiti sul tavolo, prendendo a giocherellare con i capelli, mentre con le dita dell'altra mano si aggrappava all'orlo del maglione per tirarlo verso il basso. «Sì... veda, professore» disse, inumidendosi le labbra con la punta della lingua. «E' che non ho proprio avuto il tempo di studiare...»

Niall scoppiò a ridere talmente forte che, per un momento, Harry temette qualcuno potesse arrivare a mandarli via o quantomeno a richiamarli.

«Lou, piantala di fare l'idiota» abbaiò sottovoce.

«Quindi, fammi capire». L'altro si ricompose tramite movimenti repentini. «Io ti succhio il cazzo, eppure non godo di nessun privilegio rispetto a questo leprechaun?» indicò Niall seduto al proprio fianco, affinando la voce cosicché nessun altro lo sentisse.

«Ehi!» si offese l'amico, colpendogli un braccio.

«La congiura delle polveri, Louis» ripeté Harry, irremovibile.

«Deve trattarsi di quella nella mia stanza, immagino, perché non faccio pulizia da moltissimo tempo» rispose Louis, esibendo un sorriso impertinente. L'istante dopo, stava ridendo sguaiatamente insieme a Niall.

A quel punto Raymond, che si preoccupava di gironzolare da un tavolo all'altro affinché tra le mura dell'ambiente fosse garantito il silenzio a tutti i presenti, si avvicinò con passo felpato e un'espressione già seccata nei loro riguardi.

Di solito era Zayn a occuparsi di lui: quella volta, però, il ragazzo era già andato via.

«Ci scusi, Raymond» disse Harry, prima che fosse questo a parlare, abbassando il capo nella sua direzione come segno di rispetto.

«Sì, scusa Ray-Ray» aggiunse Niall, strizzando confidenzialmente un occhio verso la figura dell'uomo.

Ma l'altro rimase impassibile: non rise, non si arrabbiò, non disse una sola parola e, così com'era arrivato, se ne andò.

«Dio, se è inquietante» sussurrò Louis, spostandosi la frangetta dalla fronte.

«Fa solo il suo lavoro» gli rammentò Harry, afferrando di nuovo il taccuino.

"Louis è un idiota" fu l'oggetto del suo nuovo appunto: non che fosse una cosa importante da ricordare, ma le sue intenzioni in quel momento miravano unicamente al fare innervosire il suo ragazzo.

E fu proprio ciò che accadde.

«Che cosa hai scritto su di me?» domandò questo protendendosi col busto, come a voler estirpare l'agenda dalle sue mani.

Ma Harry la richiuse e, guardandolo negli occhi, andò a riporla nella borsa. «E' solo...» cominciò.

«Un appunto?» terminò l'altro, irritato. «Un giorno straccerò le pagine di quel fottuto diario, ne farò dei coriandoli e li infilerò di nascosto nel tuo burro d'arachidi».

«Attenderò quel giorno con molta ansia» replicò, con fare volutamente sostenuto.

«Dimmi che cosa hai scritto Scheggia».

«No, William».

Louis indurì i lineamenti del viso e scagliò un respiro fulmineo dalle narici.

«Bene, non m'interessa» sbottò, acchiappando un libro qualsiasi.

«Ottimo» commentò Harry.

Louis scorse le pagine con tanta furia da stropicciarle, e di tanto in tanto arrivò persino a strapparne qualche frammento. Era chiaro non stesse realmente cercando qualcosa all'interno del libro e che gli fungesse soltanto da diversivo per tenersi occupato.

Harry allungò una mano verso di lui per bloccare ogni suo movimento, e l'altro levò il viso per guardarlo negli occhi con atteggiamento curioso e indispettito, al tempo stesso.

«Amore...» bisbigliò.

«Sì?» chiese Louis con un sopracciglio arcuato.

«Hai il libro al contrario» gli fece notare, indicando col dito le parole scritte sottosopra.

Louis diede una fugace occhiata alle pagine e, una volta verificata la veridicità della calunnia, sventagliò le ciglia con fare melodrammatico. Spinse le gambe della sedia sul pavimento provocando un molesto stridio, e riunì bruscamente le due ali del libro diffondendo un turbolento tonfo.

Si alzò, piantò entrambi i palmi sul tavolo e si sporse a fissarlo. Prima di abbandonare la biblioteca mediante una camminata vistosa e volutamente teatrale, minacciò con tono adorabilmente infuriato: «Preparati a vivere di seghe, da ora in poi».

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora