37-PT1, L'unica preghiera.

1.3K 94 63
                                    

Sabato 14 dicembre 2020, ore 16.43, Lewes, St. Mary Jane, cortile, caffetteria.


«Per favore, torna presto a trovarci» disse Samantha, sottolineando la nota implorante nel tono di voce, mentre con uno straccio ripuliva dal bancone una larga macchia di caffè. «Sei perspicace, divertente, gentile... e non sono cose che si vedono ogni giorno, da queste parti».

«Lo farò, promesso» assicurò Harry, con un pugno stretto sulla maniglia e un leggero sbuffo di vento a soffiargli in faccia, attraverso la ridotta fessura della porta schiusa. «Allora a presto, e... arrivederci anche a lei, Abraham!» aggiunse, alzando notevolmente il tono di voce.

Quel saluto non ottenne alcuna risposta: l'uomo se ne stava con un palmo schiacciato contro il mento e lo sguardo puntato al piccolo televisore sistemato accanto al tostapane sulla mensola.

«Sì... bene... ok» sospirò tra sé e sé scuotendo la testa, quando vide la ragazza trattenere una risata nel rendersi partecipe della scena. «Buon lavoro» augurò unicamente a lei, prima di oltrepassare la soglia di vetro.

Percorse il vialetto fino all'entrata della struttura, e riemerse poi dall'uscita principale, per ritrovarsi nel mezzo dell'area comune. Il libro pesava dentro lo zainetto caricato sulle spalle, la reflex oscillava sul petto tramite la cinghia che la teneva ancorata al collo. La afferrò per portarsela al viso, svitò il tappo dell'obiettivo e alzò gli occhi verso l'alto.

A ricalcare i bordi smerlati delle nuvole, dall'asse dell'orizzonte, giungeva qualche pennellata d'oro e il riflesso color cremisi di un cielo che, lentamente, si preparava ad accogliere l'abbraccio del tramonto.

Color cremisi.

Lo stesso colore delle labbra di Louis...

Perché sei ovunque?

Perché riesco a trovarti anche nella poesia di un tramonto?

Sospirò.

No.

Basta con Louis.

Niente Louis, almeno per oggi.

Ci sei solo tu, Harry. Solo tu.

Infilò due cuffiette nelle orecchie, e dopo aver selezionato la sua playlist preferita tramite l'iPhone, s'incamminò.

All'improvviso non vi fu più nulla. Nulla se non lui, la calma piatta che incartava l'imboccare della radura, la voce polposa e sensuale di Alex Turner che si depositava nei timpani, e la sua amata macchina fotografica tra le dita.

Aveva quasi dimenticato quanto fosse piacevole stare da solo: gustarsi il silenzio, la tranquillità, il sofisticato profumo dell'autunno e la consapevolezza che niente e nessuno lo stesse attendendo.

Aveva dimenticato quanto fosse piacevole muoversi senza fretta, non dover stabilire alcun programma, non prefissare orari da rispettare, non circondarsi di persone alle quali rivolgere la parola.

Godersi l'accomodante, dolce prigione dell'isolamento.

Sebbene si sentisse diverso, da quando aveva messo piede nella struttura, quella necessità di distacco faceva ancora parte di lui. Era un frammento inscindibile della sua indole e non poteva separarsene.

Sbadatamente, incappò in un robusto rametto infilzato per metà nel terreno, a causa del quale rischiò di perdere l'equilibrio, e allora si costrinse a guardarsi intorno con più prudenza.

E quando si voltò verso destra, la vide: la pittoresca, piccola chiesa sulla quale, prima di quel giorno, aveva volutamente evitato di soffermarsi.

I vetri colorati delle finestre dallo stile gotico costellavano il bianco rivestimento murale ornato da scanalature, che si spaccavano a metà per accogliere l'alta entrata dipinta di uno sfavillante rosso vermiglio.

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now