56-PT1, Non è assolutamente come sembra.

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Mercoledì 25 novembre 2020, ore 23.01, Lewes, St. Mary Jane, stanza di Niall.


«Non posso credere di essermi lasciato convincere a guardare questo film».

Louis oscillò con la testa: un gomito era puntellato al cuscino, il fianco disteso contro il materasso. Le dita dell'altra mano erano impegnate a scorrere sul gomito scoperto di Harry, attraverso carezze così discrete da percepirle a malapena.

«Io non posso credere che mi stia piacendo» si lamentò anche Niall. Gli occhi erano fissi sullo schermo che mostrava, nel riquadro piazzato in alto a sinistra, le bianche lettere cubitali messe tutte in fila a formulare le parole The Notebook.

«Stai riuscendo nel tuo intento di trasformarci in due stupidi ragazzini sentimentali, Scheggia. Sei soddisfatto?»

Harry sorrise e levò lo sguardo in direzione di Louis: il flusso vivace del suo respiro saettò sul viso, inducendolo a socchiudere le palpebre.

«Molto, molto soddisfatto» mormorò, perdendosi nella profondità dei suoi occhi che la penombra della stanza tramutava in due ipnotici zaffiri.

Potrei ritenermi più soddisfatto solo se tu mi baciassi – pensò: un segreto che avrebbe voluto sussurrargli, lo stesso segreto che le labbra sottili di Louis, ora premute una contro l'altra, gli confessarono in silenzio.

Un silenzio che lui sapeva ascoltare.

«Quand'è che si comincia a piangere?» Niall domandò, voltandosi verso di loro.

Louis ritrasse all'istante la mano con la quale stava scrivendo sulla sua pelle tutte le parole che voleva, ma che non poteva pronunciare.

«Presto». Harry si schiarì la voce, scombussolato dal repentino distacco.

«Allora sarà meglio che vada a pisciare, prima che arrivi quella parte» osservò il ragazzo, balzando giù dal letto con un agile saltello.

«Sì, ma sbrigati» intimò Harry.

«Ci annoieremo senza di te» aggiunse Louis con una vocina vaporosa.

Niall varcò la soglia del bagno chiudendosi la porta alle spalle.

Clack.

La serratura scattò.

«Finalmente» gemette Louis fiondandosi sulle sue labbra, affamato, inferocito, come se non mangiasse da giorni e quelle labbra fossero succose ciliegie da mordere, con le quali ingozzarsi fino a farne indigestione, catturato dall'avidità abbacinante di chi non sa attendere, dall'impulso sfrenato di chi non sa conservare.

Le piccole dita affondarono sul viso di Harry, aggrappandosi alla linea dura della mandibola. I pollici scavarono sulle sue guance, ossessivi, ostinati, come se volesse graffiarsi a tutti i costi con il velo sottilissimo di barba che spezzava la morbidezza delle sue giovani fattezze.

Harry circondò i suoi avambracci con due pugni incatenanti, che dentro quel silenzio condiviso lo imploravano di restare, di non fuggire, di non smettere di baciarlo, né di divorarlo, o di desiderarlo al punto da star male per ogni singolo minuto trascorso senza potersi legare in quel modo: impaziente, smanioso, famelico.

Louis si sporse per incastrare una gamba tra le sue, Harry strinse le cosce per imprigionarlo.

Louis ingoiò i suoi gemiti, Harry inalò i suoi respiri.

Le lingue scontrarono, lottarono come a volersi sconfiggere l'un l'altra; i denti morsicarono, tirarono.

Volevano sfinirsi, distruggersi, perdere il fiato, per ritrovarlo a scorrere ognuno sulla pelle dell'altro.

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now