32-PT1, La sigaretta del desiderio.

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Giovedì 12 novembre 2020, ore 14.39, Lewes, St. Mary Jane, cortile, salice piangente.


«Voleva sbattermi fuori, capite?» Zayn spalancò le braccia camminando furiosamente in tondo. «Solo perché avevo ragione!»

«Non avevi del tutto ragione» precisò Liam, visibilmente timoroso per la possibile reazione dell'altro.

«Ah no?» questo balzò minaccioso verso di lui. «Io ho solo esposto le cose così come stanno! Ogni giorno subiamo i favoritismi attuati nei confronti degli studenti più influenti e ce ne stiamo in silenzio, tutti quanti! Se non sei un delinquente, oppure non hai due genitori che lavorano nell'ambito della politica, non sei un cazzo di nessuno!»

«Sì, però lui resta il professore, e tu lo studente».

«E questo lo pone nella condizione di avere sempre ragione?»

«Non ho detto questo» specificò Liam, sollevando i palmi in segno di resa.

«Sembra tu stia dicendo proprio questo, invece». Zayn scaraventò la sigaretta consumata in terra e pescò dalla tasca dei pantaloni il pacchetto accartocciato di Gauloises.

«No, sto dicendo che se non vuoi essere sospeso, è il caso tu ti dia una calmata» sputò l'altro.

Harry chiuse gli occhi. Il corpo era insinuato tra le cosce di Niall, la schiena adagiata sul suo petto, la sua mano gli accarezzava i capelli. Se ne stava seduto sulla logora panchina di pietra dai contorni frastagliati, a tratti sgretolati, che la lunga e foltissima chioma di un salice piangente proteggeva gelosamente da qualsiasi indiscreta attenzione esterna.

Nessuno arrivava fino a quel punto del cortile, dove non vi era nulla che non fossero erbacce e vecchie lattine ammaccate a spezzare l'incantevole armonia delle minuscole margherite bianche, che sembravano quasi trovarsi lì per caso, estranee e smarrite.

Lì, in quel posto spoglio di qualsiasi accattivante attrattiva, dove amavano rintanarsi anche solo per chiacchierare, per fumare o – come in quel caso – per lamentarsi del pessimo comportamento di qualche professore.

Zayn stava narrando i fatti da almeno dieci minuti. Parlava, gridava, grugniva, prendeva a calci sassi, inveiva contro l'estenuante razionalità di Liam e fumava, fumava, fumava una sigaretta dopo l'altra.

Era nervoso, adirato, e non riusciva a calmarsi in nessun modo.

Mentre Harry osservava la scena accerchiato dalle delicate braccia dell'amico, e mentre Louis se ne stava con i palmi piantati sulla seduta e lo sguardo perso in chissà quale pensiero, si rese conto di non poter sfogare la sua frustrazione allo stesso modo, perché la sua insoddisfazione non riguardava insegnanti o qualsiasi altro soggetto estraneo alla struttura. Non in quell'occasione, perlomeno.

Perché il motivo della sua frustrazione era lì presente.

Il motivo della sua insoddisfazione sedeva proprio davanti a lui.

Perché, no, lui non poteva alzarsi e agitarsi e prendere a calci sassi e urlare e vomitare parole su quanto un giorno dopo l'altro si sentisse sempre più attratto da Louis, e di come la sola idea di conoscere qualcun altro lo facesse inorridire.

Zayn aveva avuto ragione: non era stato strano tornare a essere amici, perché non aveva mai cercato in lui qualcosa di diverso da quello.

Però, ogni volta che guardava Louis, ricordava quanto morbide fossero le sue labbra e quanto prelibato fosse il suo sapore. E quanto avesse saputo baciarlo bene, perché maledizione, lo aveva fatto meravigliosamente bene, e nessuno avrebbe mai saputo baciarlo allo stesso modo.

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now