2-PT1, E tu chi saresti?

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Domenica 1 novembre 2020, ore 21.47, Lewes, East Sussex, St. Mary Jane.

Il vento schiaffeggiava le guance arrossate e ustionate dal gelo, svettando a pizzicare anche gli occhi.

Camminava con passo indolente al fianco della donna, senza proferire alcuna parola.

Non parlava da minuti interi, in realtà: il fatto era che, semplicemente, non aveva proprio nulla da dire.

Il fianco scontrò inavvertitamente con qualcosa di duro, e subito si voltò per guardarsi intorno: decine di tavoli di legno, tutti incolonnati, costellavano la superficie del terreno erboso, delimitando quella che sembrava essere un'area ricreativa.

«Quella che vedi è la nostra area comune» esplicò la donna, assegnando inconsciamente una forma ai suoi pensieri. «Ogni giorno potrai consumare qui il tuo pranzo, se lo vorrai. E' accessibile a tutti gli studenti, perciò...»

«Anche alla struttura femminile?» domandò, scavalcando le sue parole.

«Certo» sorrise. «Potrai incontrare tua sorella, Harry».

Si limitò ad annuire. Sollevò lo sguardo per ispezionare lo spazio circostante: un voluminoso, altissimo edificio fatiscente si ergeva su cinque piani, ciascuno dei quali disseminato di striminziti balconi alla francese che, susseguendosi uno all'altro, gustavano la consunta schiera di mattoncini color rame, molti dei quali già logori, raschiati dagli anni e dalle intemperie del tempo.

Forse, anche dalla noia.

Perché qualsiasi dettaglio di quel posto trasudava noia.

Ai piedi del fabbricato, un'ampia e maestosa vetrata panoramica designava quello che pareva essere l'ingresso di servizio e che doveva permettere agli studenti di accedere all'area comune con più facilità.

Un brivido lo tappezzò nel momento in cui realizzò che anche lui, l'indomani, ne avrebbe valicato la soglia.

Al di là del sentiero di ghiaia sul quale stava marciando, proprio davanti a sé, la frontiera metodica del complesso si diramava in un mescolarsi di pigmenti che spianava l'accesso alla deserta, bruna radura taciturna. Per qualche istante, si fermò ad ammirarla ipnotizzato.

L'istinto suggerì di mollare tutto e di fuggire in quella direzione.

Chiuse gli occhi per un solo attimo.

«Naturalmente, la struttura dispone di una mensa al proprio interno» la donna si schiarì la voce, richiamando la sua attenzione. «Entrambe le strutture possiedono un cortile privato. Ciascuno di questi cortili gode di diverse attrattive e servizi indispensabili quali biblioteca, palestra, lavanderia e... persino una caffetteria».

«Sì... splendido» tagliò corto. Incoraggiare quella conversazione non era certamente il suo intento.

«La nostra è una organizzazione centenaria, caro ragazzo. Qui, tutti gli studenti sono tenuti alla serietà e al rispetto delle regole... non serve che io ti dica quanto questo dovere spetti anche a te, da stasera in poi».

«No, non serve» commentò, velenoso.

«Questo dépliant illustra in modo semplificato tutte le regole cui dovrai attenerti» proseguì, porgendogli un foglio di carta lucida ripiegato su quattro lati, la cui intestazione recitava, per mezzo di bianche lettere cubitali, "ST. MARY JANE". «Chiaramente, a nessuno studente è concesso di allontanarsi dallo stabile dopo le nove di sera. Ti sarà concesso, tuttavia, di recarti presso la lavanderia entro e non oltre la mezzanotte».

Silenzio.

«Non serve io ti dica che fare visita a un altro studente sia una delle cose assolutamente vietate, immagino».

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now