7-PT1, Siamo ragazzi perduti, Scheggia.

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Lunedì 2 novembre 2020, ore 23.45, Lewes, St. Mary Jane, stanza di Harry.


Mancava un quarto a mezzanotte.

Harry aveva attraversato l'ingresso della propria camera col cuore più leggero.

Si sentiva una persona diversa, se paragonata a quella che la sera prima aveva piantato un piede sulla superficie di quello stesso pavimento.

Era ancora arrabbiato con suo padre, con se stesso, con il destino e con qualsiasi fattore – casuale o determinato – lo avesse portato a vivere quel momento.

Però quella era una rabbia positiva.

Non si era accoccolato su di un letto da solo, bagnato dalla malinconia delle lacrime che ancora teneva ingabbiate in gola, come aveva immaginato di fare.

Si era aperto: alle persone, alle possibilità.

Si era aperto all'ipotesi che non fosse proprio tutto da buttare, si era aperto all'idea che quella potesse essere la sua occasione per cambiare.

Per cambiarsi, per migliorarsi, per ricostruirsi.

Ventiquattro ore prima non sapeva che una persona come Niall Horan lo stesse aspettando.

Ventiquattro ore prima non sapeva ancora di aver bisogno di una persona come Niall Horan, nella propria vita.

Era una situazione bellissima e spaventosa, e gli piaceva pensare che rappresentasse un nuovo inizio, il punto da cui ricominciare a vivere.

Spalancò la finestra, fasciato dalla comoda morbidezza del pigiama. Abbracciò i fianchi, nell'istante in cui una folata di vento gelido lo investì.

Chiuse gli occhi e inspirò a fondo.

Avrebbe sempre cercato quei momenti di solitudine.

Non avrebbe smesso di sentirne il bisogno, non avrebbe mai abbandonato la sua indole introversa. Ferveva per il desiderio di quei momenti dove poter raccogliersi e acchiappare, dentro un religioso silenzio, ogni più intimo pensiero che ancora temeva la compagnia e la luce accecante del sole.

Non poteva smettere di essere la persona che era sempre stato.

Però poteva accettare di accogliere – all'interno di quel gracile guscio che a fatica si era costruito addosso come un'armatura, giorno dopo giorno, anno dopo anno – una nuova parte di sé.

Una parte di cui persino lui era all'oscuro.

Una parte che non conosceva e che ancora incuteva timore, ma che si sentiva disposto a ospitare.

Voleva provare a farlo, perlomeno.

Sollevò le palpebre, incontrando i contorni luminescenti della luna.

Sorrise senza alcun motivo.

La tenue vaporosità del fumo scorreva ancora dentro di sé, addosso e tutt'intorno. La sentiva rallentare i battiti, solleticare la pelle. La sentiva addolcire l'atmosfera, che profumava di zucchero e di notte e di freddo e di frutta e di... tabacco?

Aggrovigliò le sopracciglia.

Chinò il viso da un lato.

«Riesco a sentirti pensare, Scheggia».

Trasalì e si portò una mano al petto, spaventato.

Si voltò verso sinistra per seguire la scia di quella voce, e i battiti del cuore presero a sferrare pugni contro la gabbia toracica.

Perse il respiro.

«Ma tu... che cosa ci fai qui?»

L'altro ragazzo ruotò il capo per guardarlo.

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now