21-PT1, Io li chiamo "sterchi di unicorno".

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Sabato 7 novembre 2020, ore 10.31, Lewes, St. Mary Jane, area comune.


Attraversò il sentiero di ghiaia con il borsone tra le mani e il cappuccio del parka scuro foderato di pelliccia sintetica calato sul viso, fin quasi a coprire interamente gli occhi.

Le Converse magenta spargevano uno scrosciare continuo affondando sui ciottoli, incaglio ineludibile che rallentava di molto il suo cammino.

Stava cercando di passare inosservato: se avesse potuto, sarebbe diventato invisibile.

Non voleva farsi guardare da nessuno.

Prima di abbandonare la stanza e di scendere le scale, si era assicurato che il corridoio fosse completamente deserto.

In particolare, che non ci fosse Louis.

Sì. Forse era infantile e anche inutile, dal momento che avrebbero trascorso insieme l'intero weekend. Però sentiva l'esigenza di rimandare il momento dell'incontro al più tardi possibile.

Per quanto potessero sforzarsi, tra di loro le cose non sarebbero tornate a posto tanto in fretta.

Non riusciva a togliersi dalla testa il sapore delle sue labbra.

Non riusciva a dimenticare quanto delicato fosse il flusso del suo respiro sulla pelle e quanto dolce fosse il suo odore.

Era difficile schivare quel pensiero anche adesso che era solo, ma averlo intorno avrebbe reso tutto più complicato.

Forse, per un po', avrebbe dovuto evitare di stargli troppo vicino. Solo per un po'.

Solo fino a che non avrebbe superato quell'angosciante sensazione di fallimento che riduceva in brandelli cuore e cervello.

Perché la supererò... vero?

In fondo era solo una cotta.

Solo una cotta.

Alle persone succede continuamente di sviluppare attrazioni fatali e di incappare in un rifiuto: cose di ordinaria amministrazione.

Cose di ordinaria amministrazione che avrei preferito capitassero solo agli altri, ma comunque.

«Cuppy! Sono qui!» esclamò Niall, sventolando una mano nella sua direzione, mentre se ne stava in piedi appoggiato alla lucida superficie di una Rolls Royce Dawn rosso scintillante parcheggiata in prossimità del cancello.

Un paio di neri Ray-Ban Wayfarer celava i suoi occhi, i capelli biondi erano stati modellati ordinatamente verso l'alto, e un immenso sorriso arricciava tutti i suoi lineamenti.

Le note chiassose e martellanti di Holiday dei Green Day sfondavano la porosità delle casse, diffondendosi nell'aria con un suono battente e rimbombante.

«Come se fosse possibile non notarti» scoppiò a ridere, riponendo il borsone nel bagagliaio aperto.

«Ieri sera ho sentito la tua mancanza, stronzo» lo rimproverò l'amico, spalancando le braccia per invitarlo a tuffarvisi.

Harry non attese un solo istante: si avviluppò alla sua vita, lasciò sprofondare una guancia sulla sua spalla e chiuse gli occhi. «Mi sei mancato anche tu» mormorò, pur consapevole del fatto che non si vedessero da sole tredici ore.

«Sai, James è davvero infastidito all'idea che tu stia evitando di incontrarlo» lo stuzzicò, sciogliendo l'abbraccio per guardarlo negli occhi con un sopracciglio inarcato.

«Beh, puoi anche riferire a James che da questo momento rinuncio ufficialmente ai ragazzi e a tutto ciò che riguarda il sesso» sospirò. «Diventerò una suora, o... qual è l'equivalente maschile di suora?»

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now