72-PT1, Questo è il vostro mantello dell'invisibilità.

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Mercoledì 23 dicembre 2020, ore 9.28, stazione di Lewes.


«Hai preso tutto?»

«Sì».

«La Reflex?»

«Sì».

«Il tuo stupido gel per capelli?»

Harry alzò gli occhi al cielo. «Sì!»

Louis mostrò un sorrisetto malizioso e approssimò le labbra al suo orecchio. «E il tuo bel culetto?» sussurrò, allungando una mano fino ai suoi glutei.

«Louis!» tuonò, schiaffeggiandogli quella mano. «Siamo in pubblico!»

«Che si fottano questi stronzi» abbaiò l'altro, agganciando due pugni al colletto del suo giaccone.

Divertito dalla sua consueta impertinenza, Harry esplose in una risata. Però quella, troppo presto, si trasformò in un broncio.

E quel broncio, correva il rischio di evolvere in un pianto.

«Sono solo due settimane, Scheggia» mormorò, insinuandosi sotto l'orlo del soprabito.

«Sono sedici giorni!» precisò.

«No, sono quindici» insistette Louis. «Oggi ci siamo visti, quindi non conta».

«Sono le 9.30 del mattino ed io sto per partire, quindi conta eccome».

Mentre sospirava, con la coda dell'occhio scorse le figure di Niall e di sua sorella che, a pochi passi di distanza, si stringevano uno all'altra e si baciavano.

Sconfitto, calò la testa.

Odiava che il cielo fosse terso, sereno, sgradevolmente in contrasto con il suo umore blu notte, che però avrebbe raggiunto la più scura tonalità di nero nel momento in cui insieme a Gemma avrebbe piantato un piede sul vagone e quello, insieme alle altre carrozze del treno, avrebbe inaugurato il suo viaggio verso Holmes Chapel.

Odiava l'idea di dover tornare in una casa che, per lui, non era realmente casa.

Odiava il momento dei saluti.

Odiava la consapevolezza di non poter baciare il suo ragazzo, la persona che amava e che non avrebbe visto per sedici, infiniti giorni.

«Hai contato i giorni...» constatò, trascinandosi il palmo aperto sul tessuto in nylon della sua giacca.

«Certo che ho contato i giorni» replicò l'altro, scuotendo lievemente la testa. «Te l'ho già detto che mi mancherai da morire?»

«Anche tu...» sospirò. «Sono triste... stavo cercando un altro termine che descrivesse appieno il mio stato d'animo, ma non esiste. Sono solo triste, immensamente triste».

«Lo so amore... anch'io...»

Spronato dall'istinto, Harry si protese verso di lui e chinò il viso. Poi si fermò.

Aveva bisogno di baciarlo.

Aveva un disperato, impellente, uno straziante bisogno di baciarlo e d'ingozzarsi del suo sapore, dei suoi gemiti, dei suoi respiri. Sentiva, però, lo sguardo della folla trivellargli la pelle.

Si torturava fissando le labbra di Louis e il rosato gonfiore che queste esibivano con spudorata sfacciataggine: i petali di dalia più belli che avesse mai visto.

Voleva baciarli quei petali, voleva morderli, tastarne la morbidezza. Voleva tante cose. E alla fine...

Niall si avvicinò a loro, subito dopo aver slacciato la sciarpa annodata al collo di Gemma. La spiegò, la strattonò e ne impugnò i due lembi per sistemarla sulle teste di Harry e di Louis, affinché imbacuccasse ben bene i loro volti.

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora