19-PT2, Io bacerei queste labbra anche se ci fosse sopra del veleno.

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Sabato 13 febbraio 2021, ore 16.45, in viaggio verso Londra.


Era già passata più di un'ora da quando si erano rivolti la parola per l'ultima volta.

Harry aveva la schiena in parte stesa sulle pareti dell'autobus, e le spalle premevano contro il gelo incastrato tra le due lastre del finestrino. Il tallone di una gamba puntellava le soffici poltroncine foderate di velluto in fondo al veicolo, e quello dell'altro piede toccava il pavimento.

Con una mano reggeva un volume tascabile di Romeo e Giulietta - che in realtà non stava più leggendo, poiché la sua mente si trovava già in altri luoghi - e con l'altra mano accarezzava i vestiti di Louis, tenendo un braccio sistemato intorno alla sua vita.

Il ragazzo si era accoccolato tra le sue cosce. La testa giaceva sul suo petto, gli occhi erano chiusi, le gambe tutte rannicchiate sul sedile. Ma Harry sapeva non stesse dormendo: lo capiva dalla successione dei suoi respiri troppo brevi, troppo frenetici.

Di tanto in tanto si chinava a baciargli i capelli, e rimaneva con le labbra piazzate sulla sua testa per lungo tempo. Seduti lì in fondo, riuscivano quasi sempre a guadagnarsi l'intimità di cui avvertivano il necessario bisogno. Louis aveva un pugno agganciato al maglione che Harry indossava, e lo tirava di continuo verso di sé, come se volesse chiedergli - in silenzio - di non allontanarsi.

Sfregò il viso contro quel maglione, sollevò il capo e si fermò a guardarlo. Aveva gli occhi gonfi, le labbra imbronciate, i lineamenti tutti accartocciati e i segni della stoffa lavorata scavati sugli zigomi appuntiti.

Mentre soffocava uno sbadiglio a labbra chiuse, sfilò dall'orecchio la cuffietta che ancora diffondeva canzoni a un volume bassissimo. Harry rimosse di rimando la propria, e mise in pausa la riproduzione sul telefono.

«Quanto manca?» domandò Louis con un filo di voce arrochito.

«Quindici minuti» rispose dando una scorsa all'orario impresso sullo schermo dell'iPhone, appena in tempo prima che questo si oscurasse.

Louis annuì pianissimo. Calò prima lo sguardo sul suo corpo e poi, quasi intimorito, tornò a guardarlo negli occhi. «Secondo te... sto facendo la cosa giusta?»

«Io lo penso, sì...» rispose cauto, stringendosi nelle spalle. «Ma non è a me che devi porre questa domanda... tu pensi di star facendo la cosa giusta?»

«E' che io non lo so... non lo so più, per questo lo sto chiedendo a te».

«Non sentirti obbligato a farlo, se non vuoi» lo rassicurò, mettendo da parte il libro per accarezzargli il viso. «E' una tua scelta, soltanto tua, ed io mi limiterò a rispettarla».

«Ma siamo qui, ormai...» sospirò l'altro. «Suor Stephanie sa che sto arrivando».

«Lei conosce il motivo per cui l'hai chiamata?»

«Non di preciso, no... ma penso lo immagini». Scrollò le spalle, perdendo lo sguardo nel vuoto. «E poi ti ho forzato a venire fin qui insieme a me...»

«Non mi hai forzato. E siamo a Londra, troveremmo qualcosa da fare in ogni caso» disse, scostandogli la frangetta dalla fronte. «Ora, immagina che sia già domani sera: siamo tornati in struttura e tu hai deciso di non andare oltre in quest'avventura... come ti fa sentire il pensiero?»

«Male» ammise Louis. «Il fatto è che non riesco a immaginare uno scenario che sia diverso da questo... perché non ho mai portato a termine nulla nella mia vita. Tornare indietro a mani vuote sarebbe semplicemente un classico per me».

«Allora dimostra a te stesso di poterlo fare, questa volta» replicò, parlandogli vicino al viso. «Tu puoi farlo, ed io sono qui a tenerti la mano». E non lo stava dicendo solo in senso figurato perché, a quel punto, le due mani si trovavano realmente intrecciate tra loro.

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora