3-PT1, Gesù Cristo!

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Lunedì 2 novembre 2020, ore 8.15, Lewes, St. Mary Jane, camera di Harry.


Si sentiva ridicolo.

Sulla bianca camicia in twill di cotone scivolò fluida la cravatta color magenta appena annodata al collo, la stessa gradazione che rivestiva gli aderenti pantaloni chino incollati alle lunghe gambe, e le Converse che amava indossare ogni giorno.

Sistemò il colletto della giacca blu navy doppiopetto, stirandone con le dita le maniche, che si arrestavano nella chiusura dei due bottoncini d'argento.

Infilò una mano tra i capelli portando indietro un lungo ciuffo indisciplinato, esiliato dalla massa di ricci che, come una distesa sciolta di cioccolato al latte, arrivava ad accarezzargli le spalle.

Le labbra, quel mattino, erano impregnate del consueto rosso ciliegia che, a ogni movimento di mandibola, si arricciavano e distendevano, evidenziando i lunghi e profondi solchi verticali che ne segnavano la carne morbida e tonda, piena.

Stava masticando una gomma alla menta: si sentiva nervoso, e quel movimento regolare lo aiutava a rilassarsi.

I grandi occhi verdi circondati dalle folte ciglia incurvate sottostavano al solco che il cipiglio aveva scavato tra le due sopracciglia.

Non era la divisa, il problema. Era abituato a indossarla, anche quando frequentava la vecchia scuola di Holmes Chapel.

Il problema era lui.

Lui e ciò che avrebbe vissuto quel mattino: le persone che avrebbe dovuto incontrare, le cose che avrebbe dovuto dire.

Fare nuove conoscenze non era una delle sue migliori attitudini: accadeva raramente che qualcuno riuscisse a metterlo a proprio agio fin dal primo istante.

Talmente raro che, sostanzialmente, non si verificava mai.

Si sentiva un pesce fuor d'acqua quando provava a conversare con uno sconosciuto. Sembrava che nessuno condividesse i suoi interessi, il suo modo di fare, il suo stile di pensiero.

Alla fine, quasi sempre, rinunciava anche solo all'idea di provarci.

A Holmes Chapel, in seguito a un'attenta selezione, aveva trovato le sue persone, quelle con le quali condivideva tutto: serate, risate, chiacchiere e pensieri, riflessioni.

Quelle stesse persone dalle quali, per un motivo che ancora non riusciva bene a comprendere, si era allontanato.

Fece un lungo respiro, chiuse gli occhi e si strinse in un abbraccio solitario.

No. Davvero, l'idea di conoscere nuove persone non lo entusiasmava.

Avrebbe dato qualsiasi cosa purché Gemma potesse essere lì con lui, in quel momento.

Poco più di un'ora prima, si era svegliato e aveva fatto colazione con un bicchiere di latte mescolato a un paio di manciate di polvere al cacao, accompagnato da due sandwich gremiti di burro d'arachidi e marmellata di fragole.

I suoi preferiti.

Quelli che sua sorella il giorno prima aveva amorevolmente preparato per lui, sigillato in un tupperware e poi inserito di nascosto nella sua valigia.

Aveva letto il dépliant del St. Mary Jane da cima a fondo.

Le cose funzionavano in modo un po' diverso, in quella scuola.

Ad esempio, il fatto che il sistema non consentisse agli studenti di scegliere in autonomia i corsi da seguire. Esisteva una sola aula per ciascuna classe, e dei corsi prestabiliti: quindici, per la precisione.

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now