63-PT1, Alle cinque del mattino o del pomeriggio?

1.7K 87 167
                                    

Sabato 19 dicembre 2020, ore 11.09, Londra, casa di Niall.


Erano intrappolati proprio al centro delle quattro altissime colonne portanti che incorniciavano il disimpegno antecedente l'abitazione. Niall infilò e ruotò la chiave nella toppa della bianca porta d'ingresso di legno massello.

Appena oltre l'entrata, lanciò con disinteresse il proprio bagaglio lasciandolo sprofondare sul pavimento. Poi spalancò le braccia verso il soffitto e, voltandosi a guardare tutti loro, esclamò con intonazione teatrale: «Fate come se foste a casa mia!» prima di esplodere in una forte risata squillante.

«Davvero divertente» commentò Louis acido, seguendo le orme dell'amico. «Dovresti fare il comico».

Nel momento in cui anche Harry adagiò una suola sul parquet nella maestosa villa di proprietà degli Horan, incastrata tra gli sfarzosi attici che costellavano la prestigiosa Kensington Road, gli mancò il fiato. Schiuse le labbra formando una piccola o, e sollevò il capo per seguire con lo sguardo il pilastro immaginario che, dal pavimento, si elevava fino a reggere l'altissima volta.

Ogni passo mosso dalle sue Converse color magenta, riecheggiava tra le pareti con un tonfo assordante. Mentre si avvicinava al centro dell'ampio openspace, si sentì sempre più piccolo e insignificante al cospetto della grande magnificenza di quelle mura.

Per un indefinito lasso di tempo, si chiuse in un silenzio contemplativo. Riuscì chiaramente a sentire sua sorella, il suo amico e il suo ragazzo scambiarsi battute, impressioni e considerazioni, ma in realtà non prestò attenzione a nessuna di quelle parole.

Le pareti rivestite di mattoncini color sabbia parvero comodamente avvolgerlo, regalandogli un'inaspettata sensazione di familiarità e accoglienza.

I raggi insistenti del sole sfondavano le lastre delle immense finestre che spaccavano le mura tramite ingombranti ritagli rettangolari, donando all'ambiente una lucentezza abbagliante, quasi impossibile da sopportare a occhi aperti.

Il lunghissimo, immenso tavolo di vetro addossato alla parete appariva immacolato, splendente, quasi ornamentale, non adatto ad accogliere l'abbondanza e la cacofonia di un pasto.

Lo spazioso divano grigioperla fronteggiava il basso tavolino rettangolare in pietra fossile nera, arricchito in superficie da minuti, graziosi vasi di terracotta, le cui barriere ospitavano il corpo di alcune piante grasse.

Sulla destra, l'enorme tela raffigurante un Topolino degli anni '50 in stile Pop art introduceva il suggestivo caminetto elettrico, racchiuso in quattro bordi di legno effetto pietra.

La colossale scalinata scolpita in legno massello di noce fendeva in due parti la sala. Da un lato vi era il robusto scaffale della libreria costellata di libri; dall'altro, invece, l'archetto di mattoni grezzi che delimitava l'angolo bar in stile irlandese: gli sgabelli privi di schienale, il bancone di legno scuro, le numerose bottiglie di alcolici sistemate sulle mensole, i grossi bicchieri da cocktail, i nomi di diverse band appese a un chiodo.

«Wow» riuscì solo a dire, quando si rese conto che il suo bagaglio fosse sparito. «Così... tu vivi qui».

«Vivo al Mary Jane adesso» tagliò corto Niall, prima di flettersi sulle ginocchia per accogliere tra le braccia spalancate un esuberante e scalpitante piccolo ometto che, non fosse stato per l'altezza, avrebbe indubbiamente potuto scambiare per lui.

«Zio Niall!» esclamò questo con voce aguzza, esultante, a dir poco tripudiante.

«Amore!» Niall gemette stringendolo forte, con un ginocchio piantato al parquet e il viso affondato nel piccolo spazio tra la spalla e il collo del bambino. «Mi sei mancato tanto, tantissimo».

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora