43-PT2, Chiedimi di salvarti.

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Lunedì 1 marzo 2021, ore 13.35, Lewes, St. Mary Jane, stanza di Harry.


«Harry!»

Udì dei tonfi.

Aprì gli occhi di soprassalto. Stropicciò le palpebre e si mise a sedere sul letto.

«Harry! Fammi entrare!» gridò una voce - che sapeva perfettamente essere quella di Louis - mentre dalla porta emergeva lo strepito di botti forti, molesti, quasi troppo disturbanti.

Si alzò dal letto già col cuore in gola, e percorse la distanza sul pavimento a piedi nudi.

Spalancò l'entrata. Louis entrò, svelto e diretto come un lampo.

«Perché mi stai evitando?» domandò senza attendere. Il suo corpo tremava da capo a piedi: le dita, le braccia, le gambe, le labbra, persino i capelli gli si muovevano addosso come se ci fosse il vento a soffiarvi sopra.

«Non ti sto evitando» rispose con la voce arrochita dal sonno, mentre lasciava scattare la serratura.

«Sì, invece» insistette l'altro. «Sei andato via, non mi hai permesso di accompagnarti, non mi hai nemmeno guardato e non sei venuto a lezione» lo accusò, senza fermarsi a prendere un solo respiro. La voce si levava tramite un flusso talmente instabile da suonare angosciante. «Perché mi stai evitando?»

«Avevo bisogno di riposare. Non ero in me... ok? Avevo solo bisogno di tornare qui, di dormire e... stavo dormendo, infatti... ecco tutto».

«Ma io ti ho chiamato almeno un milione di volte» contestò Louis. Asciugò con un pugno la punta del naso bagnata: era evidente che cercasse di sopprimere le lacrime.

«Te lo ripeto: dormivo!»

Stava mentendo. Era riuscito ad addormentarsi soltanto mezz'ora prima di quel momento, poiché non aveva fatto altro che piangere e pensare a troppe cose tutte insieme.

Le aveva viste le sue chiamate, ma aveva deciso di ignorarle. Sentiva il bisogno di starsene in solitudine a metabolizzare l'accaduto e a riflettere su come fosse più giusto agire, senza alcuna intromissione.

Nemmeno se l'intromissione in questione era di Louis.

«Ok...» sussurrò il ragazzo dopo un lungo silenzio contemplativo. Annuì pianissimo, e si fermò a inspirare un'abbondante quantità di ossigeno.

«Allora...» iniziò a dire a propria volta, anche se in realtà non aveva la minima idea di come continuare la frase. «Sei stato... a lezione?»

«Perché mi tratti come se fossi una persona qualunque?» domandò l'altro, con le braccia avviluppate al corpo.

«Non lo sto facendo» cercò di difendersi.

«Sì merda, lo stai facendo!» gridò Louis, irrigidendo le braccia e puntando due pugni in direzione del pavimento, prima di mettersi a camminare nervosamente in tondo per tutta la stanza.

Harry provò a raggiungere il letto, perché l'intera situazione stava diventando insostenibile. Era debole, non possedeva un briciolo di energia nelle gambe, e avvertiva l'estrema necessità di sedersi.

Fu la voce dell'altro a fermarlo.

«Harry... mi stai lasciando?»

Il cuore balzò dritto in gola. Immediatamente si voltò. «No!» si affrettò a rispondere, tornando sui propri passi per avvicinarsi a lui. «Dio, Louis... no! Ma come ti viene in mente?»

«Allora che cosa sta succedendo? Spiegamelo, perché io proprio non lo capisco...»

«Non sta succedendo niente» replicò, premendosi le dita contro le tempie pulsanti. «Sono solo... molto stanco».

St. Mary Jane PARTE 1-2 [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now