Capitolo 49: "A volte vorrei che scomparissi!"

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Dopo quella notte, io e Daniel, siamo diventati praticamente inseparabili, non riusciamo più a fare a meno l'uno dell'altro. Come due calamite che una volta unite, difficilmente riescono a separarsi, se non per qualche strana forza esterna, nel nostro caso: per il suo lavoro, per i suoi importanti affari da portare a termine come dice lui o quando è costretto ad andare a quei maledetti incontri di boxe. Da quando ha ritrovato Ana ed è riuscito a sbattere in una cella quel mostro, lo vedo molto più rilassato, anche se so che gli manca ancora qualcosa, o meglio qualcuno. Sua madre.

Una sera, tornato da uno dei suoi incontri di elitè, gli avevo provato a chiedere perché continuava ad andarci, sapendo di rischiare anche la vita, avevo cucinato per lui e stavamo assaggiando i miei disastri culinari, sentendo la mia domanda gli era caduta la forchetta sul piatto, come se fosse stato colto all'improvviso e poi, si era rivolto verso me. Stranamente mi aveva risposto.

<<Prima lo facevo per bisogno, mi piaceva l'idea di rischiare la vita, ogni incontro poteva essere l'ultimo della mia vita, mi eccitava, ero malato...poi quando ho conosciuto te, ho capito che dovevo smettere, che non era giusto>> percepivo quanta difficoltà provasse in ogni sua singola parola. <<Ci ho provato davvero...ma quegli uomini, gli stessi che hanno cercato di farti del male, mi tengono in pugno, mi minacciano...ho paura che neanche i soldi potranno bastarmi questa volta. So che è me che vogliono! Ma ti giuro, nessuno ti farà mai del male, amore mio.>>

Mi aveva preso la mano e aveva iniziato a baciarmi con tale foga, da farmi sobbalzare le farfalle nello stomaco che mi erano apparse, quando l'avevo visto entrare nel suo attico. Era vestito con dei jeans scuri, che cingevano perfettamente le sue gambe toniche, come se fossero stati cuciti apposta per lui.
Amore mio.
Era la prima volta che mi chiamava così.

Suonava così maledettamente naturale...che non me ne stavo quasi per accorgere!

Amore, detta da lui è la parola più bella del mondo.

Quella sera era finita, come si concludevano la maggior parte delle nostre serate insieme. Io e lui uniti in tutti i sensi. Uniti in qualsiasi modo possibile.

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Finalmente, oggi sto per raggiungere uno dei miei traguardi più importarmi, sto per laurearmi e tra qualche giorno, partiremo per il Brasile. Sono super emozionata! Sono davanti allo specchio di camera mia e non ho la più pallida idea di cosa mettermi, di cosa dire, sono in totale imbarazzo e agitazione. Oggi ci saranno anche i miei genitori.

<<Sophie, ma com'è possibile che non hai ancora deciso cosa metterti! Pensaci... la laurea è un po' come un matrimonio! Il vestito va scelto mesi e mesi prima! Tra due ore devi essere al campus e non sei ancora vestita!>> mi rimprovera Angy.
Per una volta devo dargli proprio ragione.

<<Lo so, ma sono stati giorni impegnativi! Tra il lavoro e...altro>> cerco di giustificarmi.

Ma che sto dicendo?

<<Ti perdonerò solo, se con "altro"...ti riferisci a Daniel! La vostra storia d'amore sembra uscita da un film o da un romanzo rosa!>> mi dice sognante, poi continua: <<Ma adesso sbrigati! Saranno già tutti lì che ti stanno aspettando!>> mi urla così ad alta voce che lo avranno sentito tutti, perfino i muri e l'ascensore!

<<Ma...hai sempre detto che regola numero uno: il festeggiato deve sempre farsi aspettare!>> gli ricordo io. Sorride.

<<Al diavolo le regole! Da oggi sono cambiate! Leo odia i ritardatari e adesso arrivo sempre almeno cinque minuti in anticipo...quindi sbrigati!>> dice stordendomi un timpano, menomale che ne ho due.

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