Capitolo 43: "Perchè mi hai lasciato sola?"

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SOPHIE

Ascoltare quella parola è stato come ricevere una pugnalata al petto, lancinante e netta. Inizio a credere che quello che mi sta nascondendo è molto più grave di quanto pensassi, ho bisogno di chiedere, ho bisogno di saperlo una volta per tutte.

<<Come vi siete conosciuti tu e Daniel?>> gli chiedo, rompendo il silenzio tra noi.

Non risponde subito, continua a guidare, lo vedo contrarre un attimo la mascella dura e definita: <<Ci siamo conosciuti quasi dieci anni fa, eravamo due adolescenti piuttosto ribelli, lui per i suoi motivi, io per altri, molto diversi, un'unica cosa ci legava...la voglia di vendetta e il maledetto bisogno di sfogarci e fidati, la boxe è davvero il modo migliore per farlo! Ci siamo allenati insieme per qualche anno poi, lui, da un giorno all'altro è sparito, ci siamo persi di vista, ho saputo che si era cacciato volutamente in cattivi giri, scommesse, riciclaggio di soldi, traffico di droga...>> mi racconta il tutto, senza voltarsi verso di me e forse è meglio così.

Tutte le sue ricchezze sono dovute a questo schifo, non è sporco solo lui, tutto quello che ha lo è, tutto quello che lo circonda.

<<...e dopo tanti anni vi siete rivisti ad un incontro di boxe?>>continuo io, girandomi verso di lui che finalmente si è voltato verso di me, posando la sua mano gentile sulla mia spalla, come per calmarmi dal dolore che le sue parole mi provocano, arrivando come fitte dilanianti ed improvvise.

<<Diciamo di sì, eccoci qui...>> mi dice parcheggiando sotto casa mia. <<Sophie se vuoi rimango un altro po', mi fa male vederti così>> mi confida.

<<Ti ringrazio, hai già fatto tanto per me...ho solo bisogno di stare un po' da sola adesso>> taglio corto io. <<Grazie ancora per la camicia>>, la sto per toglierla, ma mi ferma.

Mi sfiora la mano: <<Tranquilla, puoi anche tenerla>>, lo ringrazio, ma timida gli dico: <<Grazie, ma solo per stasera. Te la ridarò in palestra quando ci rivedremo>>.

<<Per me potresti anche tenerla davvero, ma so che non lo faresti. Buonanotte Sophie>> e mi dà un bacio sulla fronte, appena vicino l'attaccatura dei capelli ancora umidi.

Cerco di non guardare il suo petto nudo davanti al mio viso piegato. <<Buonanotte anche a te>> e scendo dalla macchina, non prima di essermi guardata intorno, forse nella speranza di trovare una macchina bianca.

Quando entro a casa, giusto il tempo di chiudere la porta, che crollo in un pianto disperato, qui dove non può vedermi nessuno. Mi addormento, ma improvvisamente vengo svegliata da una sgommata di qualche macchina, una di quelle che solo Daniel sa fare. Apro la tapparella velocemente, guardo dalla finestra, nella speranza forse di vederlo, ma nulla.

Di nuovo buio.

DANIEL

Esco di casa, senza sapere che ore siano, senza avere una meta. Mi metto in macchina con ancora la bottiglia di bourbon in mano, parto a tutta velocità, mi lascio tutto alle spalle. Mi rendo conto solo adesso che sono davanti casa sua, davanti al suo vecchio portone. Esito un attimo, dovrei starle lontano il più possibile, invece sono qui, come se fossi stato attratto da una calamita o dal canto seducente di una sirena, alla quale non si può resistere.

Guardo il citofono dorato come quello che si usava una volta, l'ultima volta che li avevo visti era stato in qualche quartiere benestante nella mia terra.

Che sto facendo? Non dovrei essere qui!

Torno in macchina e parto sgommando talmente forte, da lasciare il segno degli pneumatici sull'asfalto ancora bagnato, il mio meccanico sarà felice.

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