Capitolo 17: "Non mi dire che sei un criminale?!"

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SOPHIE

Quando apro gli occhi, sento la testa che mi gira.  Mi guardo intorno disorientata, non capisco dove sono e questa di sicuro non è la mia stanza. Poi alla mente mi affiorano alcune scene: la vasca con l'acqua fresca, il caldo tra le braccia di Daniel, io e lui e il viso di Aurora. Adesso mi ricordo, stavo malissimo e avevo la febbre. Mi giro e vedo sul comodino un termometro e una medicina con sotto un bigliettino.

Per Sophie
Se stai leggendo è perché ti sei svegliata e io sono uscito. Misurati la febbre e prenditi la medicina con l'acqua. Per qualsiasi cosa c'è Anita.

A dopo
Daniel

Adesso chi è questa Anita? E lui dov'è? Probabilmente sarà andato a lavoro, non ho neanche la più pallida idea di che ore siano. Non vedo l'ora che torni, così potrà accompagnarmi a casa. Mi sento così disorientata e mi fanno male tutti muscoli. Mi alzo scricchiolante e raggiungo la mia borsa per prendere il telefono, dove posso costatare che sono le 21. Quanto diavolo ho dormito! E strano che Daniel non sia ancora tornato!
Mentre sto leggendo alcuni messaggi di Angy dove cerca di tranquillizzarmi visto che a quanto a pare ha saputo della mie condizioni, arriva una signora di circa cinquant'anni molto magra.

<<Sophie ti sei svegliata finalmente! Io sono Anita e lavoro qui, per tenere la casa in ordine di quel ragazzo che non c'è mai>> mi dice con tono gentile e affettuoso.
Si vede che lo conosce da tanto e gli vuole bene.

<<Piacere di conoscerti Anita, se non è un problema vorrei tornare a casa>> le dico ancora disorientata.

<<Mi dispiace, ma Daniel mi ha ordinato esplicitamente di non lasciarti andare via finchè non torna, sa essere così cocciuto a volte, poi ti ho preparato un brodo che fa passare tutti i malanni!>> mi dice convincente.
Non posso rifiutare, è così premurosa, ha un sorriso contagioso ed mi ha perfino preparato da mangiare.

<<Va bene, adesso mi vesto e arrivo, grazie Anita>> e prima di tornare alle sue faccende, mi fa un gran sorriso.

E ora? Dove sono i miei vestiti? Perchè non ci ho pensato prima, avrei dovuto chiederlo a lei.
Mi alzo e mi guardo, solo ora noto che ho una camicia bianca che mi arriva sopra le ginocchia, ma che scherzo è questo? Daniel ha osato spogliarmi e mettermi questa cosa addosso?
Non so cosa pensare, sembra quasi un vestito, però devo dire che con questa posso uscire dalla sua camera. Non avevo ancora notato quanto fosse grande, prima di essermi guardata intorno, le pareti sono di un grigio scuro e gli armadi sono tutti neri, perfino le lenzuola del letto sono scure. L'unico contrasto è il quadro sopra la testata del letto, nera anche quella, che raffigura le labbra rosse di una donna bellissima dal volto quasi astratto. Devo dire che in fatto di quadri se ne intende, non l'avrei mai detto.
Mi misuro la febbre e per la gioia noto che si è abbassata, posso dire di stare quasi bene adesso. Prendo la medicina ed esco dalla camera a piedi nudi e con fatica arrivo nella sala, dove rimango a bocca aperta. Al posto della parete c'è una vetrata immensa che dà sulla città, ma a che piano siamo? Milano ha pochissimi grattacieli, ma sicuramente siamo in uno di questi.
Daniel che diavolo di lavoro fai? Che mistero, inizio a pensare che sia un criminale o qualcosa del genere. Come può permettersi tutto questo?!

<<Eccoti, vieni pure qui in cucina, non ti preoccupare ha appena chiamato Daniel, sta arrivando>> e mi indica un piatto colmo di minestra invitante.

<<Grazie, sei molto gentile e complimenti è buonissima>> le dico e inizio a mangiarla. Ora che mi sento meglio, ho davvero molta fame e non ho idea di quando è stata l'ultima volta che ho ingerito qualcosa.

<<Scusa Anita, vorrei farti una domanda: di che cosa si occupa Daniel?>> le chiedo incuriosita.

Neanche il tempo di rispondermi che ecco, che entra come un fulmine, non l'avevo neanche sentito aprire il portone di casa. Tempismo perfetto!
<<Grazie Anita, per esserti occupata di lei, adesso puoi tornare a casa>> e l'abbraccia. Anche lui le vuole bene, si vede da come la guarda.

Una volta rimasti soli, si avvicina a me e noto che non è vestito da lavoro, anzi tutto il contrario e mi accorgo che ha ancora una volta il labbro spaccato, ma per fortuna nessun'altra botta in faccia. Sarà tornato da qualche allenamento di boxe, credo. Sempre se sia vera questa storia, visto che inizio a dubitare davvero di quello che faccia.

<<Finalmente ti sei svegliata, piccola. Come ti senti adesso? Hai preso la medicina? Scusa per le domande ma ero davvero preoccupato>> mi dice e delicatamente come se avesse paura di farmi male, controlla se ho ancora la febbre. Quando la sua mano tocca la mia fronte, sento un brivido, ma non di freddo. Un brivido caldo.

<<Sto molto meglio e ora posso tornare a casa. Domani dovrò studiare tantissimo perchè questa settimana ho dei parziali. Comunque grazie per il mare e... per esserti preso cura di me>> dico tutto d'un fiato.

<<Non avrei dovuto farti fare il bagno al mare! Comunque puoi studiare anche qui, ti porto i libri e tutto quello che ti occorre>> si sente in colpa, ma non deve.

<<Daniel preferisco tornare a casa, ti prego. Guarda come sono vestita!>> esclamo, indicando la camicia bianca che indosso. Ho dovuto perfino arrotolare le maniche troppo lunghe.

<<Ti vedo e stai benissimo, ti dona il bianco. Non insisto, ma per stanotte dormi qui, non voglio scuse>> e mi accarezza il viso.

<<Daniel ti prego...>>, ma mi interrompe subito.

<<Non se ne parla, qui puoi stare tranquilla e possiamo anche vederci un film e per stanotte andrò a dormire sul divano>> mi dice cercando di farmi cambiare idea. Effettivamente l'idea di uscire fuori non mi alletta per niente.

<<Va bene, ma prima fammi vedere il labbro. Dove posso trovare qualcosa per disinfettarlo?>> avvicino la mano verso di lui, ma si sposta subito.

<<Non è niente. Sono abituato, te l'ho già detto può capitare durante l'allenamento>> però non so perché, ma non mi convince, è strano.

<<Secondo me sei un criminale e fai cose losche, esiste tipo la mafia brasiliana?>> gli domando, ma lui scoppia a ridere.
Mi sa che ho detto davvero una cavolata, ma più mi guardo intorno, più mi faccio domande.

<<Sophie ti ha fatto proprio male la febbre, stai ancora delirando?>> mi chiede e non sembra una battuta.

<<Perché delirando? Cos'ho detto?>>, so di avere il vizio di parlare nel sonno, ma delirare non mi era mai successo, spero solo di non aver detto qualcosa di cui potrei pentirmi.

<<Forse è meglio lasciar stare!>> mi dice tutto serio. Tra poco cambierà di sicuro discorso, ma io questa volta non ho intenzione di dargli ascolto.

<<Daniel cos'ho detto? Dimmelo!!!>> pronuncio queste parole, alzando il tono della mia voce.
Devo saperlo.

<<Sophie non lo so esattamente, stavi molto male e avevi la febbre altissima, ma hai nominato una certa Aurora>> non credo alle mie orecchie, al solo pronunciare del suo nome sento una fitta al petto, mi sento spaesata. Sento arrivare di nuovo la sofferenza, come una tempesta improvvisa, come una pugnalata alle spalle.
Lui sa di lei. Mi guarda, mi prende in braccio e mi porta verso il divano.

<<Non mi devi dire assolutamente niente, io ti ho solo detto quello che ho sentito. Non devi spiegarmi nulla. Ti capisco. Se un giorno vorrai parlarmene ti ascolterò>> sono stupita dalle sue parole, mi ha capito, come se in qualche modo sapesse.
Grazie Daniel.
Questo ragazzo è una sorpresa continua, credo che non smetterà mai di stupirmi.

Lo abbraccio e di nuovo le nostre bocche si incontrano, lui mi vuole e io voglio lui, ci baciamo e sento le mie labbra bruciare sulle sue. Lui mi prende con forza e all'improvviso è sopra di me sul divano, non mi lascia respirare neanche per un attimo. Le sue mani veloci mi slacciano alcuni bottoni della camicia e inizia a toccarmi i capezzoli per poi scendere sempre più giù.
Non ho mai desiderato così tanto una persona come in questo momento.

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