Capitolo 42: "O è sole o è tempesta"

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Durante il tragitto verso casa, non so ancora quale, nessuno di noi emette alcun suono e visto che non ho avuto modo di salutare gli altri, scrivo un messaggio ad Angy che già mi sta riempendo di domande e di supposizioni varie, su come sono sparita dal nulla, lo faccio anche per smorzare quest'aria che sta diventando sempre più asfissiante.
Daniel mi guarda un attimo, notando il display del cellulare illuminarsi.

<<Spero non sia lui!>> mi chiede dal nulla, riempendo l'aria dalla sua voce così sensuale, ma fredda allo stesso tempo.

<<Daniel sei serio? Adesso non posso neanche scrivere al mio migliore amico...da quando questi sono affari tuoi?!>> formulo questa domanda con un tono alquanto aspro.

<<Sono anche affari miei con chi cazzo ti frequenti!>> mi dice sbandando un attimo con la macchina.
Inizio ad avere paura.

<<Guarda la strada, ti prego! Ne parliamo dopo>> noto il suo sguardo posarsi su di me.

<<No, non voglio più parlare di questa storia>> taglia corto lui.

<<Non puoi fare sempre così... sono stufa di tutti questi misteri!>> ribatto triste.
Lui sembra così impassibile, non sembra più neanche lui.

<<E allora perché sei ancora qui con me?>> mi chiede come un pugno in pieno stomaco.

<<Perché...te lo devo ancora dire? Non l'hai ancora capito!>> lui sa quasi tutto di me ormai, io so così poco. Faccio una pausa, poi continuo: <<Daniel, io sono come un foglio bianco per te, tu invece sei un cazzo di foglio sporco di inchiostro, dalla quale non si riesce a leggere più nulla! Ha ragione Dennis...>>, adesso è il nervoso che mi sta facendo parlare e so che consapevolmente l'ho ferito, io che dovrei fare l'esatto opposto.

<<Visto che ha ragione il tuo amichetto...torna pure da lui!>> esclama inchiodando sulla strada.
Si ferma nel nulla.
I suoi occhi sembrano quasi neri nello scuro. I suoi occhi caldi sono passati al freddo glaciale.

O è caldo o è freddo. Mai nessuna via di mezzo.

<<Io...>>, non riesco a pronunciare nessuna parola, tutte quelle che potrei usare, non sarebbero giuste e peggiorerebbero ancor di più questa situazione pungente come spilli.

<<Io cosa...finisci di parlare! Cos'è adesso ti hanno tagliato la lingua tagliente che ti ritrovi>> mi dice quasi con disprezzo.
Non resisto un attimo in più in questa macchina, sto come soffocando. Non mi sembra più lui. Sembra di avere un estraneo davanti a me. Guardo fuori, sta iniziando a piovere e questo non ci voleva.

<<Ciao Daniel>> gli dico, aprendo la portiera e fiondandomi fuori, facendomi coraggio. Non si torna più indietro.

O dentro o fuori.

Come previsto scende dalla macchina, sbattendo la portiera, facendola sussultare con un rumore forte come un tuono a ciel sereno e tirando un pugno con ancora più forza sul parabrezza.

<<Sai solo scappare...quando imparerai ad affrontare i problemi sarà troppo tardi!>> le sue parole dure mi graffiano l'anima.

Vedo le nocche della sua mano destra che stanno iniziando a sanguinare, nonostante tutto, mi avvicino a lui vedendo le sue ferite. Vorrei poter fare qualcosa, l'amore che provo per Daniel, supera qualsiasi cosa.

Sono davanti a lui. <<Fammi vedere...>> gli dico con dolcezza, ma lui allontana da me la sua mano bruscamente, non l'avevo mai visto così arrabbiato.

La pioggia continua a scendere, sempre più forte e sembra descrivere quello che sto provando io, in questo momento.

O è tempesta o è sole. Adesso è tempesta, spero solo che domani sia sole.

WARMWhere stories live. Discover now