58.

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Resto fermo per venti secondi davanti alla porta, decido poi di bussare a quella porta che si spalanca poco dopo. Mio padre è davanti a me, lo spingo leggermente ed entro in casa. Mi fissa lo sento nella mia schiena. Mi siedo su una sedia che c'è in salotto, in giornale sul tavolo e alcuni documenti di lavoro.
“che ci fai qui?”
“ho trovato le lettere" confesso. Si avvicina a passo veloce e appoggia la mano sulla mia spalla che allontano subito. Non mi deve assolutamente toccare.
“che hai trovato?”
“hai sentito benissimo”
“non dovevi andare in quella casa!”
“invece si. Ti ricordo che mi ci hai portato tu. Tu mi hai detto che potevo andare quando volevo la dentro, era il nostro posto segreto”
“era hai detto bene. Perché sei stato la?”
“ perché sei realmente tornato? Perché vuoi continuamente rovinare tutto” si siede di fronte a me. Adesso i suoi occhi si riflettono su di me non vedo nulla di speciale.
“io non voglio rovinare niente Simone”
“ah no? Tutti quei messaggi? Quelle minacce? Questo di buttarci fuori non è rovinare le cose?”
“io non volevo fare tutto questo”
“ah giusto! Tu sei il poveretto che ha lasciato la sua famiglia per pararsi il culo a lavoro”
“Simone io...”
“tu cosa papà? Hai mai pensato realmente a come mi sarei potuto sentire? Hai mai pensato a Sara? ”
“hai tutte le ragioni del mondo ad essere arrabbiato con me. Io quando ho scritto quei messaggi volevo solo che tu mi rispondessi. Erano tutte cazzate. Quando sono venuto sotto casa cercavo solo di voler parlare con te e ti provocavo”
“porca vacca! Mi provocavi cercando farmi saltare i nervi. Hai dato della poco di buono alla mia ragazza. Hai fatto di tutto per prenderti questa casa e tu vuoi continuare a dirmi che non vuoi rovinare niente. Ma come puoi ancora guardarmi in faccia”
“Simone io lo so che ho fatto una scelta che non potrebbe essere mai accettata. Ma se non salvavo il lavoro non sarei potuto stare neanche voi. Tua madre aveva bisogno Delle cure specifiche e io quei soldi non me li potevo permettere” prendo il portacenere e dal nervoso lo lancio in terra si frantuma. Lui si spaventa. Mi guarda ancora.
“ancora? Parli ancora di soldi?  Non ti rendi conto papà che a noi non fregava un cazzo! Noi volevamo te vicino, di punto in bianco hai deciso di fare le valigie. Sei andato via. Lontano. In quella casa senza farti più vedere e ne sentire. Se non amavi più la mamma avremmo potuto capire piano piano ma così...”
“aveva ragione Emma”
Cosa c'entra lei adesso? Perché la nomina sempre? Possibile che sia stato fulminato anche lui!
“adesso perché la metti in mezzo”
“perché lei stessa che venuta qua a parlare con me. È aveva ragione avrei dovuto parlarti, non avresti capito le ragioni e infatti continui a sbattere la testa sempre sullo stesso punto, ma avresti comunque apprezzato che te ne parlassi. Mi dispiace avervi così ferito forse hai ragione le mie intenzioni sono stati gravi ed esagerate e anche se non volevo le ho fatte. Ho scelto e ho sbagliato. Non voglio che tua madre stia ancora male, Emma mi ha detto che vivete a casa vostra credo che sia arrivato il momento che io torni nella vecchia casetta al mare e voi qua”
“aspetta, frena Emma è venuta qua. Da te? Vi siete parlati? ” annuisce. Non mi aveva detto niente. Non ci voglio credere che mi ha nascosto qualcosa di importante.
“Simone quella ragazza ti ama davvero. È venuta qua solo per capire perché mi fossi comportato in quel modo. Le ho spiegato che quando tua madre ed io litigavamo tu eri sempre con noi e io non volevo che continuassi a vedere e soffrire. Così ho deciso di andare via. Lei mi ha affrontato a muso duro dicendomi che suo padre non lo avrebbe mai fatto e che non mi capiva ma avrei dovuto parlare seriamente con te perché tu ne avevi bisogno. ”
“io non ho bisogno di te” affermò.
“lo so che non hai bisogno di me. Lo vedo. Non puoi aver bisogno di uno che non sa dimostrare di voler bene. Tua madre nonostante tutto ha confermato esattamente quello che pensavo vi ha cresciuto bene. Intendevo dire che avevi bisogno di spiegazioni, chiarimenti e di un discorso a uomo a uomo. ”
“io volevo solo capire ma è impossibile. Ho letto quelle lettere e sono quasi impazzito. Come puoi guardarmi negli occhi ancora oggi sapendo che sono stato male. Sto male”
“sei mio figlio e per quanto tu non voglia accettarlo e sei arrabbiato e mi odi io so che ho sbagliato, ti guardo in faccia perché l'unico modo per farti capire che sono consapevole di determinate cose e vorrei solo che andassimo avanti.
“ è impossibile andare avanti. Io non posso permettermelo!” annuisce senza dire niente. “anche questo ti aveva detto Emma vero! Ti ha detto che non ti avrei accettato che sarebbe stato tutto inutile convincermi di qualcosa”
“non lo ha detto ma era sottinteso. L'avevo sottovalutata e sinceramente non ho mai visto una ragazza di 19 anni così cazzuta a muso duro mi ha affrontato. ”
“non sapevo nulla!”
“sono sicuro che anche tu non sia stato sincero con lei però..” adesso la difende anche! Ammazza! Si fanno in fretta le cose.
“io vado." Annuisce.
“Simo” mi richiama mentre prendo le chiavi. “per me potete tornare qui. Io tornerò in quella casa anche perché ormai il mio appartamento in cui stavo tutti questi anni è stato affittato ad un altra persona. ” non so nemmeno che dire. Sta facendo un gesto per noi. Ma non riesco ad accettare. Mi dirigo alla porta e vado via.

...

“Emma possiamo parlare?” Simone si presenta nella mia camera mentre sto chiudendo una valigia. Ho deciso di andare qualche giorno a Malta nella mia piccola isola. Ho bisogno di cambiare aria. Mi farà bene. Tanto prima degli esiti sarò di nuovo qua. “che stai facendo?”
“vado via per alcuni giorni. ”
“eh? ”
“hai capito bene!” gli dico mentre mia madre ci lascia soli.
“ aspetta... - mi guarda si siede sul letto - tu prima vai da mio padre e adesso fuggi?" Sbarro gli occhi. Sa che sono andata da Giulio. Appoggio le mani sul muro e poi la schiena. “a che gioco stai giocando?”
Io non sto giocando a nessun gioco. Piuttosto tu cosa ci fai con una che non ti capisce? Non ti ho detto nulla del fatto dell'incontro perché mi avresti dato contro. Sono andata da lui per affrontarlo, quello che avresti dovuto fare tu, l'ho fatto io; mi sono seduta sul divano e l'ho lasciato parlare. Avresti dovuto farlo da tempo o nell'esatto momento che ti minacciava dovevi denunciarlo. Ma hai ragione tu! Io non ci sono mai stata in queste condizioni e non posso sapere ne come stai tu e né come potrebbe essere a sentirsi così male. ”
“tu ti sei intromessa in una cosa che potevo fare benissimo da solo. Di nuovo per l'ennesima volta non mi hai ascoltato. Tu non ascolti mai quello che ti dico. Ci eravamo promessi di dirci tutto e adesso scopro che tu sei andata da mio padre, da quel bastardo che anziché affrontare la situazione è soltanto scappato. Perché il lavoro era importante. Ti rendi conto Emma eh? Ti rendi conto che hai dato corda a un pazzo?”
Non ha capito nulla. Non ha proprio capito niente di me. Gli occhi mi bruciano non voglio piangere non ancora. Sono stata già troppo male e anche questa mattina a scuola. Non adesso voglio sentirmi in quel modo. Non si fida più di me. Si sente tradito.
“TU NON DOVEVI FARLO! NON DOVEVI INTERVENIRE. DOVEVI STARTENE AL TUO POSTO. ” non riesco più a sentire una parola che già il mio cuore è a pezzi. Mi giro di scatto e apro la porta.
“Esci. Vattene. Non voglio più vederti. Vai.... " Non si muove “VATTENE SIMONE ! TE NE DEVI ANDARE DA QUI! IO NON TI VOGLIO PIÙ VEDERE. BASTA STAI CONTINUANDO A FERIRMI E IO SONO STANCA. IO NON TI CAPISCO E NON TI CAPIRÒ MAI. HAI RAGIONE CI ERAVAMO PROMESSI DI DIRCI TUTTO EPPURE TU HAI INIZIATO IO HO CONTINUATO. PERCHÉ AVREI DOVUTO DIRTI DI TUO PADRE SE TU NON MI HAI NEPPURE DETTO CHE CON LORENZO SEI ANDATO IN UNA CASA. LA CASA DI TUA NONNA. HAI TROVATO DELLE COSE E TU... TU VIENI A DIRMI A ME CHE NON TI PARLO. ALZA QUEL CULO E VATTENE DA QUI ALTRIMENTI NON RISPONDO PIÙ DI ME. TRA NOI È FINITA DIMENTICAMI!”urlo più forte che posso. Si alza ed esce dalla camera. Prendo il biglietto tra le mani partenza domani. Voglio andarmene adesso. Non aspetterò a domani. Mia madre mi abbraccia e scoppio a piangere.
“non doveva andare così” dico.
“Emma basta. Ti sentirai male di nuovo. Respira per favore”
“non ne ho più le forze. Cercami un volo ora. Voglio stare lontano da sua mamma ti prego!”
“Emma stai dicendo davvero?” annuisco e mi fa accomodare lentamente sul divanetto. Mi accarezza le braccia cercando di calmarmi.
Questo incubo non finirà più?
La felicità non esiste.

Speciale Come Te ❤️Where stories live. Discover now