3.

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Mi sveglio. Appoggio i piedi sul tappeto e mi guardo intorno, ho un mal di testa assurdo. Mi preparo per andare a scuola. Faccio colazione ed esco di casa. Raggiungo le ragazze al solito muretto. Ho la testa piena di pensieri. Simone alla fine non mi ha più parlato e devo dire che nonostante io lo respingessi, questa cosa che insisteva tanto quasi mi piaceva. Non posso dire che non un bel ragazzo perché non è vero. Il fatto che è troppo galletto. Gli piace giocare con le persone e con i loro sentimenti. Non sa cosa si prova nemmeno a sentirsi presi in giro da chi inizi a fidarti.
"Em che hai ? "
"mal di testa fortissimo stamattina" rispondo alla domanda di Francesca. Manuela mi tocca la fronte.
"Emma tu Scotti. Perché non torni a casa. Glielo diciamo noi a quella di inglese che non stavi bene" scuoto la testa. Non ci penso nemmeno. Sono arrivata qui e adesso si entra per forza. Che penseranno se me ne vado di punto in bianco. Che ho fatto vela? "
"Emma ma se stai male!"
"ormai sto qua. Tanto non mi cambia molto. Stanotte i miei hanno litigato e ho trovato mio padre sul divano. "
"Emma lo sai che alla fine poi fanno pace" alzo le spalle. A casa a volte non ci sono belle situazioni. Ormai da 18 anni che vanno avanti i periodi di litigi che durano tipo due/tre mesi. È a volte a sentirli urlare come pazzi mi fa stare male.
"non si può di certo andare avanti così fra"
"lo so emma"
"ma Carla?"
"eccomi. Questa volta sono io quella in ritardo. " scoppio a ridere. Mi volto e vedo Simone con Lorenzo sedersi sulla panchina accanto all'entrata di scuola, lui fuma mentre l'amico gli parla.
"che succede?" mi chiede Manuela.
" è che quasi mi manca il fatto che mi rompeva le palle" Francesca scoppia a ridere.
"io lo detto che ci saresti cascata"
"seeeeh ciaooo" le dico. La campanella suona ed entriamo in classe.
Iniziano le lezioni ma io non ascolto nulla. Il cervello quasi mi scoppia. Mi sento che la febbre sta salendo. Mi manca quasi l'aria.
"prof posso uscire"
"Emma vuoi una mano?" mi chiede Francesca. Scuoto la testa in segno di negazione ed esco fuori. Mi appoggio al muretto e cerco di prendere aria. Mi tocco la fronte e sono davvero calda.
"Ehi che hai? Che ci fai fuori?" mi volto e trovo Simone che non era ancora entrato. Lo guardo. " Emma stai bene?"
"si sto bene. Non sono problemi tuoi ok" rispondo sgarbata. Mi rendo conto di aver realmente esagerato. Mi guarda storcendo il naso.
"d'accordo. come vuoi, io vado dentro" si volta e appoggia la mano sulla maniglia.
"ok scusa. Ho sbagliato. Non volevo aggredirti in questo modo" mi guarda aspettando che io continui a parlare. Sento la testa farsi pesante e tutto girarmi.
"Emma oh"
"mi gira tutto" mi prende per mano una scossa di brividi invade il mio corpo. Mi fa sedere nella sedia della bidella. A cui chiede un bicchiere d'acqua.
"come va?" mi chiede dolcemente. Sorrido per lo sforzo che sta facendo.
"meglio. Credo di avere qualche linea di febbre."
"non sarebbe meglio andare a casa?"
"no. Adesso mi riprendo non ti preoccupare." rispondo tranquillamente.
"Ecco l'acqua Simone" la prende e me la porge. Bevo un po' e sembra di stare meglio. La testa mi pulsa comunque.
"grazie" dico. Sbarra gli occhi. Lo so sembra strano che io lo stia ringraziando ma se non fosse stato qui, molto probabilmente sarei svenuta.
"non mi guardare cosi" dico.
"cosi come? Mi hai appena detto grazie, dammi la possibilità di assimilare tutto"
"scemo" mi accarezza una guancia e poi entra in classe. Fisso la porta e la bidella mi guarda.
"gli piaci"
"ma no. Mi ha solo aiutato. " confesso cercando di non farle notare che questo momento ha messo confusione il mio cervello.

Entro in classe spiegando a quella di matematica che mi ero fermato ad aiutare Emma che si stava sentendo male. Le amiche si sono allarmate ma ho detto a loro che stava con la bidella adesso. Quindi potevano stare tranquille. Era stato solo un momento. Un momento dolcissimo. Un momento dove l'ho guardata negli occhi e probabilmente non ho capito nulla. Qualcosa dentro di me si muoveva, come il cuore che ha iniziato ad accelerare è un certo formicolio allo stomaco.
"adesso fai anche l'infermiere?" mi chiede Lorenzo.
"lho trovata appoggiata al muro era bianca. Lo avrei fatto con chiunque"
"ah si sì ti credo " mi prende in giro.
Avevo una voglia di tenerla per alcuni secondi tra le mie braccia. Di stare un po' vicino.
Che cazzo mi sta succedendo?
Alla quarta ora arriva quella di latino. Ci dice che dobbiamo fare degli esercizi per l'esame. Io sono nella merda perché in realtà non sono mai stato in grado di capire quella materia.
"Simone vedi di farti aiutare perché io vorrei per una volta metterti un buon voto" dice guardandomi. Annuisco.
"fatti aiutare da Emma. Lei è brava" mi dice Lorenzo guardandomi.
"non mi vorrà manco aiutare dai"
"se tu non provi"
"non ne vale nemmeno la pena mi risponderebbe di starle lontano. Non mi va di ricevere un altro due di picche. Magari chiedo a greta." Lorenzo non mi risponde più e decido di ascoltare la lezione.

...

All'uscita le ragazze mi tengono per non farmi cadere. La stanchezza della febbre si fa sentire. Le gambe quasi non le sento. Ho sonno vorrei dormire.
"Emma" Simone mi chiama. Mi volto solamente con la testa. Le mie amiche si fermano.
"se vuoi ti accompagno io a casa"
"hai battuto la testa?" gli chiedo.
"no è che forse non è il caso di farti tornare a casa con la febbre per di più a piedi."
"abito qua vicino non è lontano"
"ma non ti reggi in piedi Emma. Le tue amiche ti potranno reggere fino a due passi poi non ne sarebbero neanche in grado."
"va bene. Ma non montarti la testa. Accetto solo perché sto male per ribadire"
" d'accordo! " mi risponde. Respiro. Mi prende sotto braccio e mi accompagna alla sua macchina. Tutti ci guardano compresa le ragazzine che gli sbavano dietro. Mi apre lo sportello facendomi poi accomodare. Gli faccio strada verso casa. Parcheggia e spegne la macchina.
"grazie Simo. "
"secondo grazie della giornata credo che mi segnerò questa data" ridacchiò. Mi accarezza una guancia spostando i capelli che mi sono caduti sul viso.
"Simone con me non attacca!" rispondo cercando di tenerlo lontano dalle strane idee che si è fatto.
"non sto facendo nulla" risponde.
"mi stai accarezzando con l'idea che poi ti darò corda e finirò nel tuo letto"
"non mi dispiacerebbe averti sotto di me. Però non è questo quello che ora stavo pensando!" mi dice spiazzandomi un poco.
"a cosa?" chiedo curiosa.
"niente tranquilla. Ci vediamo domani a scuola"
"che succede adesso? Hai detto che non vuoi portarmi a letto, anche se non ci credo molto, e che stavi pensando."
"ma non è niente di importante. Vai a riposare e vedi di stare al caldo. Questa febbre può solo che salire se continui a prendere freddo" sorrido. Mi allungo un po' e gli bacio la guancia. Scendo dall'auto salutandolo con la mano ed entrare in casa.

Speciale Come Te ❤️Where stories live. Discover now