15.

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Dopo il pomeriggio

Siamo buttati sul letto di casa di Emma. Abbiamo studiato così tanto che mi scoppia il cervello. Tra poco devo andare via. Lei tiene gli occhi chiusi con la testa appoggiata sul suo cuscino. Le nostre gambe sono intrecciate. I suoi non ci sono. E suo fratello mi ha detto che era a pranzo da un amico e ci restava tutto il pomeriggio.
“non voglio che vai via” mi dice ancora con gli occhi chiusi.
“devi uscire con le tue amiche” le ricordo. “Altrimenti sarei rimasto”
“le chiamo e dico a loro che sto con te” scuoto la testa. Non voglio obbligarla a fare qualcosa che non vuole. Apre gli occhi.
“no. Lascia stare. È giusto che esci anche con loro. Mica devi per forza stare con me”
“ma io non sto per forza con te simo. Altrimenti non saremo insieme adesso. ”
“io voglio che ti diverti. Non puoi solo fare casa e scuola e poi non voglio aggravarti addosso un peso che non è tuo” alza gli occhi al cielo. Sbuffa.
“simo smettila. Non è un peso per me tua madre. Anzi ho parlato con papà oggi e mi ha detto che chiederà in ospedale per sapere dell'intervento”
“io non voglio essere visto come qualcuno che non sa fare qualcosa Emma" mi alzo di scatto. Lei mi guarda non capendo. Infilo la giacca. Sono le sette di sera sì e già fatto buio. Io devo assolutamente tornare a casa.
“voglio solo aiutarti simo! Non ho detto che non sai fare niente. ”
“io non voglio nessun aiuto. ” rispondo freddo. Sapevo che non dovevo dirglielo. Non voglio fare pena a nessuno. Figuriamoci alla ragazza che mi piace e alla sua famiglia.
“ieri quando te lo detto mi sembravi convinto del fatto che potessi chiedere a mio padre” mi risponde arrabbiata.
“Emma lascia stare. Io sapevo che era una cosa troppo privata per dirti una cosa del genere. Io non voglio farti pena e non voglio farmi vedere agli occhi dei tuoi genitori, soprattutto verso tuo padre un ragazzo diverso. So benissimo quanto costa quell'intervento perché per entrare in lista non ci vorrebbe neanche una vita intera. ” scendo le scale di casa sua e vedo i suoi genitori entrare. Sbarro gli occhi. Non volevo che ci avrebbero visti così per la prima volta.  Suo padre mi guarda e mi passa affianco.
“Simo aspetta. Ciao mamma ciao papà. ”
“Emma ci vediamo domani a scuola. ” le bacio una guancia e vado via. Mi sentivo troppo stretto la dentro. Entro in macchina e appoggio le mani sul volante. Perché le storie non sono mai semplici?
Metto in moto e arrivo poi a casa.
Sbatto la porta e mia madre si avvicina in sedia rotelle.
“che sta succedendo?” mi chiede allarmata.
“niente mamma lascia stare”
“no che non lascio stare! Perché sei così arrabbiato!”
“perché mi sento stupido mamma”
“in che senso?”
“non dovevo dire ad Emma quello che ci succede. Ha chiesto un opinione a suo padre sul tuo intervento e io non voglio farle pena. Ne a lei né alla sua famiglia.”
“ è una bella cosa che ha fatto simo. Perché la prendi così?”
“mamma nessuno ci ha mai aiutati a noi. Io non voglio l'aiuto di nessuno. Me so cavare da solo”
“sei scemo allora. Certo che pensavo certo neuroni si fossero sistemati ma invece...” alzo lo sguardo.
“Sara!” la rimprovera mia madre.
“no mamma. Lui è sempre così crudo con le persone. Mette un muro con tutti poi proprio quando arriva quella ragazza che lo capisce . Lui prontamente la allontana” mi rimprovera mettendosi le mani sui fianchi. Scuoto la testa. Non è assolutamente vero, io non voglio tenerla lontano da me ma non voglio nemmeno che mi veda come uno che ha bisogno del suo aiuto.
“io non ho allontanato nessuno. Emma mi piace ma non è la mia fidanzata e io non sono innamorato come tu credi.” gli rispondo. So benissimo cosa provo e non è di certo amore.
“ tu sei sempre il solito cretino che non capisce il gesto di una donna. Esattamente come faccio io spesso con te” ringhia.
“adesso smetterla tutti e due di comportarvi in questa maniera. Emma capirà. Sono sicura che tutto ciò che sta facendo non lo ha fatto per pena ma perché ti vuole bene”
“fagli un disegno mamma perché molto probabilmente non avrà capito manco adesso ” sbuffo e mi siedo sul divano. Io e Sara passiamo le giornate a litigare e buttarci frecciatine ma ci vogliamo un sacco bene.
“e comunque potrai mentire a lei ma non a me. Tu hai solo l'intenzione di non ascoltare il tuo cuore” esce di casa sbattendo la porta come ogni volta che litighiamo.
“Simo” mamma mi chiama e respiro.
“mamma io lo avevo già detto non sono giusto per nessuna ragazza. Figuriamoci per una come Emma. " Mi alzo e vado in camera mia mi attacco le cuffie alle orecchie e inizio ad ascoltare la musica.

...

Non riesco a smettere di pensare alla nostra discussione. Mio padre mi ha chiesto perché avessimo litigato. Gli spiegato la situazione e lui ha capito subito. Lo ha quasi difeso nonostante io fossi arrabbiata. Odio quando si comporta in questa maniera.
“tu devi essere emma” mi volto e davanti a me c'è un ragazzo Moro con il ciuffo. Annuisco.
“tu sei?” chiedo non capendo.
“piacere Luca. ”
“sei l'amico di Lorenzo e biondino vero?” sorride ricambio anche io. 
“si. Ti offro qualcosa fa bere?” scuoto la testa. Ho già bevuto due bicchieri e sono poco lucida.
“perche sei qui da sola? ” mi chiede. Scuoto la testa.
“ in realtà sono con le mie amiche.  Francesca però si è messa a ballare con Lorenzo e le altre due sono andate un attimo fuori. Io non ho voglia.”
“sei sicura che non c'è dell'altro?”
“sicura Luca grazie” dico. Non parlerò con uno che al momento per me è un estraneo. Scendo dallo sgabello. “ é stato un piacere conoscerti. Io... Non riesco a stare ancora qua..” dico quasi balbettando cerco le ragazze con lo sguardo ma non le trovo.
“Simone eh!” annuisco. Voglio parlare con lui. Non ci riesco a pensare che fino a domani restiamo litigati per cosa poi? Mi dirigo verso l'uscita le mie amiche non so dove siano credo che le avviserò una volta sistemata la questione. Sempre se si risolve. Chiamo un taxi. Fa freddo e io sono vestita leggera. Sicuramente mi prenderò la febbre.
Dico al taxista di portarmi a casa di Simone.
Una volta arrivata suono insistentemente. Nonostante l'orario. Ad aprirmi è sua madre.
“Simone è in casa, signora?”
“maria. Emma chiamiami Maria ti prego!” sorrido imbarazzata. “comunque Simone è in camera sua”
“vado un secondo da lui. ” annuisce e vado in camera sua. Busso ma nessuno risponde così apro e lo trovo sul letto. Mi avvicino e gli levo una cuffia.
Si spaventa. Mi guarda poi.
“sei pazza? Come sei entrata ? Perché sei qui ? ” non dico nulla. Mi tolgo le scarpe e mi metto a gambe incrociate

Speciale Come Te ❤️Where stories live. Discover now