Capitolo 77

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Arrivo a casa e con la scusa di dovermi fare la doccia mi chiudo in bagno, faccio due giri di chiave e rimango dentro. Piango e mi piego, poi entro in doccia per lavarmi, per dimenticarmi di tutta questa giornata ma sembra tutto inutile, il mio subconscio mi riporta a quando stavamo ancora insieme e dei modo orribili con cui mi trattava. Non penso che sia karma, piuttosto sfortuna perenne o forse è questo il mio destino, stare con lui e non con Piero. Io amo quel ragazzo, insomma, mi ha aiutato ad uscirne e mi è rimasto vicino sempre quando è possibile e subito dopo aver compiuto diciotto anni mi ha sposati, ora lui è mio marito e padre dei nostri figli. L'ecografia è andata molto bene, sappiamo che sarà una lei, mi spiace non portatore avanti il suo cognome ma spero ci siano altre occasioni... tutto nella norma insomma!
Piero bussa delicatamente alla porta, io con un telo intorno al corpo gli apro e lui mi sorride, ecco che mi dimentico tutto, anche il mio nome; come quando ci siamo visti.
"Alessandra ed Ignazio stanno arrivando"
"Ehm si certo, ora arrivo"
Lui entra e mi abbraccia da dietro, appoggia il suo mento alla mia spalla e mi stringe forte. Io crollo, forse per lo stress accumulato o per qualche altro fattore, inizio a piangere ma non voglio che lui mi veda così.
"Che succede? Ei Deni...tutto ok? Vuoi che rimangano a casa gli altri? Ti fa male qualcosa"
"No, no tranquillo, va tutto bene. Ho solo bisogno di piangere un po', per scaricare la tensione"
"Come vuoi, io sono qui", io mi giro ed affondo nel suo petto, lui passa ripetutamente le braccia sulla mia schiena e un po' mi conforta.
Tiro su con il naso e mi passo la faccia con il braccio poi rialzo lo sguardo e lui mi sorride, non chiede nulla ma mi aiuta a finire di prepararmi.
"Domani parto presto la mattina"
"Svegliami ti prego"
"Si, voglio salutarvi per bene anch'io. Faremo solo una piccola cena, penso di ordinare giapponese, ti va bene?"
"Si si tranquillo"
"Poi voglio stare con te", mi avvolge mentre parla ma suona il citofono.
Si presenta alla porta Ignazio con delle buste in mano.
"Ci abbiamo pensato noi al cibo"
"Ottimo, allora puoi metterlo a tavola che mangiamo", rimango la più impedita con le bacchette mentre mio marito sembra un asso in materia, ha provato ad insegnarmi ma alla fine mi sono arresa ed ho finito la cena con la forchetta. È stata una serata piacevole, dopo il caffè se ne sono andati, sono stati di parola e in quei momenti insieme mi sono divertita molto e non ho pensato se non a noi.
L'indomani lui parte, insisto ad accompagnarlo in stazione, la prima tappa sarà Firenze poi pian piano tutte le città principali fino a ritornare a Milano. Lui mi stringe molto forte ed io affondo nel suo petto,so già che mi mancherà un sacco e che le video chiamate non saranno mai come un abbraccio o un bacio, sussurrato, sul collo. Il treno arriva al binario ed è costretto a lasciarmi, un ultima volta gli sussurro "Ti amo" prima di vederlo scomparire da un onda di pendolari. Io torno a casa e poi mi dirigo al lavoro.
Questa settimana sembrava infinita, ero sempre sola in casa ed al lavoro era ancora peggio, le ore non passavano e comunque uscivo sempre dopo il mio orario. Lui continua a trattarmi in quel modo se non peggio ed io non posso rifiutarmi o nemmeno licenziatarmi oppure farà del male a Piero. Me lo ha detto in faccia, il secondo giorno, appena entrata; "Il tuo comportamento sarà responsabile del mio alle persone che ami". Sabato e domenica sono stata con i miei genitori ed abbiamo fatto un sacco di cose, loro rimangono in parte scontrosi sulla questione matrimonio e figlia ma appena anno visto l'ecografia entrambi si sono addolcito, non la smetteranno mai di dirmi cosa è giusto e cosa no ma infondo gli voglio comunque un bene dell'anima. Ogni sera sento Piero, mi parla degli eventi e quando lo fa ha gli occhi lucidi, è felice ed è quello che gli piace fare, ci manchiamo a vicenda ma sono sicura che a me manca di più. Il suo mini-tour per le città è finito, oggi finalmente è a Milano ed io, dopo lavoro, decido di andarci. Alex si spazientisce molto di più, io sono distratta e lo noterebbe anche un cieco ma sono davvero euforica.
"Sembri davvero così impaziente" si alza dalla sua scrivania e torna con una corda, me la lega alle caviflie e alle gambe della sedia dietro, poi ritorna con una pila enorme di fogli.
"Farai una recensione di tutto questo materiale oggi, non uscirai fino a che non hai finito" lui esce dalla stanza, sono quasi le cinque, ed io che potevo tranquillamente uscirmene ed andare da lui. Sono tutti saggi molto noiosi e di sicuro non di facile lettura, finisco quasi alle otto con tutto il lavoro. Alex nel frattempo è stato tutto il tempo al computer. Gli inviò tutti i documenti ma non dice nulla. Solo dopo poco mi guarda e dice, "500 parole non due pagine. Rifalle tutte!"
Passa più di un'altra ora è gliele rinvio di nuovo, lui sorride e poi i alza, mi slega e mi consegna i vestiti. "Ora puoi andare, a domani"

Solamente noi [In Revisione]Where stories live. Discover now