CAPITOLO 33

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...Qualche giorno dopo...
//parla Denis//
Dovevo ritornare in ospedale per un accertamento completo dell'operazione, ero entrata in una saletta con il medico e mi aveva fatta sedere sul lettino.
"Signorina come sta?"
"Bene"
"In questi giorni si è sentita, come dire, stanca?"
"Si dormivo molto"
"Si stenda e mi faccia vedere"
Mi stendo sul lettino poi lui si avvicina a me, passa lo stetoscopio sul mio torace poi fa una brutta faccia.
"È successo qualcosa in questi giorni?"
Mi chiede pacatamente
io, io che gli rispondo?
"Si, mi sono lasciata con il mio ragazzo"
"Dorme la notte?"
No
"Si"
"Mangia?"
No
"Si"
"Non si direbbe, ha perso qualche chilo..."
"Ma io vivo normalmente"
"Non sono io a giudicare la sua vita ma, dovremo rifare della visita, anche ora"
Tiro un colpo di tosse volontario
"O-ora?!"
"Si perché, qualcosa in contrario?"
In realtà ad ogni mia visita andavo con Piero, lui mi teneva la mano di conforto e mi regalava uno dei suoi stupendi sorrisi e faceva sorridere anche me. Ora è strano è come se mancasse qualcosa a me, la mia vita non c'è più perché, è lui la mia vita.
"No no, anche ora" rispondo a monosillabi.
Quanto vorrei gridarlo al mondo intero che voglio stare con lui, affondare nel sul petto e scompigliargli il suo ciuffo. Guardarlo mentre dorme e dargli il bacio del buongiorno, rassicurarlo prima di salire sul palco o prima che inizi qualsiasi intervista e invece no.
No perché lui voleva rinunciare ad essere Piero Barone per essere il mio Piero. Non potevo permetterlo, non potevo far sì che rinunciasse a tutto questo per me, tra tutti proprio io.
In questi giorni ci siamo sentiti, lui era malinconico ed io gli facevo forza anche se avrei voluto correre a casa sua e travolgerlo di baci.
Ma lo sapevo, aveva già venduto l'appartamento qui a Milano e andava a stare da Ignazio a Bologna.
È bene così, dopotutto lui e Piero Barone, cantante di fama internazionale ed io Denis Clifford, misera ragazza malata di leucemia.
//parla Piero//
Questi sono stati dei giorni vuoti, senza senso, senza meta.
Non riesco più ad essere felice né tantomeno sorridere. Non riesco più a cantare come prima, non riesco più a concentrarmi, non riesco più ad essere io.
Non so che mi prende, se mai passerà questo momento, se mai...
Ma che dico?!
Denis non tornerà mai con me, non più.
Non avrei mai dovuto dire che me ne andavo ed ora non sarei qui solo, a piangere come un bambino anzi, un bambino dopo aver pianto sorride e ci mette una pietra sopra ma, io no.
Sono ferito, ferito dentro, una ferita aperta che non vuole chiudersi, non può chiudersi perché io non posso, non voglio dimenticare, dimenticarla.
Non mangio e non dormo più, non riesco neppure più a piangere eppure sono qui, cercando di farmi forza.
Ho paura, ho paura di perderla, di dimenticarla, che mi dimentichi e che mi sostituisca con qualcuno, ho paura di innamorarmi e soffrire ancora. Paura, sento solo questo ora.
Forse questo, tutto questo non mi fa bene anzi, senza forse ma io, ho bisogno di questo.
Oggi avrei ridato le chiavi al proprietario di questo appartamento, la nostra prima casa insieme, il nostro nido d'amore, dove dopo poco, ho fatto l'amore con la persona che ora amo.
Puntuale come un orologio svizzero ritira le chiavi ed io valigia alla mano mi dirigo all'uscita dove Ignazio mi aspetta in macchina, sarei andato da lui a Bologna, fino a che non finiamo di registrare il che manca giusto l'ultima canzone.
Ma io come al solito, avrei rimandato perché non voglio più cantare, non voglio più essere felice.
Stavo giusto salendo in auto quando le gambe cedono e non vedo più nulla.
•Bianco.•

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