Capitolo 65

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//Parla Ignazio//
Me la faccio di corsa fino alla stazione, ho trovato l'utilità di andare a correre la mattina presto, si va beh Ignazio concentrati. Arrivo al banco informazioni e chiedo un biglietto per Napoli, o la stazione più vicina ma ovviamente dovevano essere tutti finiti quei biglietti. Alzo la cifra, chiedo il posto anche in prima classe o anche nella parte più scomoda, devo avere un biglietto!
"Mi scusi ma..." sto per perdere la speranza ed incamminarmi fuori dalla fila dello sportello quando sento chiamarmi da una piccola voce.
"Signore, signore", mi giro e mi ritrovo davanti una bambina con al massimo 10 anni, ha la finestrella ai denti e le treccine ai capelli
"Sapevo che eri tu!" si esalta lei tirando indietro con il gomito, si gira poi dalla madre che gli consegna un foglio scritto.
"Ignazio, questo è per te" io rimango perplesso
"Non posso accettare, serve a voi questo biglietto"
"Papà non può venire, eravamo in fila per restituire questo posto"
"Grazie, siete la mia salvezza quanto vi devo"
"Non preoccuparti, prendilo come un regalo" risponde la madre e mi limito ad un sorriso
"Davvero grazie ma non posso, sono in debito con voi è..."
"Ti ho detto di star tranquillo, dovrai sopportare questa peste per tutto il viaggio, non voglio i tuoi soldi ne un regalo, non ne abbiamo bisogno. Non so se mi spiego" poche persone mi rinfacciano che ho tanti soldi e le persone che lo fanno in qualche modo mi feriscono sempre, eppure questa madre che si e no avrà la mia età forse ha già capito tutto.
"Si...ehm...certo"
Ci avviciniamo al binario e poi saliamo ai nostri posti. Giorgia, la bambina è davvero un bel tipo, è simpatica e giocherellona, io adoro i bambini e lei è davvero speciale poi ho scoperto che ci segue e che nel prossimo meeting a Roma ci sarà così chiedo un foglio a Rossana, la mamma, anche lei una bellissima ragazza appena sposata ma sembra ci sia qualcosa sotto...
"Rossana, Giorgia, mi farebbe piacere rivedervi, siete di Roma quindi vi aspetto tra qualche settimana per il meeting. Nel frattempo vi lascio il mio numero, per qualsiasi cosa chiamatemi" sto per consegnargli il foglietto ma vedo il suo sguardo d'astio, "non ho detto che ci dovremo frequentare e no, non mi fate pena solo che con persone del genere sarebbe bello continuare dei rapporti... la scelta poi rimane a te"
"Ehm grazie"
Si avvicina la mia fermata ed inizio a salutare prima Rossana poi prendo per mano Giorgia e faccio per allontanarmi.
"Giorgia..."
"Ignazio io non voglio che te ne vai!"
"Devo andare, lo so"
"Uff, mi mancherai, lo sai?"
"Anche tu"
"Davvero?"
"E si piccolina, una come te chi se la scorda?"
"Ahahaha" mi abbraccia fortissimo ed io la stringo a me
"Profumi di buono"
"Anche tu"
"Ora però devi scendere"
Prendo un braccialetto dal mio polso, lo sfilo è glielo metto a lei
"È un po' grande ma spero ti piaccia"
"Non ci credo, grazie è bellissimo"
"Non c'è di che, ora vado" la prendo in braccio, le lascio un piccolo bacio in fronte e poi la vedo ritornare dalla madre tutta felice, di fianco a me le porte si aprono ed io scendo dal treno, mi appresto ad arrivare in strada ma sento chiamarmi una seconda volta.
Mi giro, cercando di essere il più sereno possibile, mi ritrovo a fare qualche foto e scambiare qualche parola poi il più spontaneo possibile chiedo.
"Qualcuno di voi è di Caserta?"
Una ragazzina, la più timida e piccola alza la mano, io mi avvicino a lei e dolcememente le chiedo
"Potresti accompagnarmi?"
Lei mi prende la mano e mi porta dal padre, ci parla qualche secondo e subito dopo siamo in macchina.
Ringrazio il padre per la millesimo volta, scendo dall'auto proprio all'inizio della via della mia principessa, sono abbastanza teso, sono sul punto di citofonare ma sento come di essere bloccato, sono solo in questa via eppure sento la pressione di tutti sulle spalle. Vorrei solo varcare quella porta, incastonare il mio sguardo nel suo è dichiarmi, un po' a modo mio, non mi sono preparato grandi discorsi perché voglio essere il più spontaneo possibile, voglio che lei capisca che io provo qualcosa di forte per lei, davvero un fuoco ardente che non voglio si spenga, non voglio che finisca tutto, voglio conerservare questa fiamma voglio viverla e consumarlo, voglio renderla mia. Mi decido e suono il citofono,
"Chi è?", chiede una voce femminile ma sento benissimo che non è lei,
"Ignazio" rispondo comuque io
"Certo salì, è in camera", che scemo ed io che vado a pensar male, salgo le scale e mi ritrovo tra le braccia della voce misteriosa, sua madre! Mi incammino verso la camera e rimango fermo poi mi decido e busso piano.

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