Capitolo 76

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//parla Denis//
Mi sveglio che sono sola nel letto, mi giro per  controllare l'ora e scopro essere già le 8 è qualche minuto, mi vesto velocemente ed esco di casa per correre al colloquio. Arrivo in studio in orario, per fortuna. Pullman e metro non mi hanno giocato brutti scherzi oggi. Entro nel palazzo di fronte a me, mi avvicino alla receptionist.
"Come posso aiutarla?"
"Sono Denis Clifford, per il colloquio"
"Si, certo mi segua", la ragazza si alza con grazia e mi accompagna fino ai piani superiori dove poi mi congeda dicendo "Verranno a chiamarla il prima possibile", annuisce poi aspetto, sono sola nell'atrio ma non mi dispiace, mando un messaggio a Piero e lo informo che non sono in casa e lui dopo avermi dato un "in bocca al lupo" mi ha avvisato che questa  sera vengono da noi Ignazio ed Alessandra, ha aggiunto che ordiniamo cinese quindi non devo impazzire per cucinare, gliene sono grata anche se avrei voluto passarla con lui, tranquilla questa serata, non ho molta voglia di stare in compagnia, mi basta qualche coccola ma come biasimarlo, si deve prendere cura di me e del suo lavoro, della sua fama e della sua famiglia, certi giorni mi chiedo davvero come faccia. I miei pensieri vengono interrotti quando una voce pronuncia il mio nome, io mi alzo ed appena incrocio i suoi occhi e il suo sorriso maligno mi si raggela il sangue ed i conati di vomito. Mi faccio avanti ed entro in ufficio.
"Chi lo avrebbe detto che ci saremmo rivisti così in fretta, mi serve una segretaria per il mio nuovo lavoro, per me tu sei già assunta e puoi iniziare dopo pranzo"
"Io credo che..."
"Mi hanno dato carta bianca e posso scegliere chi voglio, voglio te ora che sei qui. Inizi all'una. In ufficio"
"Avevo chiesto un part-time"
"È stato già occupato, fidati non te ne pentirai"
"E se io non volessi accettare"
"Se, se, se... ti ho già assunto, basta che firmi qui"
"Non firmo il tuo contratto, non voglio più a che fare con te Alex"
"Sai qual'è il bello di questi uffici? Sono chiusi e non sono presenti di videosorveglianza" si alza e si mette dietro alle mie spalle ed inizia a massaggiarle.
"Solo un contratto lavorativo, non pretendo altro"
Ci penso ed alla fine firmo, posso sempre denunciarlo e andarmene. Mi alzo, lui mi stringe la mano. "A dopo" sussurra ed io annuisco.
Esco dell'edificio e ritorno a respirare, chiamo Piero ma non risponde, non torno a casa perché il tempo che mi rimane é poco così opto per fare un giro nei dintorni. All'una meno dieci sono di nuovo alla hall ma questa volta salgo da sola entro nel suo ufficio ma sono sola. La porta si chiude e lui spunta dietro di me, mi stava aspettando. Fa un giro di chiave ed io inizio ad aigitarmi.
"Mi chiedevo quando ti avrei rivisto poi oggi il tuo nome, come una manna dal cielo. Sai ho amici che mi pagano la cauzione e altri amici che mi fanno avere posti di lavoro agevoli. È bello essere me sai? Non te può detto prima ma qui dentro è necessaria una divisa e quella sarà la tua scrivania. È bello riaverti qui, piccola " mi indica dei vestiti " indossa solo quello che c'è sulla sedia, ti spiace cambiarti qui?"
"Alex sono sposata"
"Alex...Alex...Alex... io sono il tuo padrone oppure Mr Catalin. Impara bambina mia" mi tira una pacca sul culo e poi si mette a ridere. Mi svesto e mi metto la divisa che mi ha imposto.
"Ti ho per caso detto di tenere l'intimo? Tu sarai sempre pronta a compiacermi", indosso la gonna senza slip e sotto la camicia semitrasparente non indosso nulla. Rimango ferma e lui si mette dietro di me.
Mi aggancia una gagball alla bocca, "non voglio sentirti parlare" mi bacia su di essa ma io mi oppongo. "Non farmi arrivare a legarsi, anche se sarebbe fantastico, forse domani ma se continui così mi costringi a farlo", mi inginocchio ai suoi piedi, quel periodo della mia vita non è finito anzi sembra mai finito, io non posso più ribellarmi a lui, devo obbedire affinchè non tocchi me, Piero e mio figlio. Il pomeriggio passa abbastanza velocemente, sono stata ai suoi piedi senza muovermi fino a che non mi sono mossa.
"Ti ho detto di muoverti? Vieni sopra le mie ginocchia puttanella", inizia a sculacciarmi con forza, e non la smette. Non riesco a urlare per l'aggeggio che ho in bocca. Non è cambiato nulla, si ostina a farmi questo anche qui, dopo tutto questo tempo ed io non posso ribellarmi ne parlare o questa volta sono davvero spacciata. Arrivano le cinque ed io inizio a cambiarmi per tornare a casa o meglio a fare la visita.
"Ti ho detto che puoi andartene?"
Ho una visita, la mia ecografia alle 18.00 e non ho tempo per lui ora.
"Questa volta puoi andare ma domani rimarrai di più"
Ringrazio ed annuisco, lui mi slega ed io  corro fuori. Piero è fuori che mi aspetta, ci eravamo accordati che saremmo andati insieme e gli ho mandato l'indirizzzo.
"Com'è andata oggi?" Mi chiede appena mi siedo sul sedile
"Bene tutto bene" rispondo mentre sento il sedere in fiamme per le sculacciate che mi ha lasciato.

Solamente noi [In Revisione]Where stories live. Discover now