CAPITOLO 34

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//parla Denis//
Mi avvio in un altro studio, seguita da mia madre.
La ammetto ho paura, ho paura che l'operazione non sia servita a nulla, ho un bruttissimo presentimento.
Sto male.
//parla Ignazio//
Stavo giusto mettendo la valigia di Piero in macchina che sento un colpo, non secco come se...se...
Piero a terra....Panico...
Gli vado vicino, mi accascio verso di lui, alzandogli di poco e cercando di richiamarlo.
"Piero...
Piero...
Piero..."
Merda!!
Inizio a tirargli piccoli schiaffi sulle guance ma sembra non volersi svegliare.
"Piero cazzo rispondi!!"
Gli urlo in faccia, invano.
Chiamo un'ambulanza e dopo averlo caricato salgo anch'io, siamo o no fratelli?
Dentro il piccolo furgoncino riempiono Piero di fili e la mascherina d'aria copre parte del suo viso mentre i suoi occhiali li ho io in tasca.
Arriviamo dopo non poco all'ospedale, vedo il suo lettino sfrecciare in sala operatoria.
Vorrei capire che succede e perché è successo...
Devo chiamare una persona, deve saperlo.
//parla Denis//
Avevo finito di fare il prelievo che sento squillare il cellulare, una chiamata, Ignazio, perché mi sta chiamando Ignazio? Che sta succedendo? Porto subito il cellulare all'orecchio, voglio sapere.
"Denis" sento la sua voce preoccupata e agitata
"Ignazio, che succede?"
"Piero" una parola, un nome, Piero.
Mi viene spontaneo cadere a terra, non so perché, con ancora il cellulare vicino per sentire.
"Che-che è su-successo?" Ormai le lacrime e i singhiozzi stavano prevalendo su me, era una scena pietosa.
"Prima di tutto calmati; secondo, Piero, beh lui è caduto a terra e non si è svegliato" una lama affilata mi trafigge, perché lui, perché lui, perché!
"Ora-ora dov'è?"
"Siamo al Niguarda, in ospedale"
"Dove? Davvero? Che reparto?"
"Perché? Comunque siamo in pronto soccorso"
Non realizzo che chiudo la telefonata e incomincio a correre, mia madre che mi richiama ma io non la calcolo.
Piero è qui e io ci sarò per lui.
Salto rampe di scale, corro ormai a fatica ma per lui questo ed altro, a fermarmi Ignazio, anzi a fermarmi le sono sue braccia che mi avvolgono.
Ricomincio a piangere, lui mi stringe più a se poi ci stacchiamo, ci guardiamo e poi andiamo a sederci in una delle tante sedie della sala d'aspetto. Non tarda ad arrivare anche Gianluca.
Un medico chiama "Barone", di scatto i nostri sguardi si alzano e ci avviciniamo, a semicerchio verso di lui.
"Siete parenti?" Chiede lui
"Noi siamo fratelli, lei è la ragazza"
Io cosa? Ignà ma che stai a dire? Reggerò il gioco, solo per lui.
"Il signor Barone non si sveglia, abbiamo provato con diversi metodi ma nulla. È costante e non ha sbalzi di nessun tipo, dobbiamo solo aspettare che si svegli"
"Posso vederlo?" Chiedo
"Preferirei di no"
"La prego, solo 1 minuti poi non le chiederò più nulla"
"Mi dispiace ma..."
"Cosa le costa, potrebbe svegliarsi con lei no?" Vai Gian!
Il medico mi guarda con sguardo severo poi mi indica la strada e mi segue.
La scena è delle peggiori, Piero è steso su un letto, gli occhi chiusi fanno quasi paura, anzi, senza quasi, FANNO PAURA, tutto questo fa paura. Sono quasi paralizzata a questa vista ma mi faccio coraggio e vado a stringergli la mano.
"Piero" sospiro, iniziando a piangere, perché? Perché siamo qui! Perché non sono qui io?
"Signorina deve uscire"
Annuisco con il capo, poi mi chino su di lui lasciandogli un leggero bacio sulla fronte, il mio angelo non può essere qui.
Esco con passo lento, come se fosse una marcia funebre, sono a pezzi, distrutta.
Ignazio mi viene incontro,
"Vieni con me" mi dice e tenendomi per mano mi porta in disparte.

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