CAPITOLO 27

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Era primo pomeriggio, le visite in mattinata e l'osservazione di questa notte sono andate alla grande, ora la sto aiutando a preparare il borsone, tra poco si torna a casa. Non per molto è vero, saremmo dovuti passare tra 5 giorni per un accertamento e un esame ma sempre meglio di niente...
"Manca ancora qualcosa, amore?" Mi piaceva chiamarla così, lei era mia.
"Come mi hai chiamato, scusa?" Chiede lei imbarazzata, di solito la chiamo o con il suo nome o "Nana" o "Piccola" e fino a lì ci sta, ma, almeno io, sento qualcosa in lei che nessuno può immaginare.
"Amore, non ti piace?"
"Si, troppo" si avvicina poi furtivamente a me da dietro, io mi giro e ci scambiamo qualche bacio poi, chiuso il borsone e messo in spalla ci dirigiamo all'uscita.
In macchina, lei di fianco a me, con i suoi lisci capelli neri, con degli occhi anche se un po' spenti e stanchi ancora mozzafiato.
Il mio sguardo è sulla strada ma il mio pensiero è fisso su di lei.
//parla Denis//
Siamo in macchina, verso l'appartamento di Piero o meglio, del mio Amore, ormai posso anche chiamarlo così, no?
Lui guida, con sguardo sulla strada ma, sorridente; quel sorrisino furbo al lato e gli occhi grandi e coccolosi (?) Inizio a sorridere anch'io per l'espressione del suo viso poi incuriosita glielo chiedo.
"Perché sorridi?" Ma glielo chiedo con un misto di vergogna, con un filo di voce.
Lui prima mi guarda con lo stesso sorriso, forse più divertito che mai poi riporta attenzione alla strada e decide di aprire bocca.
"Sorrido perché tu ora sei qui con me, perché ora stai sorridendo, sei una ragazza pura, che si accontenta di poco, perché non sei quel genere di ragazza che si monta la testa, che se ne frega del giudizio delle persone, tu ne hai passate peggio di chiunque conosco ma, sei qui, con quel bellissimo sorriso che splende in viso. Sei quella ragazza dolce e sincera, sei il Grande Amore di cui tanto canto. Sei tutto per me. Sei quel genere di ragazza he vorrei trovare al mio fianco, un giorno, a giocare con i nostri figli. Aspettarmi in aeroporto e corrermi in contro saltandomi addosso anche se sono stato via qualche giorno. Sappi solo che sarei disposto a tutto per te, per renderti felice, per essere fiera di me. Questo voglio non sia mai un "addio", un "arrivederci" ma un "quando torni" o un "resta ancora con me" perché io ne ho bisogno, ho bisogno del tuo respiro sul mio. Se non l'hai capito ho bisogno Solo di te"
Alle parole di Piero inizio ad arrossire dall'imbarazzo
"Sei dolce con me" gli dico timidamente
Mi avvicino a lui lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia. Lui gira allo svincolo e si ferma davanti alla palazzina. Finalmente a casa.
Lui porta il borsone e dopo due rampe di scale arriviamo alla porta. Sono curiosa come una bambina quando deve aprire i suoi regali, lui prende le chiavi e me le porge.
Io sorpresa afferro il mazzetto e infilò la chiave nella serratura, un primo "Click" per un giro di chiave e poi un altro "Click" per il secondo giro. La maniglia si allenta, io chiudo gli occhi e faccio un passo avanti, apro gli occhi.
Non posso credere ai miei occhi!
Vedo oggetti a terra tra cui pezzi di vetro e foto, sedie rotte, il tavolo ribaltato. Tende e coperture varie sempre in giro. Caccio un urlo di paura, come se non bastasse sulla parete frontale, bianca con qualche mensola, ormai a terra, una scritta fatta con una bomboletta sul muro
" I giochi sono appena iniziati"

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