Capitolo 66

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Do tre leggeri colpi alla porta, sinceramente io da dentro non li avrei riconosciuti ma lei, lei si:
"Sto studiando" sento dire dalla sua voce dalla sua camera
"Penso che per qualche minuto i libri possano attendere" rispondo io dolcemente
"Papà" non riconosce la mia voce? Questo un po' mi spiazza ma aspetterò se serve "per favore, devo finire" non rispongo, mi siedo con la schiena attaccata al muro di fronte alla sua porta, aspetterò se serve. Non prendo il cellulare ne quantomeno faccio qualcosa, continuo a guardare la maniglia sperando si apra.
"Ragazzo ma che ci fai li seduto per terra, perché non sei dentro" il padre di Alessandra stava passando per il corridoio e giustamente mi ha notato, vedo la sua faccia cambiare espressione parecchie volte ma non voglio causare altri casini così senza lasciarlo parlare mi addosso io la colpa
"Non si preoccupi"
"Alessandra non ti ha fatto entrare? Ora mi sente! Ti sembra questo il modo di accogliere le persone"
"No davvero, è tutto ok! Sta solo finendo di studiare, so che a breve terrà un esame e non voglio che non lo passi per colpa mia"
"Non mi importa, sta ponendo lo studio prima di tutto in questo periodo, a momenti non ci rivolge piu la parola"
"Mi spiace ma va bene..."
"No che non va bene, ora mi sente"
//parla Alessandra//
È da una settimana oramai che sono chiusa in camera, da quando Denis è stata ricoverata in ospedale ed io sono ritornata dai miei, non è vero che studio ne quantomeno che ho un esame a breve sono solo balle, per rifugiarmi in camera mia e piangere, per cosa? Io tengo ad una persona, forse troppo e questa persona mi sta distruggendo non avrei mai dovuto incontrarlo, non avrei mai dovuto cedere ai suoi occhi ed al suo sorriso non avrei dovuto invece sembro oramai schiava di lui. Ora però che ci ripenso mi fa strano lui, il nostro rapporto ora che cos'è essenzialmente, io penso e sono convinta di amarlo ma lui, lui non mi ha mai detto cosa prova per me, cosa gli provoco, mi dice solo che gli piaccio e questo, tutto questo non mi piace, io voglio avere una risposta, una sua risposta!
Sono a letto, con un vecchio libro di economia per sicurezza, nel caso che qualcuno entrasse, sento tre leggerissimi colpi alla porta ma io non voglio vedere nessuno così rispondo con un semplice "Sto studiano" e sembra che l'altra persona non desisti molto così ritorno al silenzio. Mi sono addormentata, un quarto d'ora o neanche quello, vengo svegliata da voci dietro la mia porta, voci che discutono animatamente e sento pronunciare più volte il mio nome così mi alzo ed apro la porta, trovo mio padre in piedi che rimprovera Ignazio seduto sul pavimento con uno sguardo dispiaciuto, ora capisco chi mi ha chiesto di entrare ed io non ho riconosciuto la sua voce.
"Che succede?" chiedo io sorpresa
"Ti sembra questo il modo di trattare un ospite, lo lasci fuori dalla tua camera ad aspettare seduto sul pavimento?"
"Io non sapevo fosse lui..."
"Sarebbe potuto essere chiunque, non mi sembra il caso"
"Non vi preoccupate, ho sbagliato io non dovevo..."
"Ignazio finiscila, io e quello stupido esame, vieni dentro e siediti se dobbiamo parlare
"Ero venuto qui per questo"
"Ottimo, entra pure. Papà io davvero non volevo, ero concentrata nello studio e ho perso la condizione del tempo"
"Va bene, per questa volta ma ricorda, l'università non è tutto"
"Grazie papà"
Mi lascia un bacio tra i capelli poi ritorna verso il salotto, entro in stanza e trovo Ignazio ancora in piedi a fissare il letto
"Che succede?"
"Questo dovresti dirmelo tu, perché hai il cuscino bagnato?"
"Io... ho sudato"
"Sul cuscino, Ale per la misera non sono cosi coglione perché piangevi?"
"Ignazio, io..."
"Tu cosa? Non posso rimanere in ansia anche per questo"
//parla Gianluca//
Sono ancora a Milano ma, non ci rimarrò per molto, mi sono appena alzato e come una settimana oramai al mio fianco c'è Rebecca, la sveglio lasciandogli un bacio a fior di labbra.
"Buingiorno Cucciola"
"Buongiorno, Baritono Tenebroso"
"Ancora con questa storia"
"Nah, tu sei il mio piccolo ed indifeso Gianluchino"
"Ei.. guarda che me la prendo"
"Va bene Amore"
"Cosa? Ripetilo"
"A-amore, non va bene?"
"Si, si certo che mi piace solo che io..."
"Non mi importa sentirtelo dire, io ti amo e forse tu no ma non mi importa perché ora mi stai facendo star bene"
"Grazie a te"
"Che ore sono?"
"Le otto e qualcosa"
"Così presto?"
"A quanto pare"
"E tu? Che ci fai già sveglio?"
"Ti guardavo mentre dormivi"
"Magari russavo pure"
"Giusto un rumorino leggero leggero", mi sento tirare un pugno sulla spalla"
"Mi hai fatto male!"
"Scusa se sei fragile", non rispongo, gli lascio un bacio e la stringo forte a me
"Non te ne andare"
"Non ti lascio"

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