CAPITOLO 19

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Finitala prima iniezione si sentiva molto stanca, quasi deperita così la presi in braccio e la portai verso la sua stanza.
"Mettimi giù"
"Non riesci nemmeno a camminare ed io dovrei metterti giù"
"Ma peso"
"Non pesi nulla, tranquilla. Ora rilassati"
Prima di tornare in stanza però volevo fermarmi, entriamo in un ala dell'ospedale, a lei sconosciuta.
"Dove stiamo andando?"
"Ti fidi di me"
"Sempre"
La metto giù, facendola sedere sulla scrivania di un'infermiera che mi guarda con sguardo torvo
"Dovrei donare in mio sangue, per lei"
"No, Piero, stai fermo"
"Questo mio sangue serve più a te che a me, mi svuoterei per te"
"Allora da questa parte" disse l'infermiera camminando, siccome non volle essere persa in braccio, la sorressi e ci trasferimmo in una stanzetta.
L'infermiera mi fece qualche domanda, mi fece compilare un modulo e poi iniziò.
Denis teneva stretta l'altra mano, mi prelevarono 2 sacche, due sacche di sangue che avrei donato a lei.
"Piero io non so che dire"
"Non devi dirmi nulla, mi basta un tuo sorriso"
"Perché fai tutto questo per me?"
"Perché io ti amo e voglio vederti felice"
"Non sei obbligato a farlo"
"Ma io voglio farlo. Forza ora torniamo in camera"
Siamo tornati in camera, lei si è stesa sul letto e senza neanche accorgersi si è addormentata.
Io ero seduto sulla sedia, l'avevo messa più vicina a lei e la guardavo.
Era stupenda, i suoi capelli lunghi e lisci, gli occhi bellissimi anche se ora chiusi, senta un angelo, un angelo sceso in terra.
La porta si apre ed entra sua madre, anche lei stanca e provata.
"Ragazzo sei ancora qui?"
"Non voglio lasciare sola sua figlia"
"Sei gentile ma devi andare a riposarti"
"Non voglio che  si svegli e non mi trovi"
"Ci sarò io e le dirò che tu sei andato a casa un attimo"
"Non"
"Vai" è l'unica cosa che Denis riesce a dire, molto probabilmente ha sentito e si svegliata
"Io rimango"
"Piero per favore, vai a casa, sistemati e riposati"
"Non riesco a rilassarmi sapendo che sei lontana da me, che potrebbe succederti qualcosa"
"Non succederà nulla"
"E chi lo dice?"
"Piero per favore, fallo per me"
Ero ormai rassegnato, sistemai la sedia e le diedi un bacio
"Chiamami per qualsiasi cosa"
"Certo, non ti lascerò in pensiero"
Chiudo la porta e mi dirigo in hotel a piedi, non è molto distante, alcune ragazze mi chiedono una foto così sforzo qualche sorriso.
//parla Denis//
Ha chiuso quella porta, è come se sono sola eppure non lo sono. Mia mamma continua a parlare ma io non riesco a non pensare a lui, fa di tutto per me, per vedermi felice eppure io non ricambio, non so come ricambiare. È dolcissimo con me, a volte mi dimentico che lui è Piero Barone de Il Volo, per me è solo Piero. Non voglio perderlo, non voglio che stia male, che soffra per colpa mia, che non possa fare qualcosa per colpa mia; mi sento un peso, un peso a me stessa, un peso per gli altri, un peso per lui.
Forse di tutti lui è il più stanco, deve badare a me, fa in modo che non mi manchi nulla, deve tenere alta la sua reputazione, deve farsi carico di mille e più impegni, eppure è qui, è qui che mi aiuta, che mi motiva ad andare avanti, per me c'è e ci sarà sempre.
Ho trovato, forse, l'unica persona che si interessa davvero di me, delle mie preoccupazioni e del mio essere, non voglio perderlo perché lui ormai è diventato come l'aria, indispensabile. Dopo aver chiuso la porta come i dissennatori, la mia voglia di vivere, di sorridere se ne è andata con lui.

Solamente noi [In Revisione]Where stories live. Discover now