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Pearl


Scendo dall'auto con il sacchetto in mano, guardandomi intorno oltraggiata e leggermente intimorita. «Se il tuo obiettivo era assomigliare di più a Marylin Manson ci stai riuscendo. Questo posto è macabro da far schifo», commento, sentendo il verso dei gufi. Ovunque mi giri vedo alberi, erba alta e rami spaventosi. «Il posto è più avanti, non è mica in mezzo al bosco», ribatte con voce annoiata. Ho dovuto lasciare l'auto di fronte all'entrata di questo bosco, dato che il famoso Mountain Park si trova al dì la di tutto questo verde intenso. Compiamo qualche altro metro, fin quando non sposta due radici alte e mi lascia vedere la lunga distesa verde con la perfetta vista di Brooklyn. «È ancora macabro?» Ghigna divertito, aspettandosi un'altra mia risposta. Devo ammettere che mi ha stupita: questa vista dall'alto è fenomenale; le luci della città, il mare in orizzonte e i grattacieli... non potevo chiedere di meglio. Qui a Brooklyn c'è solo un piccolo tratto di mare, eppure, da questa altezza riesco a vederlo chiaramente. «Ti ho lasciata senza parole, Piotrowsky?» Insiste, con sguardo compiaciuto. Sorrido, sedendomi sul prato verde. «Nessuno riesce a zittirmi, meravigliarmi si ma non zittirmi», lo informo. Prendo le patatine fritte dal sacchetto, gustandomele al suo fianco quando si siede e guarda la splendida vista. «Lo sai che la tua ex si è fissata con me?» Esordisco dopo un po'.

Mi fissa con la fronte corrugata, parecchio confuso. Dà un morso al suo panino e poi si pulisce con il fazzoletto. «É convinta che io sia una minaccia per te. Forse spera ancora di avere un'altra possibilità, dovresti dargliela prima che mi faccia incazzare, possibilmente», esordisco. Si lecca il labbro inferiore, dandomi poi una risposta. «Conosco molto bene Sophie, farebbe di tutto per me. Ci conosciamo da tanto tempo e per me è importante, quindi ti conviene tenere le mani apposto», mi ammonisce. Sta seriamente prendendo le sue difese? Una vocina nella mia testa mi ricorda che io avrei fatto lo stesso per un'altra persona... Deglutisco, sogghignando a quella sua risposta.

 «Le terrei lontane le mie mani se soltanto non affilasse lo sguardo ogni volta che mi vede», replico in difesa. Mangio qualche altra patatina, per poi prendere il mio panino nel sacchetto. «Mi ha detto che hai attaccato Gwen senza un senso logico, ci credo che sia incazzata», aggiunge. Finisco di masticare un pezzo del panino mentre lui beve un sorso della sua coca cola. «La sua amica scarafaggio ha detto delle cose improponibili a tua sorella, ma presumo che tu non lo sappia: sei concentrato solo su te stesso Lionel e si vede lontano un miglio quanto tu sia poco altruista», sputo fuori la verità. Scurisce lo sguardo, puntando le sue iridi azzurre nelle mie. Riesco a leggere della rabbia, rancore ma anche del... rimorso. Mi aspetto delle imprecazioni, degli insulti, eppure, non dice nulla e guarda fisso un punto. «Non sai quello che ho passato... non puoi giudicarmi», soffia, facendomi quasi tenerezza per quel suo tono basso. Mi provoca uno strano senso di angoscia questo suo atteggiamento: è completamente diverso dal solito Lionel che conosco io.

Decido di cambiare argomento per il suo bene e per il mio. Finisco di mangiare il mio panino, notando un tremolio sulla sua mano destra. «Io dico la verità ma non giudico, ricordatelo sempre», gli faccio l'occhiolino. Sospira seccato, guardando altrove mentre beve un altro sorso della sua coca. «Presumo che con questo carattere di merda che ti ritrovi devi aver fatto allontanare molte persone». Capisco la sua tattica, davvero. Cerca di ferire me per adocchiare un mio punto debole; dovrei dargliene atto. «In molte non si sono neanche avvicinate a causa del mio carattere, ma comunque si. 

Quando vivevo in Polonia finivo sempre in punizione per i miei comportamenti ribelli, passavo un mese senza punizione e il resto dell'anno chiusa in casa... o almeno era quello che credevano i miei genitori», rido, perdendomi nei ricordi. Sposta lo sguardo nel mio, e noto che sta cercando di trattenere un sorriso. «Non mi stupisco affatto», dice, prendendo poi le patatine dal sacchetto. 

Prendo un sorso della mia coca cola, che ho gentilmente posto accanto al sacchetto, per poi prendere anche le altre due alette di pollo. Dopo aver addentato due pezzi di pollo mi pone una domanda. «Sembri sempre così impassibile, forte... c'è qualcosa che ti fa scattare?». Vuole vincere facile il ragazzo. Mi guarda, aspettandosi una risposta che non arriverà mai. «Per sapere cosa mi fa scattare devi conoscermi», concludo, mangiando l'ultimo pezzo di pollo per poi alzarmi dal prato. Mi pulisco i pantaloni sporchi d'erba per poi chinarmi e rimettere tutto nel sacchetto. Non so perché, ma sento il bisogno di farmi conoscere da lui.. di fargli sapere qualcosa in più su di me. Sarà perché è il fratello di Lotty?

Si lecca il labbro inferiore, scuotendo la testa divertito. «Vuoi che io ti conosca Pearl Piotrowsky?» Mi chiede, avanzando verso di me con sguardo seduttore. Mi arriva ad un soffio dal viso e io inclino il capo per guardarlo in volto. «Forse, ma sappi che anche io voglio conoscerti», lo avviso. Nulla si fa per niente. Mi domando se in questo momento stia facendo tutto questo per Lotty, per scoprire qualcosa in più sul fratello oppure perché... mi interessa davvero. Gli porgo la mano, notando un suo sopracciglio alzato. Si morde il labbro inferiore, e solo ora noto una fossetta sulla guancia sinistra

É adorabile. Rialza lo sguardo, stringendo poi la mia mano in una presa ferrea. Quel tocco mi provoca un leggero sorriso. «La scorsa volta hai detto che non mi devo innamorare di te, be', questa volta ti dico che non ti conviene innamorarti di me», affila lo sguardo. Sogghigno, pensando che sia un vero idiota. «Sei bravo a riciclare le mie parole», constato, beccandomi una smorfia. Stacco la mano, prendendo poi il sacchetto da terra. «Vieni, ti accompagno a casa», dico, lasciando che anche lui prenda il suo sacchetto. Camminiamo sul prato, fin quando non mi dice che ha lasciato l'auto nel parcheggio del Mc. Stando con lui mi sono persino dimenticata dell'orario. Saliamo in macchina e non appena entro, lui già prende il comando della mia radio. Dobbiamo mettere i puntini sulle i già da ora. «No, ascoltami. Io il passaggio te lo do, ma la mia radio non la tocchi», lo avverto, sentendo in sottofondo una canzone di Travis Scott. «Zitta e guida», intima, spostandomi la mano ogni volta che provo a cambiare stazione. «Col cazzo, la prossima volta te la fai a piedi», borbotto, uscendo poi dal parcheggio sotto il suo sguardo tetro. 


Angolo Autrice:

Riusciranno ad andare d'accordo?

Pagina Instagram: Car_mine01

Un bacio!

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now