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Pearl


Questa giornata non poteva essere più stancante di così. Ho litigato con lo scarafaggio, con Lionel e ho evitato Lotty; come se non bastasse ho persino ripensato a Payton. Sbuffo, ponendo nel sacchetto tre croissant e due muffin al cioccolato. «Ecco a lei», consegno il sacchetto al cliente, prendendomi i soldi per poi dargli il resto. «Grazie mille e arrivederci», lo saluto, forzando un sorriso per poi spostarmi dalla cassa. Peter mi osserva stranito ma non dice nulla. «Tutto bene?» Domanda. Annuisco, prendendo il blocchetto dalla tasca. Scendo il gradino, avvicinandomi alla ragazza seduta all'angolo della sala con una bambina piccola sulle gambe. «Salve, cosa vi porto?» Chiedo, sembrando un po' robotica. «Un tè fresco e una ciambella al cioccolato», mi regala un sorriso, la splendida giovane alla mia sinistra. Spero per lei che questa non sia sua figlia: sembra persino più piccola di me, la ragazza. «Arrivano subito», provo a sorridere senza forzature. La bambina dai boccoli color caramello mi fissa con curiosità, puntando i suoi occhi azzurri nei miei blu intenso. Mi saluta con la manina, mettendomi in difficoltà con quel sorriso dolce. Ricambio il gesto per poi abbassare la mano e tornarmene al bancone. Le altre due ore passano in fretta, e quando si fanno le otto finisco il mio turno. «Ottimo lavoro ragazzi», ci dice Blanca, togliendosi il grembiule per appenderlo all'attaccapanni. «Grazie», rispondo, chiudendo l'anta del mio armadietto.

«Domani sarà chiuso il bar, quindi non c'è bisogno che voi veniate qui», ci rassicura. Alzo un sopracciglio, donandole un'occhiata perplessa. Peter le chiede se c'è qualche problema, ma lei nega con convinzione. Blanca si appoggia con la schiena al muro, dicendo che lei e Klein non saranno in città nel pomeriggio, e quindi non possono tenere aperto. Prendo la mia borsa e vado a salutarla. «Riposati un po', mi sembri stanca», si preoccupa per me. Le sorrido, lasciandole un bacio sulla guancia prima di andarmene. È una donna di buon cuore, ce ne sono poche come lei in giro. Quando ritorno a casa sono stanca, ma non appena sono nel soggiorno del mio appartamento, so già che mi spetterà un'altra litigata con Lionel. Mi fissa con occhi ristretti mentre è seduto sul divano, e aspetta che io faccia un altro passo in avanti per ritornare sul discorso di stamattina. «Hai così tanta voglia di litigare con me?» Gli chiedo, stremata dalla pessima giornata che ho avuto. Supero il soggiorno, proseguendo nel bagno per cambiarmi e farmi una doccia. «Ne parliamo dopo che ti sei fatta la doccia», rimanda. 

Ma perché tutte a me devono capitare?. Chiudo la porta del bagno e poi mi spoglio di tutti i vestiti, avvicinandomi al box doccia per girare la manopola. Dopo essermi fatta una doccia tiepida per dieci minuti, ed essermi asciugata, alla fine, esco dal bagno e vado in camera a cambiarmi. Mi domando cos'abbia da dirmi di così importante. Sicuramente vorrà difendere Sophie per l'ennesima volta. Indosso l'intimo nero e poi infilo il pigiama rosso, dandomi un'ultima occhiata allo specchio prima del fatidico scontro. Non appena arrivo in soggiorno spegne la televisione, spostando lo sguardo su di me.

«Stamattina hai detto che Sophie mi sta facendo il lavaggio del cervello, ma ti sbagli. Non sono partito con il piede di guerra quando sono venuto a parlarti; sei stata tu a prendertela con me senza darmi modo di parlare, mi hai soltanto accusato e attaccato», parla, abbastanza calmo. «Mi hai chiesto che cosa avessi fatto a Gwen, e il tuo tono non era cordiale», gli rinfresco la memoria. Se pensa che io sia stupida si sbaglia di grosso: so cosa ha detto, me le ricordo bene le parole che ha usato. Si alza dal divano, passandosi una mano fra i capelli biondicci. Fa per parlare, ma io lo blocco immediatamente. «Non so perché tu abbia tutta questa voglia di difendere Sophie e la sua amica. Ti minacciano forse?» Domando, beccandomi una sua occhiataccia. «Ti sembro il tipo che si fa minacciare?» Pare offeso. 

È meglio che non gli dica quello che sembra a me, altrimenti finirebbe male. «Concludiamo il discorso», alzo le mani. Compio qualche passo verso la cucina, ma all'improvviso mi sbarra la strada. La sua stazza mi intimidisce per un secondo, ma poi mi riprendo subito e incrocio le braccia al petto per difendermi. Mi guarda con un velo di frustrazione, ma poi scuote la testa e punta i suoi occhi nei miei. «Mi dispiace, non voglio litigare continuamente con te, anche perché è stancante. Sei l'amica di mia sorella, l'unica che lei abbia mai avuto; e dato che ti stai offrendo di aiutarmi, non trovo giusto accusarti con così tanta facilità», ammette, stupendomi un po'. Si vede che dirmi queste parole gli costa, ma almeno ci ha provato a farsi perdonare: dovrei dargliene atto. «Va bene, dimentichiamoci dell'accaduto», annuisco, spostandomi una ciocca dietro l'orecchio. Ci scambiamo una lunga occhiata imperscrutabile, decidendo poi di rimettere distanza tra noi.

Le sue scuse mihanno fatto piacere, anche se erano un po' forzate. Vado in cucina perpreparare la cena, sentendo i suoi occhi sulla mia schiena. «Lotty mi haportato i vestiti mentre non c'eri», mi ridesta dai miei pensieri. «Dovrestifarmi un po' di spazio nel tuo armadio». Non appena finisce di parlare sbianco,avendo mille motivi per dirgli di no: ho troppi vestiti, si spiegazzerebbero epoi è il mio armadio, il mio e basta.Lo trucido con lo sguardo, impedendogli anche solo di parlare. Incrocia lebraccia al petto, trattenendo un sorrisetto da schiaffi. «Scordatelo, tuasorella ha detto che te ne deve comprare uno», affermo irremovibile. Sbuffa,grattandosi il collo con la mano sinistra. «Non posso far spendere soldi a miasorella, non mi sembra corretto». Apro il frigo per prendere quattro uova epreparare due omelette. «Siete ricchi da far schifo, un armadio non le costeràun bel niente», gracchio. 

Continua a dirmi che non ha alcuna intenzione di farspendere soldi a Lotty, e io lo ignoro, troppo impegnata a fare la cena per entrambi.Lionel non sa cucinare, e l'ho visto anche all'azione. Io non sono una cuoca,ma almeno so fare una ricetta seguendo le istruzioni sul telefono; lui, invece,è davvero un disastro. Ha provato a cucinarsi del riso ieri sera, ma l'avevabruciato insieme ai gamberetti. «Mi stai ascoltando?!» Richiama la miaattenzione. Gli dico di si, anche se non è vero. «Non mi stavi sentendo perniente, bugiarda», arriccia le labbra in una smorfia. «Anche tua sorella lodice, in questo siete uguali», sogghigno, beccandomi un pizzicotto sul retrodella coscia. Mi volto e gli sferro uncalcio nel didietro, sentendolo ridere mentre schiva il colpo e va nel salotto.Sorrido, non sentendo più quel pesoopprimente di stamattina


Angolo Autrice:

Presto ci sarà il pov di Lionel e uno sviluppo inatteso!

Pagina Instagram: Car_mine01

Un bacio!


Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now