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Pearl



È più difficile di quel che pensassi. Avere a che fare con Lionel e il suo lavoro è... esasperante. Il mio problema non è relativo alle sue movenze, ai balli o ad altro, ma più alle ragazze che lo toccano con tenacia e senza farsi problemi. Sapevo in cosa mi andavo a cacciare fin dal principio, eppure non mi sono mai fermata di fronte a niente. Quel messaggio che ho visto sul suo cellulare parla chiaro. Sembra che lui e Sally si siano visti e chissà... forse pure toccati. Siamo amici con benefici, lo so, però non mi sento a mio agio così. Sospiro, bagnandomi il viso nel lavandino. Ho pianto, ed era da un po' che non mi capitava... più precisamente da quando Payton mi aveva scaricata. Mi lascio sfuggire una risatina amareggiata, scuotendo la testa con vigore e pentimento. Apro la porta del bagno, non percependo più la presenza di Lionel in appartamento. Gli ho chiesto di andare via per lasciarmi pensare, per darmi un po' di spazio. La verità è che non so cosa fare: questa storia di Sally mi fa ritornare indietro nel tempo, e mi fa sentire di nuovo inadeguata. Mi siedo sul divano con svogliatezza, ritornando indietro nel tempo di un anno.

L'anno prima

«Smettila, basta Iwona!» La sgrido, tirandole i capelli. Urla, scalciando come un'ossessa. Siamo sedute sul divano, ed è da tre ore che continua a darmi pizzicotti e calci sulla schiena. Vorrei guardarmi questo film in pace, se soltanto me lo lasciasse fare. «Ehi, la smettete o no?» Ci interrompe nostra madre, presentandosi in salotto con un completo verde scuro e dei tacchi alti neri. Sembra un'hostess, ma se glielo dicessi mi sbatterebbe fuori di casa... «Ha incominciato lei. Non mi lascia vedere questo dannato film, e continua a darmi calci sulla schiena», sbruffo, legandomi i capelli in una coda alta. «E lei non cambia canale! Non voglio vedere Buffy, è vecchio», si lamenta. «Non ho tempo per queste sciocchezze, quindi smettetela e basta. Avete delle televisioni funzionanti in camera vostra, e invece state qui, a litigare per questa stupidaggine», ci ammonisce nostra madre. Iwona sembra contraria a quel rimprovero, e infatti, continua a fissarmi male per tutto il resto del tempo. «Guardati la tv, bambina», l'apostrofo, lanciandole il telecomando in volto. Gracchia infastidita per via della sua goffaggine che, purtroppo, non le permette di prendere il telecomando. Seguo mia madre in cucina, osservandola in tutta la sua compostezza ed eleganza. «Dove stai andando vestita così?» Le chiedo, fermandomi davanti al bancone. Si volta, corrugando la fronte alla mia domanda. «Tuo padre arriverà stasera, e voglio essere in tiro.» A volte dimentico che è troppo credulona. «Non verrà, lo sai pure tu», affermo con tono gelido. Quell'uomo fa promesse che non può mai mantenere. «Non dire così», mi rimprovera, ma non ha un tono convincente. Le regalo un sorrisetto finto, uscendo dalla cucina senza risponderle.

Salgo le scale, proseguendo per il corridoio a destra. Apro la prima porta, entrando in camera con zero voglia di vivere. Noto che il mio cellulare lampeggia sulla scrivania, quindi aumento il passo e vado a prenderlo. C'è un messaggio di Payton... mi chiede se possiamo vederci stasera. Deglutisco, non sapendo come comportarmi. È da una settimana che non ci vediamo, e un po' mi pesa la sua mancanza. Tuttavia, una parte di me, non sente l'impulso di correre fra le sue braccia. Mi mordo il labbro inferiore, mettendolo alla prova. Gli scrivo di venire a casa mia, e poi aspetto che risponda. Visualizza, ma non commenta. Ho bisogno di un appiglio, di un qualcosa che mi porti a fidarmi di lui ancora una volta. Non mi ha tradita, però è andato da Ellie e mi ha nascosto parecchie cose. "Sarò lì tra venti minuti" scrive. Sorrido, sedendomi sul letto con un po' di speranza in più. Guardo il mio vestiario, e mi dico che sono abbastanza carina per essere in tuta. Non indosserò di certo dei tacchi in casa mia. Strigo più forte la coda alta, per poi alzarmi dal letto e mettere in ordine la camera che, al momento, contiene: sacchetti di caramelle sulla scrivania, bicchieri di coca cola sul comodino e altri tre pacchetti di patatine sotto il letto. 

Non sono il massimo dell'ordine... Sbatto il cuscino, ponendolo poi sul materasso. Resto in attesa, aspettando una sua chiamata che, fortunatamente, arriva in fretta. Rispondo, dicendogli che sto scendendo ad aprirgli. Dopo pochi minuti, sono di fronte al portone, che giro la maniglia per farlo entrare in casa. Alzo il capo, ammirandolo in tutta la sua bellezza. Ha i capelli tirati indietro con il gel e veste totalmente di nero. «Salve, come va?» Fingo un tono professionale. Curva il labbro all'insù, scuotendo la testa divertito. «Dovrei chiedertelo io, dato che non ci vediamo da un bel po'», predica, attirandomi in un abbraccio.

Sorrido, abbracciandolo di slancio. Mi sono mancate le sue braccia muscolose e calde. «Mi sei mancata», sussurra sul mio collo, lasciandoci un bacio lieve. Lo so: mi ha scritto tanto in questa settimana, tuttavia avevo bisogno del mio tempo per riflettere. Gli ho detto che sarei stata occupata con la mia famiglia e che quindi non avrei potuto rispondere ai suoi messaggi. Ovviamente era una menzogna. Mi stacco dal suo abbraccio, facendolo entrare in casa per poi chiudere il portone alle sue spalle. Sento dei passi in cucina, e quando mi volto, noto mia madre sporgersi per vedere chi sia. «Oh, non sapevo avessimo visite», resta sorpresa, squadrando Payton con shock. «Si, mi scusi per il disturbo signora Piotrowsky. Sono venuto qui solo per sua figlia, ma stia tranquilla, non mi tratterrò molto», le rivela, sembrando sicuro di sé. Lo tengo per la mano, fulminando mia madre con gli occhi. «Andiamo un attimo in camera mia», la informo, conducendolo fino alle scale. Mia madre ci osserva in silenzio, a corto di parole, per poi annuire. «Fate con comodo, ma tenete la porta aperta», alza il tono per farsi sentire da sotto. 

Alzo gli occhi al cielo per la sua innocenza: potrei fare tante cose con la porta aperta. Una volta soli, e seduti sul letto, cerca il contatto fisico con me: mi tiene sulle sue ginocchia e mi accarezza i capelli con lentezza, quasi volesse tenersi impresso questo ricordo. «Devo parlarti...» Inizia. Sospira affranto, passandosi una mano fra i capelli scuri. «So che ti sei visto con Ellie: ho visto il messaggio sul cellulare», lo avverto, sentendo il suo respiro mancare. Si irrigidisce, chiudendo le mani a pugno sulle ginocchia. «Non è successo niente», afferma, e so che non mente. «So anche questo», concludo. Mi alzo dalle sue ginocchia con un sorriso triste. È confuso dalla mia risposta, ma presto gli spiego tutto. «Vi ho visti al bar, ma non sono intervenuta», alzo le mani.

Mi guarda un attimo perplesso, per poi tramutare la sua espressione in una più indurita e arrabbiata. «Mi hai seguito e spiato? Ma che ti dice il cervello?! Credevo che ti fidassi di me!» Esclama. Incrocio le braccia al petto, non prendendo molto in considerazione le sue parole. «Se non mi avessi nascosto nulla non vi avrei seguiti ma, ovviamente, non si può avere tutto dalla vita», raschio una risatina finta. Corruga la fronte, alzandosi dal letto con uno scatto solo. «Te ne avrei parlato! È assurdo che tu ci abbia seguiti, Pearl!» Trilla. Ora mi sto innervosendo seriamente. «Sembra che tu sia più nervoso per il fatto che vi abbia sentiti, piuttosto che per avermi mentito. Ma fa niente! Ormai so già che piega prenderà questa situazione, perciò continua», lo sprono. Assottiglia gli occhi, avanzando verso di me. «Non ho intenzione di tornare con Ellie, quindi smettila di fare la risentita», sbotta. 

Non mi immaginavo un litigio stasera, ma forse questo è soltanto l'antipasto di una serie di buffet catastrofici. «Perché mi hai mentito?». Ignoro le sue parole di prima, perché tanto ci credo poco. Sospira, guardando altrove per un attimo. «Perché tu soffri molto di questa situazione, e io non volevo vederti stare male. Comunque, sai già come mi sono comportato, perciò non dovresti preoccuparti», soffia, calando la voce. Annuisco, sentendo la rabbia svanire. Gli volto le spalle, camminando per la camera mentre lui mi guarda rammaricato. «Sono disposta ad andare avanti, però voglio sincerità e onestà. Quindi, se sei disposto a eliminare il suo contatto e a dimenticarla bene, altrimenti...» Lascio in sospeso la frase. L'idea di lasciarlo mi devasta, tuttavia, non mi piace chi sta con un piede in due scarpe: o me, o lei. «Non voglio chiudere con te». Trasudano sincerità le sue parole, e anche se il suo sguardo è addolcito... sento comunque che manca qualcosa. Vedo lealtà, ma... non vedo altro nei suoi occhi. 


Angolo autrice:

Altro ricordo di Pearl... 

Presto saprete cos'è successo, anche se, secondo me, già lo immaginate.

Pagina instagram: car_mine01

Un bacio!

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now