1

8.2K 160 26
                                    

Pearl


Fischietto per il giardino della mia villa, girando più volte le chiavi di casa nel mio dito.
Naturalmente so già che non appena rientrerò a casa mia dovrò vedermela con l'intero esercito dei Piotrowsky.Mia madre è una donna tanto buona quanto rigida, e quando si va contro le sue regole diventa un vero e proprio sergente con tanto di frustino e pistola; mio padre invece, quell'uomo che alquanto pare non è mai a casa, crede di poter comandarmi a bacchetta e di poter esercitare il proprio potere e titolo di capo famiglia quando vuole. Sogghigno, mettendo piede sul primo gradino di casa. Non faccio in tempo a porre le chiavi nella serratura che la porta si apre, rivelando mia madre. Presumo che questa giornata sarà molto lunga e pesante... «Dove diavolo sei stata?» Mi trucida con lo sguardo, fulminandomi con gli occhi. Sorrido, togliendomi gli occhiali da sole per poi proseguire verso il soggiorno.

«In giro», rispondo atona. Alzo lo sguardo, notando le mie sorelle minori in cima alle scale. Iwona e Corinne si assomigliano moltissimo esteticamente, ma caratterialmente non c'entrano un bel niente. So già che Corinne avrà provato a camuffare la mia fuga, mentre l'altra, la 'traditrice', avrà provato a scacciarmi via da questa casa. «Non puoi continuare a comportarti come se avessi sedici anni Pearl! Ne hai quasi diciannove, te ne rendi conto oppure no?!» Sbotta, seguendomi per tutto il corridoio.

Entro in cucina per prendermi un bel bicchiere di aranciata, ma all'improvviso sento le urla divenire più forti. «Pearl! Smettila di comportarti in questo modo! Non mi dai altra scelta se non quella di spedirti a Brooklyn», urla, facendomi voltare di scatto. «Ti stai facendo condizionare dall'uomo che ti ha messo l'anello al dito? Non me l'aspettavo minimamente», dico, usando un tono per niente sorpreso. Mia madre fa sempre quello che dice mio padre, ed è talmente ripugnante questa sua devozione da farmi quasi vomitare.

«Quell'uomo è tuo padre, Pearl! E non posso credere che tu ti stia comportando di nuovo come se non avessi un freno! Sei adulta, comportati da tale», urla, stringendo i pugni sui suoi fianchi. Osservo la donna davanti a me, rendendomi conto che probabilmente non ho preso neanche da lei né esteticamente e né caratterialmente. I miei capelli nero pece e i miei occhi azzurri mischiati con il blu sono magnetici e a volte fanno quasi paura, invece i suoi sono verdi. «Esci di casa continuamente, torni tardi, non rispetti le regole di questa casa! Come posso lasciarti fare tutto questo? Dai un pessimo esempio anche alle tue sorelle!» Sbatte le mani sul bancone. Cavolo, devo averla fatta uscire fuori di testa ancora una volta. Assottiglio gli occhi, bevendo un sorso di aranciata per poi risponderle. «Se le tue figlie sono talmente angeliche non proverebbero a fare i miei stessi errori», dico, posando il bicchiere dentro il lavandino. «Smettila di rispondere in questo modo!» Urla, quando la sorpasso. Vista da fuori sembra seriamente che non mi importi nulla, e alla fine, è proprio così. Non sono molto empatica, diciamo che me ne frego di tutto e tutti. Pongo me stessa al primo posto e infatti mi rimproverano continuamente.

Salgo le scale sotto le proteste di mia madre, osservando Corinne guardarmi con dispiacere. Mima un 'mi dispiace' e io le regalo un sorriso breve ma dolce. Svolto l'angolo del corridoio, procedendo con i tacchi verso la mia camera da letto. Apro la porta, guardando la mia camera dalle pareti azzurre ei mobili grigi. Non ho un freno, non l'ho mai avuto in realtà. Non sono diventata così, sono nata così. Sono quella che viene sempre criticata ma invidiata, quella che tutti odiano e altri ammirano. «Signorina...» Mi volto verso la porta, guardando la mia governante e la sua veste scura. «Dimmi Teodora, sei qui per criticarmi anche tu?» Faccio una smorfia. Scuote la testa, avvicinandosi al mio letto per poi sedersi al mio fianco. «No, ma forse dovrebbe modificare i suoi atteggiamenti», prova a consolarmi. «Sono questa, prendere o lasciare», faccio spallucce. «Sembra quasi che debba lottare contro tutto e tutti, ma non dovrebbe. Questa è la sua casa, la sua famiglia, dovrebbe accogliere le idee della sua famiglia non andare contro di esse», dichiara.

La fa facile lei, ma non capisce che io non la faccio apposta: è come se ci fossero delle voci dentro di me che mi invitano a compiere stupidaggini. Mi alzo dal letto, avanzando verso la finestra. Mi immergo nel paesaggio della Polonia, osservando gli alberi e i pini alti nel viale. «Ha mai pensato all'idea di viaggiare? Di andare via da qui per crearsi una propria strada?» Mi chiede, spostandosi una ciocca chiara dietro l'orecchio. Teodora è una donna di cinquant'anni con qualche kilo in più, ma di sicuro è una delle poche perone che qua dentro mi sopportano. «Mi stai forse dicendo che sfrutto i soldi di mio padre?» Le chiedo, usando un tono gelido ma che la fa irrigidire subito.

Questa è l'unica qualità che ho appreso da mio padre... la freddezza. «No, assolutamente no», alza le mani velocemente per tutelarsi. Sorrido, spostando gli occhi da lei alla finestra. «Allora menti, perché è cosi», ghigno. Alza gli occhi al cielo, alzandosi dal letto per andare via. «Prenda in considerazione la mia teoria signorina, la prego... potrebbe scoprire una nuova Pearl che ancora non conosce neanche lei», mi lascia con queste parole, chiudendo poi la porta alle mie spalle. «Non esiste un'altra me», soffio, chiudendo la finestra. Qualche ora più tardi, quando siamo tutte a tavola, sento nell'aria un sottile velo di disagio. Bevo un sorso di vino, sentendo gli occhi di mia sorella Iwona addosso. Spera che io mi tolga dai piedi per darle modo di essere al centro dell'attenzione, povera illusa.

Le mie sorelle hanno i capelli scuri e gli occhi chiari proprio come me, l'unica differenza è che quelli di Corinne sono più chiari rispetto a quelli blu notte di Iwona; inoltre, quest'ultima, ha anche i capelli neri con delle punte azzurro scuro. «Quando te ne vai?» Mi domanda Iwona, mentre Corinne la trucida con lo sguardo. Addento un pezzo di carne, sentendo mia madre rimproverarla. «Non usare questo tono, Iwona», le dice. «Me ne andrò quando tu imparerai a non imitarmi, anche perché sei proprio ridicola nel farlo», mi scappa una risata finta. «Smettetela entrambe, siamo a tavola santo cielo!» urla mia madre. Questa donna grida continuamente. Mi zittisco per non fare polemica, percependo le occhiatacce di Iwona.

Ha sedici anni, ma ne dimostra cinque. «Ho parlato con tuo padre, e si è ritrovato d'accordo con me», mi dice, posando le posate sul tavolo. «Figuriamoci», mi lascio sfuggire. «Andrai via domani mattina, è tutto deciso», mi spiega, bloccandomi dal fare un commento poco carino.

La fisso con occhi gelidi, sostenendo il suo sguardo deciso. «Mamma, ma...» Prova a difendermi Corinne, nel bel mezzo dei suoi diciassette anni. «Ormai abbiamo preparato tutto, persino il biglietto. Andrai al college di Brooklyn. Naturalmente dovrai compilare il curriculum una volta arrivata, e dovrai specificare anche le materie da seguire. È tempo che tu cresca Pearl, e devi farlo da sola», specifica. La osservo con aria indifferente, sentendo attorno a me soltanto il ticchettio dell'orologio alla parete. Conoscendo il mio temperamento, e anche la mia voglia di creare scompiglio, ovviamente, so già che ora combinerò il macello. «Tu, insieme a tuo marito, hai deciso di spedire me a Brooklyn? Hai paura che rovini la vostra reputazione borghese forse? Siete un branco di incompetenti», sputo fuori, buttando il fazzoletto accanto al piatto sotto lo sguardo sbalordito delle mie sorelle.

Mia madre resta ferma a guardarmi, non provando neanche a fermarmi mentre mi alzo. Inizio a camminare avanti e indietro a piedi scalzi, sogghignando come una vera pazza. «La vostra è una decisione schifosa! Se credete che sia più conveniente mandarmi via, fatelo pure! Vi sfido». Mi sto giocando tutto con questa mia sfuriata, eppure non mi fermo ugualmente: sono pazza e incazzata. «Ma sappiate che una volta fuori da questa casa voi per me non esisterete più!» Alzo il tono. «A eccezione di Teodora e Corinne ovviamente», specifico, indicandole. Iwona alza gli occhi al cielo, ma mia madre si alza dalla sedia. «Spero che questo tuo comportamento ti si ritorca contro Pearl.

È attraverso gli sbagli che le persone crescono», annuisce. Deglutisco, lanciandole un'occhiata di fuoco. «Io non sbaglio, mai», ringhio, finendo il discorso per poi andare in camera mia, pronta per partire via.

Che vadano al diavolo tutti!

Angolo autrice:

Ho scritto un nuovo romanzo intitolato Il Male in Te, per chi fosse interessato. Ho postato già i primi dieci capitoli sul mio profilo.
Se vi va, fateci un salto.
Seguitemi alla Pagina Instagram: Car_mine01 per restare aggiornate!

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now