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Pearl



Sbadiglio, facendo saltare in padella il toast che mi sono preparata. Sono le otto del mattino, e io ho lezione alle nove, ma va bene così. Ieri, dopo che Lotty e Lionel mi hanno accompagnata a casa sono morta dal sonno, sono crollata proprio come una pera cotta sul letto. Non sono abituata a lavorare, e, anche se non faccio nulla di così complicato devo ammettere che è comunque un po' stancante. Non senti la pesantezza quando sei sul posto di lavoro, ma quando torni a casa la si sente abbastanza. Spengo il gas, facendo qualche passo indietro per andare a mangiarmi questo toast con il prosciutto e la sottiletta.

Quando mi siedo e addento un pezzo, ripenso alla mia vita in Polonia, a quando tutto era più semplice. Non avevo bisogno di alzarmi presto, poiché c'era Teodora a prepararmi la colazione, e poi non avevo un bel niente a cui pensare. Ah, che bella vita... Sospiro, bevendo un sorso del succo all'arancia che ho comprato quando ho fatto la spesa. Circa mezz'ora dopo sono di fronte l'ingresso dell'università, pronta per spaccarmi la testa contro il muro. Apro la porta, vedendo un mucchio di gente nei corridoi. Oddio, ma che siamo formiche? «Pearl!» Mi chiama qualcuno. Mi volto, vedendo una Lotty piuttosto sorridente. Ma sta sorridendo a me? «Sei appena arrivata?» Mi chiede, mentre io faccio un passo a sinistra per scansare un ragazzo appena entrato. «Si, come mai c'è così tanta gente?» Le chiedo perplessa, provando a non toccare nessuno con la mia spalla.

Mi faccio strada nel corridoio, e lei si aggrappa al mio gomito, un po' bassa per tutta questa gente: potrebbero schiacciarla in un secondo. La guardo divertita, scuotendo la testa il secondo dopo. «È mattina, e in molti devono andare a lezione», fa spallucce. Svolto l'angolo in sua compagnia, vedendo in lontananza Lionel e la tizia dalle punte fucsia. Qual'era il suo nome? Sally? Sento un sibilo irritato in basso a destra, perciò abbasso il capo e guardo Lotty - che al momento sembra leggermente scocciata. «Come mai quello sguardo, zucchero filato?» La chiamo così, e reputo che quel nome le stia anche bene. Alza un sopracciglio, chiedendomi perché l'ho chiamata così. «Sei tutta dolce e maledettamente adorabile, un po' come mia sorella Corinne», le dico, sposando lo sguardo verso la coppietta in fondo.

Mi sembra abbastanza chiara la scena: lei tocca il suo braccio, sperando di notare una qualche fiamma di desiderio in lui, e lui invece... Aspetta un attimo, sbaglio o non sembra affatto contrariato? Hm, forse il ferro è ancora caldo. «Lei è la ex di mio fratello, si chiama Sophie», sbuffa, avvicinandosi agli armadietti per prendere un libro. Perché io non ho un armadietto? O forse ce l'ho e non lo so? Più probabile. «Non ti va a genio?» Le chiedo, e lei annuisce con vigore. «Mi ha usata per avvicinarsi a lui. Si conoscono dalle superiori, e all'inizio credevo volesse essere mia amica, ma poi mi sono resa conto che il suo vero obiettivo era Lionel», borbotta, posando in malo modo il libro. «Non appena si sono messi insieme mi ha ignorata completamente», dice, richiudendo l'anta. Sposto lo sguardo sul biondino alto e muscoloso, vedendo un bagliore strano nei suoi occhi, quasi come se si sentisse in colpa per qualcosa.

Non pensavo provasse sentimenti, pensavo fosse il classico stronzo di turno. Con me non si comporta in maniera gentile, ma se qualcosa riguarda sua sorella o Sally le cose cambiano. «Andiamo?» Mi chiede, e io la guardo confusa. «Dove?» Ribatto. Sorride, riprendendo il mio gomito per camminare insieme. Mi ha presa per un bastone della vecchiaia? «Al corso di design, lo facciamo insieme sai?» Mi dice, come se fossi una rimbambita. Un po' lo sono, a volte. Le dico che non lo sapevo e poi mi trascina nell'aula affianco agli armadietti. Ci sediamo in prima fila e io mi guardo intorno con aria interessata: ci sono dei fiori ovunque, fogli, pennelli e tanto altro... Iniziano ad entrare alcuni studenti e, poi compare una professoressa alta e con un bel tailleur elegante. Niente male, signora. «Buongiorno a tutti», saluta, camminando sui tacchi a spillo bianchi. Capelli marroncino tendenti sul rosso, occhi verdi e capelli rilegati in uno chignon raffinato. Mi sa che parliamo la stessa lingua io e lei. «Io sono Olivia Morris, e sarò la vostra insegnante di design d'ora in poi.

Vi introdurrò in questo corso, dandovi tutte le basi necessarie per creare dei veri e propri completi; prima però, dovremmo passare alla bozza del vostro abito», ci spiega, andando avanti e indietro. «Ora vi mostrerò alcuni bozzetti che ho preparato io, e voglio che voi, dopo, ne creiate qualcuno con la vostra fantasia. Pensate ad un qualcosa di sobrio ma elegante», ci dice, indicando i fogli posti sul banco. Ci mostra alcuni bozzetti suoi nella lim, per poi incitarci a disegnare qualcosa. Sobrio ma elegante dice... a me viene in mente il bianco, con qualche sfumatura di argento e grigio.

Prendo la matita dalla punta ben affilata, facendo poi una linea rotonda per il viso; costruisco prima la base del corpo, un corpo slanciato e medio. Mi occupo dei capelli, facendo dei ghirigori di un colore biondo. Sto pensando a Lotty in questo momento. Qualche piccola rifinitura al viso, agli occhi e alle labbra, per poi occuparmi del vestito. Base corta con coda lunga ai lati, per poi dare qualche pennellata di colore argento. «Cavolo, è davvero bello Pearl», resta stupita Lotty, guardando il mio a bocca aperta. Sogghigno, ringraziandola per il complimento. Guardo il suo, ammirando il suo abito rosa confetto con una scollatura rosa e una gonna bianca sfumata. «Pure il tuo è bello, e se lo dico io è un complimento fidati», ammicco, finendo qualche altro particolare. «Non hai mai pensato di lavorare nel mondo della moda?» Mi chiede, particolarmente interessata. «Mio padre lavora nel settore della moda insieme a mia madre, e per quanto provassi a mostrargli i miei disegni non ha mai voluto vederne neanche mezzo. Secondo loro non ho la mentalità adatta per lavorare in un settore così grande e importante, in poche parole, mi reputano infantile», faccio una smorfia, riposando la matita sul tavolo. Resta un attimo spaesata dalla mia risposta, e io mi alzo dalla sedia per consegnare il foglio alla professoressa. «Ho finito, ecco a lei», glielo porgo. Abbassa lo sguardo, osservando l'abito con molta cura. «Ottimo lavoro, è proprio sobrio ed elegante», mi fa l'occhiolino, sedendosi per ammirarlo meglio. «Tu sei?» Mi chiede il nome. «Pearl Piotrowsky», mi presento, vedendo i suoi occhi diventare più brilli. «Piotrowsky? Sei la figlia di Anna?» Resta basita.

Presumo che conosca mia madre, si, che siamo abbastanza famosi in Polonia, ma non pensavo che ci conoscessero anche in America. «Si, conosce la mia famiglia?» Le chiedo, alzando un sopracciglio. Le scappa un sorriso, annuendo con vigore. «Hai la benché minima idea di quanto siano famosi gli abiti dei tuoi genitori? Sono conosciuti in Giappone, Inghilterra, Marocco e ovviamente anche qui!» Esclama. Si parla poco in casa di questo, quindi non ne ho idea. «Hai talento Pearl, non si può negare questo», indica il mio disegno. Questa conversazione mi sta mettendo a disagio, e io reagisco male a questo tipo di sensazioni. «Vado un attimo in bagno», dico, uscendo dall'aula con aria stravolta.

Perché sono così incazzata? Semplice, perché mi sto rendendo conto solo adesso di quanto i miei genitori siano bifolchi con me. Non hanno mai parlato in casa del loro lavoro proprio perché c'ero io: non volevano farmi sapere i loro successi per non invogliarmi a seguire la loro strada. Prendo il cellulare, camminando nel corridoio come una pazza. «Non dovresti essere a lezione, adesso?» Risponde, mia madre. «Mi hai mentito, tu e quell'uomo che hai sposato!» Alzo la voce, guardandomi intorno nel corridoio vuoto. Mi dice che non sa di cosa sto parlando, ma lo sa benissimo in realtà! «Mi avete tenuta all'oscuro dal vostro lavoro per anni, e ora so perché! Perché siete famosi e in molti vi ammirano», ringhio frustrata. «Pearl...» Prova a fermarmi, «No, Pearl un cazzo! Ogni volta che vi chiedevo qualcosa in più mi ignoravate pur di non farmi entrare nel vostro mondo, ma sappiate che d'ora in poi me ne fregherò di voi! Sarò una stilista con o senza il vostro consenso e ve la farò pagare!» Urlo, chiudendo la chiamata.



Angolo Autrice:

Pagina Instagram: Car_mine01


Un bacio.

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin