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Pearl

Tolgo le chiavi dal nottolino della Lamborghini, aprendo poi lo sportello con poco sforzo. Un altro giorno di università, un altro giorno di noia mortale. Sbuffo, passandomi una mano sui miei lunghi capelli mossi per poi azionare l'allarme con il telecomandino. «Pearl», mi chiama Lotty. Non appena mi giro la trovo con un sorriso smagliante sulle labbra. Mi fa così tenerezza, mi ricorda un barboncino. È adorabile. «Sei puntuale questa mattina», dice, prendendomi il gomito per camminare al mio fianco. Annuisco, osservando il prato immacolato di gente. «Si, per fortuna ho una sola lezione oggi, quindi finisco prima e posso andare a comprarmi un vestito per il ballo di stasera», chiacchiero tranquilla, fin quando non si blocca e mi ricorda la triste verità. Alza le sopracciglia, guardandosi intorno prima di domandarmi quale vestito comprerò. «Ehm... prenderai uno economico forse?». 

Quella parola... economico. Deglutisco, sentendo un leggero prurito in testa. Chiudo gli occhi, maledicendo mia madre per avermi tolto i soldi. «Fammi indovinare: hai dimenticato che non puoi spendere tanti soldi vero?» Si mette le mani sui fianchi, scuotendo la testa come una madre esasperata. Perché mi legge nel pensiero questa ragazza? «Be', un modo lo troverò per prendermi un vestito, tu non preoccuparti», la tranquillizzo, anche se dentro di me sto avendo una crisi di nervi pesante.

Amo i vestiti, le marche, i tacchi, le borse e tutto il resto! E Detesto il fatto che mia madre mi stia imponendo di non fare la mia porca figura! Mi riprende il braccio, salendo i gradini dell'università insieme a me. So che sta pensando a qualcosa, ma per qualche strano motivo non mi pone alcuna domanda, per fortuna. Arriviamo di fronte agli armadietti e lei prende il suo libro di design. «Oggi ho lezione con te?» Le chiedo, non ricordandomi bene tutti gli orari. «No, hai soltanto letteratura inglese», mi spiega. Perfetto, quindi per le dieci e mezza dovrei essere fuori dall'università. Mentre sono appoggiata al muro sento la voce di quell'idiota di Sven, perciò mi volto. «Buongiorno bellezze, vi ricordo che stasera ci sarà il ballo, quindi mi raccomando, vi voglio impeccabili», ci indica con il dito. «Io sono sempre impeccabile, al contrario tuo», ammicco, beccandomi una sua occhiataccia. «Ciao zuccherino», sorrido a Luis, strofinandogli i capelli con la mano. 

Mi guarda male ma è comunque compiaciuto del mio gesto. Dato che si è fatta una certa ora, decido di andarmene. «Vorrei tanto stare qui con voi a chiacchierare ma ho una lezione di ben due ore, quindi, ci vediamo dopo», concludo la chiacchierata, salutandoli. «Ci vediamo stasera», mi urla dietro Lotty. Annuisco, incamminandomi poi nel corridoio. Qualche minuto dopo sono al secondo piano, pronta per affrontare due ore due ore infernali. Circa mezz'ora dopo sto affrontando un test di letteratura inglese e non capisco neanche il perché. «Questo test a sorpresa non vi darà un punteggio ma mi farà capire a che livello siete», ci spiega, la dolce professoressa dai boccoli scuri — di cui ancora non so il cognome —.

Metto alcune risposte a caso, girando poi il foglio per rispondere alle altre. Quando nacque Sigmund Freud?— e io che diavolo ne so, già è tanto se ricordo il mio di compleanno! Sbuffo, mettendo la crocetta su una data a caso. Ben presto finisco di fare il test e lo consegno alla professoressa, che al momento mi sorride con gentilezza. «Sei straniera?» Mi pone questa domanda, quando firmo la mia presenza. «Si, sono Polacca», dichiaro. «Mi sembra che il tuo sia un cognome conosciuto. Forse i tuoi genitori sono degli stilisti?». È curiosa la signora dal tailleur marrone e gli occhi scuri. «Si, Andrej Piotrowsky è mio padre», esco allo scoperto. Ormai sanno tutti chi sono i miei genitori, tutti tranne io, d'altronde mi nascondono le cose. Prima di darle il tempo di farmi qualche altra domanda le chiedo se posso andare in bagno, e per fortuna mi accontenta. 

Esco dall'aula, buttando fuori un sospiro di sollievo. Scendo al piano inferiore, sentendo solo il ticchettio dei miei tacchi a spillo. Metto piede sull'ultimo gradino, ascoltando una voce che conosco bene ormai. «Dovremmo riprovarci Lionel. Stavamo bene insieme e lo sai pure tu». Mi sporgo per vedere i due amanti, beccando una Sophie piuttosto determinata; Lionel sembra impassibile, ma in realtà quella è una maschera che utilizza per non mostrare le sue emozioni. Lui fa di tutto pur di non guardarla negli occhi, perché sa bene che se la guardasse abbasserebbe le sue difese. Non riesco a capirlo in realtà: sembra combattuto tra il rimettersi con lei e lasciarla andare. «Non mi va», finalmente parla. Sophie trema a quella risposta e alza il capo verso il soffitto per ricacciare indietro la tristezza.

«Posso sapere il perché almeno?» Domanda lei. Mi sento pure di troppo al momento, ma non riesco a contenere la mia curiosità. Lui si lecca il labbro inferiore con nervosismo e le dice che non è il momento giusto. «Non mi sento in grado di stare in una relazione ora, non ho la mente e la voglia giusta», chiarisce. Sophie non demorde e continua ad invogliarlo. Alzo gli occhi al cielo, capendo perché la loro relazione sia finita: è troppo pesante questa ragazza. «Potrebbe andare meglio, dimmi solo cosa c'è che non va e proveremo ad aggiustare tutto», cerca di convincerlo, avvicinandosi pericolosamente a lui che si irrigidisce. Lionel è in difficoltà e sembra anche piuttosto irritato, perciò intervengo. «Ha detto che non vuole, mi sembra piuttosto evidente no?» La interrompo, notando la sua frustrazione. Penso che Lionel non sia mai stato così felice di vedermi come adesso, anche se cerca di nascondere il sollievo. Mi è bastato un secondo per vedere quanto lui sia debole quando c'è lei di mezzo, e per fare un favore ad entrambi entro in gioco io. «Perché ti impicci? Questi non sono affari che ti riguardano», sbotta irritata lei. Alzo gli occhi al cielo, provando in tutti i modi a non mandarla a quel paese. 

Compio qualche altro passo, ponendomi di fronte al ragazzone tenero che al momento non sa dire di no. «Stai facendo la figura della disperata Sophie. È evidente che lui non voglia stare con te, eppure, ti ostini a pressarlo. Mi domando perché tu lo faccia però...» Assottiglio gli occhi. Le scappa una risatina finta e un sorriso amaro che a me non sono chiari. Lionel si sposta dal muro, fulminandomi con lo sguardo. Non solo che lo sto aiutando! Mi becco anche un rimprovero silenzioso?

«Tu non devi impicciarti», mi indica con sguardo di ammonimento. «E tu non devi insistere. Quante volte abbiamo fatto questa discussione Sophie? Da quando è iniziato il secondo anno abbiamo fatto questa conversazione almeno cinque volte e tutte le mie risposte sono state sempre negative. Non obbligarmi a prendere delle decisioni che potrebbero farti male, ti avverto», la rimprovera, usando un tono basso ma serio. Questa versione autorevole mi stupisce, pensavo fosse una mammoletta. Sophie si passa una mano fra i capelli, visibilmente annoiata dal suo responso. Ci guarda un'ultima volta ad entrambe con occhi infuocati per poi girarsi e allontanarsi con il suo abbigliamento total black. 

Vedo che continua ad imitarmi, bene. «Grazie mille!» Sbotta lei, come se la colpa fosse mia. Sbuffa e poi mi volta le spalle, andandosene via con la coda fra le gambe. Mi scappa un sibilo divertito, e non appena svolta l'angolo le urlo dietro. «Prego!», Ghigno, fiera di me. Io lo aiuto e lui mi ripaga con quell'atteggiamento scorbutico! La gente non capisce le mie buone azioni. Vado in bagno per fare i miei bisogni e dopo essermi chiusa nella seconda cabina mi tolgo i pantaloni neri. Qualche secondo dopo sono di fronte al lavabo per lavarmi le mani. Ripenso alla scenata di Sophie e Lionel. Sembrava che fosse scocciato dal suo comportamento, ma allo stesso tempo dispiaciuto per averla fatta soffrire. Non ho la benché minima idea di come sia finita la loro relazione ma di una cosa sono sicura: la mente di Lionel al momento è più grigia di un temporale. Qualcosa lo turba e io ho tutta l'intenzione di scoprirlo al ballo di stasera.


Angolo Autrice:

Questo ballo avrà almeno tre parti perché succedono tante cose...

Pagina Instagram: Car_mine01

Un bacio!

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now