42

2.1K 85 5
                                    

Pearl


«Ragazze, ho una splendida notizia da darvi!» Esclama la professoressa di design. La guardo con poco interesse, mentre Lotty è tutta orecchie quando apre bocca. La splendida insegnante cammina a passo felpato nel suo tailleur sartoriale blu, fin quando non si mette al centro dell'aula e racchiude le mani come se stesse pregando. «Li conoscete i Preston, vero?» Domanda, guardandoci con occhi brillanti. I Preston sono una famiglia di stilisti molto conosciuta qui a Brooklyn: hanno tenuto varie sfilate pure a Seattle, New York e Toronto. «Sono degli stilisti, e fin ora hanno creato dei vestiti per sole donne», parla Lotty, incrociando le braccia sul banco. La professoressa la guarda con un sorriso orgoglioso, mimandole un "esatto". «Ma non è questa la notizia importante. Presto daranno un'altra sfilata, e questa volta, vogliono che le creazioni vengano fatte da voi», ci indica uno ad uno. Alzo le sopracciglia, sentendo Lotty stringermi il braccio per quanto è emozionata. «Hai sentito che ha detto? Questa potrebbe essere la nostra occasione per dimostrare di che pasta siamo fatte! Potremmo far vedere a tutti le nostre creazioni, Pearl», esclama entusiasta, guardandomi con un sorriso immenso. Annuisco, pensando già a qualche idea nella mia testa. Questa potrebbe essere l'occasione perfetta per dimostrare a mia madre chi ha scartato, ovvero me.

La professoressa ci informa sul da fare, dandoci tutte le direttive per creare delle bozze riguardanti il tema. Il soggetto della sfilata sarà "la notte delle stelle", e mi chiedo proprio come mai abbiano scelto questo tema quando ce n'è sono milioni! Prendo il foglio che ci ha assegnato la professoressa Morris pensando a qualche idea mentre gli altri studenti si dilettano con le loro penne e i loro colori. «A che pensi?» Mi ridesta Lotty, disegnando la base di un abito lungo. 

Questa ragazza ha talento, ma mi domando se i suoi genitori siano d'accordo con questa sua passione: i miei non lo sono affatto. «Non penso a nulla, cerco solo di immaginare il vestito per la sfilata, magari uno blu con qualche striata di azzurro chiaro», faccio spallucce, iniziando con i contorni della sagoma femminile. Alza lo sguardo dal foglio, scoccandomi un'occhiata maliziosa che io non comprendo. «Magari potresti indossarlo tu il vestito, faresti da modella e mio fratello ne resterebbe sorpreso», annuncia, lasciandomi un attimo interdetta. Mi sembra abbastanza chiaro che lei voglia vederci insieme ma, non credo che lui mi veda in quel modo, anzi, già è tanto se non mi manda a quel paese ogni volta che mi vede: mi odia proprio. «Qualunque cosa tu stia pensando... scordatelo», la blocco immediatamente, lanciandole uno sguardo da "non mi incantano i tuoi occhi dolci". Sbuffa, riconcentrandosi di nuovo sul foglio. «Oh, andiamo! Non puoi negare il fatto che ora andiate d'accordo. E poi mi sembra che ci sia chimica tra di voi». Corrugo la fronte, fissandola come se avesse tre teste. 

Ma dove la vede questa chimica? La mia mano corre sul suo capo e non appena tocco i suoi capelli, inizio ad accarezzarla come se fosse un cucciolo innocente.

«Non ti preoccupare, hai ancora tante cose da imparare cara», la rassicuro, ricevendo un'occhiata assassina. «Non sono pazza, e smettila di guardarmi in quel modo», mi indica con il mento, facendomi sogghignare. Per questa volta la lascio respirare, quindi mi concentro solo sul disegno che ho in mente. Non appena finisce la lezione me ne vado in bagno, mentre Lotty raggiunge la mensa per tenerci il posto. Sento il ticchettio dei miei tacchi, notando in lontananza Omar che mi fissa con occhi ristretti. Cos'ho fatto questa volta? Compio un altro passo avanti, e quando chiude l'anta dell'armadietto mi squadra con astio. «Non hai un minimo di classe, ha proprio ragione Gwen». Schiudo la bocca iraconda, già pronta ad attaccarlo contro la parete. «Brutto cravattino scolorito... aspetta che», ringhio, quando di colpo vengo afferrata da un braccio e tirata indietro. Finisco contro un petto solido, e non appena sento il profumo di Lionel, alzo gli occhi al cielo. Mi interrompe sempre sul più bello, che stronzo! «Sappi che ti sto odiando», lo informo, notando da sotto le ciglia un sorrisetto scaltro. «Se evitassi di uccidere Omar, forse, non ti fermerei», soffia al mio orecchio. Mi stacco dalla sua presa, osservando il suo abbigliamento: una maglietta bianca e un jeans azzurro accompagnato da delle Puma chiare. Non posso fare a meno di pensare che questi siano i suoi colori migliori. Quest'ultimo Alza il capo per guardare Omar in volto, assottigliando gli occhi con serietà. «Non provarci neanche a guardarmi in quel modo, è lei che è pazza, non io», borbotta indispettito. «Ero per fatti miei nel corridoio, quando di colpo mi hai offesa. Sarò anche stronza, ma a te piace stuzzicare il can che dorme!» Esclamo iraconda.

«Omar, sai che è fatta così. E se fossi in te smetterei anche di provocarla, perché detto tra noi, non ci sarò sempre io a fermarla», lo avvisa Lionel, compiendo un passo in avanti per bloccarlo con la sua stazza imponente. Sogghigno sadica, ammirando il modo in cui il mio amico mi difende; non è mai successo che qualcuno prendesse le mie difese, tutto ciò mi sconvolge e attira. Il giovane nerd si tiene stretto il suo libro di chimica e ci fissa con puro astio, tuttavia continua a tenere quell'aria snob che lo contraddistingue. «E mettiti una cravatta decente se vuoi vestire all'antica», sbotto, beccandomi un'occhiataccia da Lionel. Lo guardo perplessa, ma lui scuote la testa e mi tira via dal polso, scoccando un ultimo sguardo al caro cravattino. Lo seguo in silenzio, sorridendo ad alcune ragazze che ci guardano curiose. So che il biondino al mio fianco è molto popolare con le ragazze dell'università, anzi, con le donne in generale, anche quelle che sono prossime alla pensione, quindi non mi scandalizzo più di tanto. «Pensi di poterti controllare, oppure hai bisogno sempre di me?» Mi domanda, usando un tono sarcastico. «Non ti ho chiesto alcun aiuto, biondino», lo apostrofo, affiancandomi a lui. Abbasso gli occhi sulla sua mano destra stretta intorno al mio polso, e poi distolgo lo sguardo, puntandolo sulla porta della mensa. 

Non molla neanche la stretta, perché? Provo a non pensarci, come provo a non pensare allo strano calore che sento nel petto. Mi riscuoto da questa trance, seguendolo fino all'entrata della mensa. Apre la porta blu, e la sala piena di persone che parlano e mangiano mi sembra proprio un inferno. «Vieni», mi incita, avvicinandosi ai vassoi per poi lasciarmi il polso, finalmente.

Oggi c'è la pizza, quindi opto per un trancio semplice, un'insalata e una bottiglietta d'acqua. Quando sto per avvicinarmi al tavolo di Lotty, d'improvviso sento la presenza di Lionel dietro la mia schiena. Mi sta seguendo forse? Mi volto, guardandolo stranita. «Ti siedi qui?» Gli chiedo, non appena mi accomodo di fronte a sua sorella, che tra l'altro mi guarda con un sorrisetto languido. «Si, problemi?» Mi sfida, mentre io alzo gli occhi al cielo. «Figurati, per me puoi mangiare pure in bagno», curvo le labbra divertita. «Allora, cosa farete per il vostro compleanno?» Indago. In realtà so benissimo che non hanno voglia di fare un bel niente, ma ovviamente, questa non è una scelta ammissibile. I compleanni devono essere festeggiati, anche con una pizza ma, basta che si faccia qualcosa! «Nulla, non penso che festeggeremo», sospira Lotty, guardando Lionel con zero voglia. Schiudo la bocca scioccata, non accettando in alcun modo questa sua replica. «Farete vent'anni, venti! È un traguardo importante, cavolo», gracchio contrariata. 

Il biondino al mio fianco mangia un pezzo della sua pizza per non rispondermi male; mentre Lotty fa spallucce, bevendo un sorso della sua coca cola. «Non sento il bisogno di festeggiare, e poi cosa dovremmo fare? I nostri genitori non saranno neanche a casa per il compleanno. Per non parlare del fatto che Nel ha litigato con papà», sbuffa Lotty. Forse Lionel si sente punto nell'orgoglio, perché d'improvviso la trucida con gli occhi. «Almeno io ho avuto il coraggio di dire quello che pensavo, al contrario tuo», sputa fuori. Deglutisco, dividendomi tra due fuochi. Sua sorella sembra offesa, e infatti lo guarda con rammarico. «Sei un idiota», sbotta, alzandosi dalla sedia per poi correre via arrabbiata.


Angolo autrice:

Dal compleanno dei gemelli in poi ci saranno grandi novità!

Pagina Instagram: Car_mine01

Un bacio!

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora