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Pearl


Mangio l'insalata, sentendo Sven e Luis litigare come due bambini. Non so come sia successo ma, adesso loro mangiano insieme a me, Lotty e Lionel. «Sei un coglione Luis, pensi seriamente che quella partita fosse ritoccata? Non credo proprio», si impunta il biondo. Non ci capisco niente di football, o di rugby, anzi, non capisco niente di nessuno sport... almeno ché lo shopping non si possa considerare valido: andare avanti e indietro per negozi rischiando di prendere borse in faccia da altre donne potrebbe classificarsi come un passione in effetti. «La piantate di urlare? Cazzo, sembrate dei bambini», li ammonisce Lionel, tenendo una mano sulla mia coscia. Ormai questo suo gesto non mi stupisce più, direi quasi che mi faccia piacere. Sono abituata a questo suo comportamento attento e affettivo. «Domani andiamo al Jambo? Potremmo divertirci in quel locale, e poi ho sentito che i drink sono buoni», rivela Lotty. Non ho mai sentito parlare di questo posto, quindi sarà Lionel ad accompagnarmi, dato che non conosco la strada. «Per me va bene», afferma Luis. Dopo poco dà la sua disposizione anche Sven, e infine tocca a me e Lionel. Mi guarda un attimo prima di rispondere, e dopo avergli dato l'ok con un cenno di mento, dice che ci saremo. Luis ci osserva con circospezione, quasi volesse scoprire qualcosa in più su di noi. Qualcosa mi dice che sa già cosa siamo, ma, voglio aspettare che sia lui a parlare per primo.

Assottiglia gli occhi, ponendo la mano sotto il mento mentre bevo un sorso d'acqua. «State insieme?» Esordisce così, di colpo. Per poco non sputo l'acqua e rischio di soffocarmi, tant'è che Lionel deve darmi dei colpetti sulla schiena. Ma che problemi hanno questi tizi? Come fanno a capire queste cose al volo? «Rispondo io per lei: sì», conferma il biondo al mio fianco. Guardo male Lionel, non riuscendo a capire perché gli abbia detto che siamo fidanzati quando non lo siamo, perché non lo siamo... no? Sven sembra aver visto un fantasma, e passa il resto del tempo a guardare prima me e poi lui. «Questo... non me l'aspettavo, non era preventivato», annuisce, come se stesse parlando da solo. Alzo un sopracciglio, bevendo un altro sorso d'acqua per non aprire bocca. Non saprei cosa dire. Lotty capisce che suo fratello mi ha incasinata, e infatti si schiarisce la voce e prova a cambiare argomento. 

«Quindi domani andremo tutti al Jambo, vi voglio puntuali, alle otto», chiarisce, mandando un chiaro messaggio a Sven, che le fa l'occhiolino. «Tutto per te, piccola riccioli d'oro», risponde. Iniziano a punzecchiarsi e Luis chatta al cellulare per evitare di incombere in una loro discussione: spesso finisce per dividerli, o per fare da suocero a entrambi. Mi pulisco la bocca, intimando a Lionel di seguirmi nel corridoio per parlare. Non so perché gli abbia detto che stiamo insieme, ma, di certo, la verità dovrà saltare fuori prima o poi. «Dove andate?» Chiede Luis, senza neanche aver distolto gli occhi dal cellulare. Ma come ha fatto ad accorgersene? «In giro», rispondo, passandogli a fianco. Poso la mano sul suo capo, scompigliandogli i capelli proprio come se fosse Iwona. Impreca, facendomi scoppiare a ridere quando mi allontano.

Dopo qualche secondo siamo in corridoio; io sono appoggiata con la schiena al muro, e Lionel mi è davanti. «Perché gli hai detto che stiamo insieme? Hai mentito ai tuoi amici», parlo, tenendo un tono stranito. Mi guarda dall'alto, studiando ogni particolare del mio viso, come se non mi stesse prestando poi così tanta attenzione. «Avresti preferito dirgli che siamo scopa amici?» Corruga la fronte. Sbuffo, dandogli un calcetto innocuo sul polpaccio. Sorride, inclinando il capo verso il mio. «Smettila, non ho voglia di baciarti», lo avverto, distanziandolo di qualche centimetro. Scoppia a ridere contro il mio collo, come se non mi credesse più di tanto. E fa bene: ho una voglia matta di prenderlo a schiaffi e di baciarlo subito dopo. «Non ti voglio baciare infatti, cosa te lo fa pensare?». Usa la tattica inversa, mi piace. Le sue labbra mi sfiorano il collo e, a quel contatto un brivido si propaga per tutta la schiena. 

«Sei un bugiardo, Nel», lo chiamo così. A quel diminutivo scosta il capo, posando i suoi occhi nei i miei. «Mi hai appena chiamato Nel?» Domanda, con un tono che non riesco a capire se sia contento o arrabbiato. Annuisco, aspettandomi il peggio da parte sua. Chiudo gli occhi, ma quando li riapro, lo trovo a sorridermi felice. Presumo che non gli abbia dato fastidio. «Mi piace Nel, anche se di solito mi chiama solo mia madre così.» Uh, forse mi sta per raccontare qualcosa di sé, finalmente. «Anzi, mi chiamava: ora non usa più quel diminutivo», fa spallucce. Retrocede di qualche passo, assumendo un'espressione pensierosa. «Chissà com'eri da piccolo; vorrei tanto avere una tua foto, così da poterla appendere accanto alla mia sulla mensola», affermo.

Lì per lì non mi rendo conto di quello che dico, però mi basta spostare gli occhi sul suo volto per comprendere che non è affatto dispiaciuto dalla mia risposta, anzi, ne sembra sorpreso. Poso la mano sul suo avambraccio, camminandogli affianco come se fossimo in chiesa. «Non ti perdi niente: avevo solo i capelli più lunghi, mi arrivavano fino alle orecchie», mi informa. Sì, devo ordinare a Lotty di portarmi qualche sua foto. Sto per aprire bocca, quando d'improvviso suona il mio cellulare. Lo prendo dalla tasca, leggendo il nome di mia madre. Fantastico, ci mancava solo lei! «Non rispondi?» Domanda il biondo. Annuisco, avviando la chiamata. «Chiamare tua madre ti costa così tanto? È da un mese che non ti sento!» Gracchia. È già infuriata, bene. «Neanche tu mi hai chiamata, o sbaglio?». Si ammutolisce, dandomi la vittoria. Lionel è al mio fianco e sente tutto quello che dice, tuttavia resta impassibile. «Ho saputo che i Preston daranno una sfilata a fine mese, e so anche che un tuo abito verrà esposto, quindi complimenti.» Assottiglio gli occhi, credendo poco alle sue parole. 

«Madre, mia adorata madre... non prendermi per il culo. So benissimo che stai fingendo, d'altronde tu e tuo marito non volevate che lavorassi nel mondo della moda, quindi non vedo perché dovresti essere contenta per me», ribatto, osservandomi le unghie smaltate. Lionel mi ammonisce con lo sguardo, contrariato dal mio modo di risponderle. «Usa un linguaggio appropriato, non sono un'amica ma tua madre, chiaro!? E poi sai benissimo che non eri pronta per lavorare con noi», ribadisce. «Be', ora lo sono. Buona giornata», la saluto, senza aspettare oltre.  Non ci sarà mai possibilità di redenzione per lei.


Angolo Autrice:

Pagina Instagram: car_mine01

Un bacio!

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now