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Pearl


"Ho bisogno che tu controlli mio fratello, Pearl. Ultimamente è sempre distratto e... ho un brutto presentimento addosso". Sono state esattamente queste le parole di Lotty ieri, mentre era nel mio appartamento a fare colazione con me. Penso che lei dubiti di qualcosa, ma che ancora non voglia farmi sapere cosa. Scuoto la testa, concentrandomi sul cavalletto davanti a me. Se il professor Hole mi vedesse distratta mi butterebbe fuori sul serio questa volta; ha una sorta di predilezione per me, una predilezione negativa però. Passa tra le file, guardando i dipinti di tutti quanti. Arriva al nerd dalla cravattina azzurra, ammirando il suo disegno agreste con sguardo compiaciuto. Mi scappa una smorfia mentre ammiro la mia casa degli orrori dai toni blu, viola e nero. Di certo è un dipinto morto. Arriva al mio fianco, il professore, tenendo le mani dietro la schiena come un sergente che sta osservando un soldato. Non riesco a capire se sia schifato o interessato al mio dipinto. «È una casa infestata questa? Le è venuta in mente una casa degli orrori quando ho esplicitamente detto "disegnate un paesaggio"?» Mi guarda con aria sufficiente, facendomi sbuffare. 

Poggio il pennello sulla tavolozza, dandogli una risposta. «Al mio paese, per paesaggio, non si intende solo un tramonto o una casa nella prateria, ma anche un luogo tetro che suscita cattive emozioni», ribatto fiera. Il nerd mi guarda con occhi ristretti, non trovandosi d'accordo con le mie parole

— un po' come al solito —. «Be', quando si guarda un paesaggio si deve restare abbagliati dalla sua bellezza non da qualcosa di sconcio o malformato», indica la mia casa dalla forme un po' alte e per nulla proporzionali. Il professore non ci interrompe mentre litighiamo, però, ad un tratto, mi stupisce. «No, ha ragione la signorina Piotrowsky. L'arte non è solo bellezza, tramonto o un bel cielo ma è anche oscurità, dolore e... case degli orrori», dice, un po' restio sull'ultima parola. Sorrido vittoriosa e non appena mi supera per guardare l'altra fila io mi volto verso Omar — il tizio con il cravattino —. «Sai cosa potresti fare ora? Tacere e nel frattempo che lo fai potresti anche fare una camminata della vergogna», sussurro al suo orecchio, notando un guizzo sulla sua guancia. Lo intimorisco, e questo mi piace da morire. Mi fulmina con gli occhi, eppure, questa volta non dice nulla. 


Ritorno a concentrarmi sul mio dipinto, finendo giusto gli ultimi ritocchi. Non appena alzo lo sguardo noto che Omar sta guardando un punto fisso. Seguo la sua traiettoria, vedendo quell'idiota di Gwen. Non ci posso credere... non dirmi che le piace lei? Alzo un sopracciglio sconvolta, guardando prima lei che ride con un'altra ragazza e poi Omar, che ormai è diventato rosso come un peperone a furia di guardarla. Questo potrei usarlo a mio favore, se per caso dovesse capitare che lui continui a ostacolarmi. Una parte di me non è convinta di volerlo minacciare: mi fa un po' pena... credo. Sospiro, voltando il capo per non guardare quegli occhi da cucciolo bastonato. Presto finisce il corso e suona la campanella, quindi vado a firmare per prendermi la presenza e poi esco dall'aula.

Una volta in corridoio mi dirigo verso l'uscita sul retro per prendere una boccata d'aria, solo che non appena apro la porta sento una voce familiare. Chiudo piano per non farmi sentire da Lionel e poi mi fermo dietro il muro all'angolo per non farmi beccare. Sto seriamente spiando questo idiota? «Non sto scherzando Lionel, quella ragazza è seriamente pazza! La scorsa volta ha minacciato Gwen d'avanti ai miei occhi, senza un reale motivo tra l'altro!» Esclama Sophie, facendomi alzare gli occhi al cielo. Che diavolo di motivo ha per raccontargli questa vicenda a lui, chi è suo padre? Sposto leggermente il volto per vederli entrambi, notando la camminata tremolante di Lionel. Assottiglio gli occhi, calando lo sguardo pure sulle sua mani. Sophie non si accorge di nulla: è troppo impegnata a lamentarsi di me per farlo. Osservo i movimenti del ragazzo, vedendolo passarsi la mano sui capelli, poi sul braccio e infine sul naso che tira su di tanto in tanto. 

Questi movimenti... so bene perché li fa. «Mi stai ascoltando!?» Urla di colpo lei, facendolo fermare e imprecare. Si volta furioso verso Sophie, minacciandola con un espressione raccapricciante. «Chiudi. Quella cazzo. Di. Bocca.» Ringhia a bassa voce, facendola retrocedere di qualche passo. Deglutisco, capendo che Sophie al momento è spaventata da lui. «Ciò che fa Pearl non mi interessa, chiaro? Può fare il cazzo che vuole e a me non fregherà mai niente, perciò smettila di parlare perché ho mal di testa e... ho bisogno di andare via», soffia l'ultima parola con rabbia e confusione, per poi voltarle le spalle e andarsene via dall'altra parte. Sophie prende un respiro profondo, singhiozzando disperata per via del comportamento del suo ex.

La lascio lì, rientrando in corridoio per andare alla mia prossima lezione. Durante l'arco della giornata mi capita di ripensare spesso agli atteggiamenti di Lionel. So molto bene perché si comporta in quel modo, quei movimenti, la costante abitudine di tirare su con il naso... Sospiro, scostandomi una ciocca dietro l'orecchio per poi concentrarmi sui soldi da posare in cassa. Attualmente sono al Nigerian Caffè: ho il turno di pomeriggio e sto contando i soldi che abbiamo fatto l'ora precedente. «Pearl, potresti servire quella ragazza al tavolo tre?, io dovrei andare un attimo in bagno». Annuisco a Peter per poi mettere il codice nella cassa e spostarmi. Esco dal bancone e quando alzo lo sguardo, vedo Sophie per l'ennesima volta. Qualcuno sta tramando contro di me oggi. Sbuffo mentalmente, compiendo un altro passo per raggiungerla. «Devi essere il mio angelo custode, dato che mi appari continuamente», ghigno, attirando la sua attenzione. 

Mi guarda da capo a piedi per poi alzare gli occhi al cielo. Ha una coda alta e indossa dei pantaloni in pelle neri, un top rosa e degli stivali in pelle; lo stile perfetto per una "sugar baby". «Cosa prendi, Sally?». La chiamo apposta così. «Tu sai il mio nome, e nonostante questo ti diverti comunque a chiamarmi con quello sbagliato», afferma l'ovvio. «Certo che si», le sorrido falsamente. «Una ciambella con la glassa rosa e un caffè lungo», richiede esasperata. Annuisco, appuntandomi tutto sul blocchetto che ho preso prima sul bancone. «Perché hai minacciato Gwen?» Mi chiede sfrontata. Non la guardo ma continuo a scrivere l'ordinazione. «Perché due non fa tre. La prossima volta, prima di accusarmi, informati meglio sulle tue amiche, Sally, ti conviene se non vuoi fare figuracce», l'avviso, lanciandole un'ultima occhiata per poi tornare a lavorare. 


Angolo autrice:

Pagina Instagram: Car_mine01

Nei prossimi capitoli ci saranno dei momenti tra Lionel e Pearl!

Un bacio.

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now