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Lionel


Credo che Pearl nutra un vero e proprio astio nei confronti dei suoi genitori, tuttavia non mi ha mai raccontato molto: so l'indispensabile. In passato mi ha rivelato che l'hanno spedita a Brooklyn perché erano stanchi del suo lato ribelle, poi ho anche appurato che non la volessero nel loro campo lavorativo, e credo che tutto questo li abbia in qualche modo distanziati. La guardo mentre chiude la chiamata e vedo una ragazza che si fa forza da sola, che tenta disperatamente di dimostrare qualcosa a sé stessa e agli altri. Ma soprattutto, vedo una donna coraggiosa. Non mi stupirebbe se riuscisse a superare persino i suoi genitori un giorno. Qualche ora dopo, quando rientriamo in appartamento, si sdraia sul letto emanando un grugnito poco grazioso. Gli altri vedono una Pearl sempre composta, elegante e indistruttibile; io, invece, vedo oltre il contorno. «Dove l'hai lasciata la grazia? All'università?» La punzecchio, togliendomi le scarpe per poi spogliarmi della maglietta e dei jeans. «Zitto, babbeo», mi insulta, come al suo solito. Sorrido, buttandomi sul letto anche io. Ammira i miei pettorali, posando una mano sul mio petto. «Ti sta colando la bava», sogghigno, toccandole il labbro. Schiaffeggia la mano, sedendosi sul mio grembo. Mi diverto un mondo con lei, non è un tipo che si fa domare facilmente.

Potrei elencare le differenze tra lei e Sophie ma, finirei tra cent'anni. «Tuo padre mi ha chiesto di te la scorsa volta, quando ero a casa tua per finire le bozze», se ne esce così. Alzo lo sguardo sul suo volto, domandandomi come mai mio padre si sia interessato a lei a tal punto da chiederle di me; mi ricordo che con Sophie non parlava mai, ed era poco interessato, quindi cos'è cambiato ora? «Voleva sapere che lavoro facessi, però non gli ho dato alcuna risposta», dice, continuando a tracciare i miei pettorali con le dita. Mi piace il modo in cui mi tocca: lo fa con cura e leggerezza. «Non accetterebbe mai il mio attuale lavoro: vorrebbe vedermi dietro una scrivania a firmare documenti, non a girare attorno a un palo e strusciarmi sulle donne», raschio una risatina finta. Alza gli occhi per un attimo, leccandosi il labbro inferiore prima di lanciarmi uno sguardo indecifrabile. «A proposito del tuo lavoro, c'è qualcosa che non mi va bene. E prima di impazzire voglio dirti quello che penso», sospira, spostandosi i capelli dietro la schiena. Calo gli occhi sulla scollatura della sua canotta, assottigliando le palpebre quando esce allo scoperto una piccola porzione del suo reggiseno in pizzo nero, il mio preferito. «Non mi sta bene che quella Sally ti tocchi. Si vede lontano un miglio che mira ad altro, e se te la spassi con me non voglio che si metta in mezzo.» Quindi è per questo che l'altro ieri era scappata via? Perché lei mi toccava mentre ero in scena? «Ora capisco tutto, è per questo che ti sei ubriacata?» Le chiedo, leggermente incuriosito. Il mio spirito allegro la infastidisce, e infatti si sdraia al mio fianco. «Sì, è per questo. Sally ci prova spudoratamente, e tra l'altro, a me non pare che ti dia fastidio. Ti piace stare con un piede in due scarpe forse?» Domanda, usando un tono scontroso. Mi alzo a metà busto, guardandola dall'alto verso il basso. «Quello è il mio lavoro, non un gioco. E poi che razza di domanda è? Non sono mai stato con un piede in due scarpe.» Inizio a irritarmi anch'io, perché finora non abbiamo mai avuto una discussione relativa al mio lavoro, e un po' mi infastidisce questo comportamento. 

 Scuote la testa, indurendo la mascella mentre mi fissa con rimprovero. «Non farmi passare per la pazza, non lo sono! Ti piace essere corteggiato da due ragazze, ammettilo», ringhia. Mi alzo dal letto per mettere distanza, perché altrimenti potrei dire qualcosa che non voglio. «Sei tu quella che ci prova con tutti, non io, cazzo», sbotto. Sbianca alle mie parole, diventando rossa per la rabbia. Non mi passa inosservato il modo in cui flirta con Quan al locale oppure il modo in cui ride a Enrique, che poi è anche il mio capo! «Io ci provo con tutti? Ma quando mai! Tu vieni toccato da tantissime donne e io sarei quella che ci prova continuamente? Se non mi sbaglio eri abbastanza compiaciuto quando Sally ti toccava, razza di cretino.» Sbatte una mano sul letto, alzandosi con furia. 

Ancora con questa storia? Ma è soltanto lavoro, non lo faccio per divertimento! «Hai rotto il cazzo ora. Smettila di accusarmi di cose non vere: non mi piace Sally, e non sono interessato a lei!» Ringhio. Appena finisco di parlare, il mio cellulare vibra sulla scrivania. Pearl, colta da un moto di sospetto, si avvicina per controllare, lasciandomi di stucco. Ma stiamo scherzando? Faccio per avvicinarmi, ma lei alza una mano e retrocede, leggendo qualcosa sul cellulare. Avevo dato il mio numero a Sally in passato, e qualche volta capita che mi chiami, tuttavia non le rispondo mai.

Uno strano disagio monta nel mio petto quando assottiglia gli occhi come se volesse imprimersi le parole del messaggio che sta leggendo. «Io sono la pazza, eh? Le hai dato il tuo numero di telefono, brutto stronzo?!» Urla inferocita. Mi avvento su di lei per strapparglielo dalle mani ma, piuttosto che tirarlo via, mi becco uno schiaffo dritto in viso. Sto perdendo la pazienza. Mi guarda con astio, come se le avessi fatto il peggior torto del mondo. Mi fa male vederla così, nonostante sia arrabbiato con lei. «Sally ha scritto che vuole rivederti stasera. L'hai vista quando sono scappata via dal locale non è vero? Sei proprio un pezzo di merda!» Mi attacca, spingendomi via infuriata. La richiamo, ma lei corre verso il bagno. «MERDA!» Urlo rabbioso. Butto a terra tutti i libri sulla scrivania, tirandomi i capelli con nervosismo. Non sono stato con lei quella sera: ha soltanto richiesto la mia presenza in una stanza privata! Raggiungo il bagno, poggiando la fronte contro la porta chiusa.

 «Vuole rivedermi nella stanza privata, perché aveva richiesto la mia presenza. Ma non ho combinato un cazzo con lei, lo giuro, Pearl», cerco di rassicurarla. «Non ti credo, mi dispiace», singhiozza al di là della porta. Ha una voce rauca, e forse, ha versato qualche lacrima a causa mia. Mi sento una merda, anche se non ho fatto niente. «Devi credermi», la scongiuro. «Per favore... vattene, solo per un po'», mi prega. Non sapendo cosa fare decido di accontentarla. «D'accordo, esco per qualche minuto», butto fuori l'aria, sentendo il cuore andare a mille e non per gioia, ma per paura.


Angolo autrice:

Be', primi guai in vista!

Pagina instagram: car_mine01

Un bacio!

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now