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Pearl


«Piotrowsky, mi sta ascoltando?» Mi chiede il professor Hole, sembrando parecchio infastidito. Annuisco, sorridendogli con compiacimento. «Ovvio, stava dicendo che bisogna saper sfumare i colori sulla tela per dare un tocco di semplicità in più al dipinto, altrimenti si rischierebbe di creare qualcosa di... morto», faccio una smorfia. Incrocia le braccia al petto, schioccando le labbra per poi leccarsele. «Si be', questo l'ho detto venti minuti fa, non ora», risponde, guardandomi come un padre che rimprovera la propria figlia. Alzo gli occhi al cielo, non capendo perché quest'uomo si diverta a rendermi la vita un inferno. Ci dà le indicazioni per disegnare un'immagine presa da internet, elencandoci solo i tre colori da usare per ottenere gli stessi toni: giallo, blu e verde. 

È praticamente un'impresa difficile quando si deve disegnare un laghetto con delle carpe! Provo a creare qualche figura ma, disegnare la bocca di un pesce che salta nel lago è più complicato di quanto pensassi... Quando l'ora finisce, il professor Hole guarda stranito il mio disegno, studiandolo con estrema attenzione. Ci scommetto che anche questa volta non va bene qualcosa. «Cos'è questo?» Fissa la carpa che salta fuori dall'acqua. «Un pesce, è una carpa mi sembra ovvio», dichiaro, alzando il capo per sondare una sua reazione.

Assottiglia gli occhi, spostandoli poi sul mio viso. «Sembra una sedia». Schiudo la bocca, scioccata da tale assurdità. Non è vero; magari è un po' più grande del normale e forse la testa è poco proporzionata al corpo ma, è comunque un bel pesce! «Si vede che non ha mai visto una carpa», ribatto con audacia beccandomi una sua occhiataccia. Mi ignora e poi passa dagli altri studenti, dandomi il tempo di fare qualche ultimo ritocco. Quando l'ora finisce raccolgo le mie cose e firmo la presenza, uscendo dall'aula per andare a comprarmi qualcosa da mangiare. Metto piede nel corridoio, corrugando la fronte quando mi ritrovo d'avanti Lionel. È appoggiato al muro e indossa un jeans chiaro e una maglietta bianca. «Com'è andata la lezione con il professor Hole?» Mi chiede curioso. 

Faccio spallucce, tornando a camminare con lui affianco. «Al solito: lui che mi rimprovera perché non presto attenzione, lui che schifa i miei lavori, insomma, tutto regolare non credi?» Ghigno. Svolto l'angolo indisturbata, fin quando non mi tira dal polso e mi spinge dentro uno sgabuzzino. Oddio, non vorrà fare quello che penso... Mi volto, incrociando le braccia al petto con espressione impassibile. Chiude la porta a chiave, appoggiandosi al muro con un sorrisetto scaltro sulle labbra. «Non farai sul serio, ti prego dimmi che mi hai chiuso qui dentro per farmi fare un giro turistico e non per scopare», sdrammatizzo. Da quando facciamo sesso sembra essere diventato incontrollabile, e non mi dispiace ma, forse dovremmo andarci piano. «Siamo entrambi in pausa, divertirci un po' non ci farà male», fa spallucce, staccandosi dal muro per raggiungermi. Sospiro, e quando mi è di fronte metto una mano sul suo petto per mantenere le distanze.

«Lionel, sono passati solo due giorni da quando siamo diventati amici con benefici, e abbiamo fatto sesso almeno quindici volte da per tutto», marco ogni parola, proprio per fargli comprendere la gravità della situazione. Non possiamo fare sesso ogni volta che vuole azzerare i pensieri; sempre se lo fa per questo. Alza gli occhi al cielo, facendomi passare per la guastafeste di turno. «Parli come se ti avessi costretta, eppure sai che non è così. Ti piace scopare tanto quanto piace a me, Pearl», pungola. Mi schizza il sangue fino al cervello quando mi accusa con questo tono da "so tutto io". È vero: mi è piaciuto farlo, non lo nego, ma ora è diverso. «Ok, questo è uno dei momenti in cui non mi va. Sono più chiara ora?» Domando, sbuffando seccata. Retrocedo, girando per lo sgabuzzino con i miei tacchi. Sento il suo sguardo addosso, ed è come se un avvoltoio mi stesse puntando. «Non te ne stai andando però», si lecca il labbro inferiore studiandomi con quei suoi occhi vispi. 

Ehm... ha ragione, non lo sto facendo. Perché non lo sto facendo? Mi schiarisco la voce, spostando il peso da una gamba all'altra. «Faccio yoga, dammi un secondo», alzo un dito, mettendomi le mani sui fianchi. Mi osserva con un velo di divertimento leccandosi le labbra con lentezza. La verità? Ora che mi ha fatta innervosire ho voglia. Io funziono al contrario: quando mi arrabbio mi viene voglia di farlo. «Allora?» Esordisce, usando un tono snob. Oh, al diavolo! Marcio spedita verso di lui, buttandomi sulle sue labbra come un'affamata. Sorride, tirandomi i capelli verso dietro per avere un maggiore accesso alla mia bocca. «Questa è colpa tua: mi provochi», sussurro, mentre mi prende in braccio e mi spinge contro il muro.

Circa mezz'ora dopo abbiamo finito e siamo intenti a rivestirci, solo che proprio in quel momento, un groppo alla gola non mi permette di respirare. Mi sembra di fare tutto di nascosto, ma soprattutto mi sento un po' impaurita. Forse questo rapporto non sarebbe mai dovuto nascere, magari saremmo dovuti restare solo amici. Il biondo si accorge della mia espressione riluttante, e infatti si avvicina e mi alza il capo, sfiorandomi le guance con le dita. «Non so a cosa stai pensando ma, smettila. Vuoi questo tanto quanto me, e lo sai, solo che ti stai facendo prendere dal panico perché credi che tra noi possa nascere qualcosa di più profondo. Ho la stessa paura anche io, però so di averne bisogno... di avere bisogno di te», sussurra, sconvolgendomi per le sue parole. Sospiro, distogliendo lo sguardo. Ha ragione: sono già passata in tutto questo, e avercelo come amico potrebbe farmelo vedere sotto un altro punto di vista. 

Ma sono davvero pronta per un nuovo inizio? «Ho bisogno di te, anche se ammetterlo è una gran fatica», sorride dolce, stendendomi a causa di quelle fossette ai lati della bocca. Ed ecco che mi ribatte forte il cuore... Deglutisco, chiudendo gli occhi quando mi lascia un tenero bacio sulla fronte. «Vieni, usciamo da qui», incita, prendendomi per mano. Spero vivamente di non ricascarci: l'ultima volta non è finita bene e... Payton è stata una coltellata al cuore che di tanto in tanto riaffiora. Non lo odio, eppure non posso fare a meno di chiedermi se avessi dato abbastanza. Sarebbe stato tutto più semplice se soltanto avessi capito prima che, nel suo cuore, c'era un altro nome: quello della sua ex. 


Angolo autrice:

Pagina Instagram: Car_mine01


Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now