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Pearl 



«Benvenuti alla vostra prima lezione d'arte. Io sarò il vostro insegnante, mi chiamo David Hole», ci informa il professore dai capelli scuri, abbastanza attraente. Deve avere qualche problema di memoria, dato che lo sta scrivendo alla lavagna, forse non si ricorda il suo nome. Si volta d'improvviso, aprendo lo schermo del computer digitale per poi farci segno di guardare il nostro foglio sul cavalletto. «Per partecipare a questo corso non bisogna essere artisti, ma vogliosi. Mi aspetto educazione, interessamento e anche buona volontà verso il corso. Prendo molto seriamente il mio lavoro», dice, mentre io prendo un pennello e lo intingo nel nero della tavolozza. «Mi sta ascoltando signorina?» Mi chiede, alzando la voce per farmi capire che è dannatamente serio. Lo guardo, restando indifferente mentre alcuni ragazzi mi fissano. Che hanno da fissare? «Si, certo che l'ho sentita», rispondo, per nulla preoccupata. «Che sta facendo con quel pennello?» Mi chiede, restando piuttosto seccato. «Nulla, l'ho preso solo in mano». Mi sembra di essere sotto esame con questo tizio. 

Assottiglia gli occhi come se dovesse beccarmi sul fatto e io poso il pennello, annoiata da tutta questa attenzione. Non appena si volta, un secchione dall'aria snob mi guarda dall'alto verso il basso. Ma che diavolo vuole? Gli faccio mangiare quella cravatta rossa con i quadretti neri se continua a fissarmi così.

Faccio finta di non vederlo mentre il prof spiega, ma ovviamente, dopo un po', mi scoccio e lo fulmino con lo sguardo. «Evita di fissarmi come un falco migratore, grazie», sbotto, mentre lui socchiude le palpebre. «Non fa per te questo posto, non è per le snob viziate», dice, accrescendo la mia voglia di rispondere male. «Senti mezza calzetta, se non vuoi finire con la testa dentro un cestino dell'immondizia ti conviene chiudere il becco perché ti giuro che caschi male con me», ringhio severa. Il professore urla, fulminandomi con lo sguardo. «Ancora, Piotrowsky? Questo è il suo primo giorno e già ha abbandonato un corso, vuole che la butti fuori pure dal mio o se ne va per prima lei?» Fa il superuomo. Sbuffo mentalmente, arrivando alla conclusione che se continuo così passerò l'intero anno nel corridoio e non in aula. Alzo una mano, dicendogli che starò zitta d'ora in poi. Aspetta che finisca l'ora, secchione dalla cravatta pietosa. Ho passato un' ora e mezza a dipingere un cavolo di sole, che alla fine non aveva neanche una forma rotonda... Sono negata nel disegno, ma di certo questo corso è meglio della palestra. 


Non appena sono fuori dall'aula mi fermo dietro la porta, aspettando quel deficiente dai capelli rossicci. Esce con la sua giacchetta e la sua tracolla, sembrando fiero quasi. Lo seguo, restandogli a passo mentre fa finta di non avermi visto. «Ti sei divertito a sfottermi, Eh?» Gli dico, mentre noto che mi snobba allegramente. «Non ho fatto niente di male», si aggiusta gli occhiali. Ah be', allora neanche io faccio nulla di male se accidentalmente lo faccio finire contro gli armadietti! Lo spingo di schiena, ottenendo finalmente la sua attenzione, anche se un po' turbata.

«Tu sei fuori di testa, pazza completamente», mi svela qualcosa che sapevo già. Sorrido maligna, sentendo una presenza alle mie spalle. «Ma tu sei una calamita per i danni». Mi volto, beccando il biondino e Sven insieme. «Concordo», mi guarda male il secchione. «Ha iniziato lui», lo indico con disinvoltura. «Puntare il dito è segno di maleducazione, lo sai?» Mi irrita. Lo guardo male, sorridendogli con falsità. «Se vuoi uno schiaffo basta chiedere», intimo. «Lascialo stare, avanti scappa amico», lo incita ad andarsene Sven, mentre io lo guardo sparire nel corridoio. Sento degli occhi grigi addosso, perciò mi volto e noto di essere ammirata dal bell'imbusto. «Che hai da guadare?» Parlo, mentre lui scuote la testa. «Se te la prendi pure con i secchioni, sei messa proprio male», mi deride, eternamente serio. Sven si mette in mezzo, cercando di tenermi lontana da lui. Ero ad un passo dal dare uno schiaffo anche a questo idiota. «Lionel, non provocarla se sai com'è fatta», sbuffa, Sven. Ma perché perdo tempo con questi due imbecilli? «Cos'è qualcuno ha urtato la tua sensibilità? Anche se non credo che tu ce l'abbia», mi prende in giro. Credo che si sia alzato con il piede di guerra, non c'è altra spiegazione. 

Quando l'ho incontrato stamattina non era così, quindi deve essere successo qualcosa con quella ragazza. «Se hai le scatole girate, sei pregato di non farle girare anche a me!» Ringhio, provando a sorpassare Sven che mi dice di calmarmi. Lionel ride con falsità, accrescendo la mia furia. «Dillo che le vuoi prendere», sbotto. «E saresti tu a darmele? Le prenderei da una principessina viziata?» Mi provoca, ancora. Essendo alta un metro e settantadue, arrivo alla spalla di Sven, e quando alzo la mano, finisco per tirare i capelli a Lionel.

Prende il mio polso, tirandolo indietro di scatto con occhi infuocati. «Ha ragione quel ragazzo, sei completamente fuori di testa», ringhia, spingendo Sven dall'altra parte. «La volete finire? State dando spettacolo, merda», impreca, il suo amico, e mentre siamo entrambi ad un soffio dal viso, ci voltiamo, vedendo delle ragazze fissarci con occhi straniti. Mormorano qualcosa del tipo 'saranno fidanzati'? 'È una lotta forse'?. Impiccione

Quando ci voltiamo di nuovo per poco non rischiamo di baciarci. I suoi occhi azzurri mi guardano intensamente, ma io sono più furba e mi allontano. Mi sposto i capelli dietro la spalla e poi prendo il cellulare per controllare le notifiche, come se lui non fosse davanti a me a guardarmi. Ho perso il controllo, ed era da un po' che non succedeva. Questo ragazzo mi accende delle emozioni negative, e tutto questo non va bene per una come me. «Squilibrata», mi attacca. Lo snobbo, leggendo alcuni messaggi da parte di Corinne. «Schizzato», rispondo, scorrendo la chat. «La smetti? Ti sto parlando», mi ricorda scocciato. Alzo gli occhi al cielo, facendo un passo in avanti per chiamare mia sorella. «Ma dove va?» Bisbiglia Sven. «Stiamo parlando Pearl! Non puoi andartene così», dichiara, Lionel. 

«Ho di meglio da fare che sentire le tue lamentele sulla mia persona. Sai, potresti persino evitare di farle: non cambio di certo per te», affermo, senza neanche guardarlo. Finalmente mia sorella risponde, e in contemporanea alla sua risposta, Lionel mi manda a quel paese. «Ehi, come va il tuo primo giorno? Presumo male dato che stai già litigando», ridacchia Corinne. Come mi conosce bene...

«Si, un biondino dall'aria suprema crede di potermi dominare suo piacimento, peccato che non ha capito con chi a che fare», ghigno, dimenticandomi persino di essere nei corridoi dell'università. Apro la porta che dà al retro, venendo accecata da un sole che spacca le pietre. Non siamo a Brooklyn, ma alle Hawaii. «Be', non sa che ha davanti a sé la regina della Polonia», mi chiama con lo stesso nome con cui gli studenti del liceo mi denominavano. Era così divertente camminare per il corridoio e sentirsi chiamata 'regina'; ma che ne sa Lionel Beverly! «Non ho mai capito perché ti chiamassero così comunque», prova a capirci qualcosa. Sorrido, rendendomi conto di quanto sia ingenua la mia piccola Corinne. Mi siedo sul muretto, facendo spallucce. «Una regina è impavida, potente e dannatamente sexy; ovviamente parlo di me», rido da sola. 

So già che lei starà alzando gli occhi al cielo, ma chi se ne frega. «Sei sempre la solita», sospira, facendomi sorridere. «Come va lì? Iwona combina danni?» Le chiedo, sperando in un si. Sento un rumore in sottofondo, perciò deduco che sia fuori casa. «Li nasconde bene, al contrario tuo», mi riprende. Non sono mai stata brava a nascondere nulla, neanche le mie marachelle; una volta ho rovesciato un secchio pieno di vernice rossa sulla macchina di un ragazzo che mi stava antipatico. A mia discolpa, posso dire che aveva detto di voler cambiare colore alla sua auto: gli ho soltanto dato una mano. Ovviamente sono finita dal preside poi... «Faccio tutto alla luce del sole», affermo. Lei ride, e io non posso che sentirmi un po' più felice rispetto al solito, un po' più a casa. 



Angolo Autrice:

Pagina Instagram: Car_mine01

Questa Pearl è diversa vero?

Cosa ne pensate? 


Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now