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Pearl


Sospiro, aprendo il portone dell'appartamento con pigrizia. Sono appena rientrata da lavoro e ho ancora la cena da preparare, perché purtroppo Lionel non sa cucinare e io sono l'unica speranza qui dentro. Chiudo la porta, proseguendo verso la camera da letto per posare i tacchi e la giacca di pelle. «Pearl, sei tornata?» Mi chiama il biondino, che a giudicare dalla distanza deduco sia in bagno. «Si», gli urlo dietro, aprendo la porta della stanzetta per poi togliermi i tacchi. Tiro un sospiro di sollievo, ripensando alla prenotazione che ho fatto mentre ero via. Il compleanno di Lionel e Lotty sarà tra due giorni, e io mi sono occupata della location, dei palloncini e di tutto il resto (compresa la torta e i rustici). Non posso ancora crederci che non hanno alcuna voglia di festeggiare i loro vent'anni, insomma, piacciono a tutti i compleanni e le feste! La vocina antipatica nella mia testa mi ricorda che forse, non vogliono festeggiare perché al momento la loro famiglia non sta passando un ottimo periodo: hanno litigato i due maschioni della casa, e forse le acque non sono ancora calme come dovrebbero essere. Sento i passi di Lionel avvicinarsi alla cucina, quindi prendo il mio pigiama corto, l'intimo e poi mi dirigo in bagno per lavarmi. Non appena apro la porta sento un forte odore di sigaretta, e quando vedo la finestra chiusa capisco perché.

A volte penso di dover creare un tabellone con delle regole da rispettare, del tipo: Lionel non fumare con la finestra chiusa, Lionel non bere dalle bottiglie, Lionel non buttare a terra i boxer ogni volta che fai la doccia e cose così... Dopo aver aperto la finestra mi spoglio ed entro in doccia; ci resto per almeno quindici minuti e poi esco per asciugarmi. Prendo il phon e mi asciugo pure i capelli, dopo un po' li stiro e finisco di vestirmi. Quando raggiungo il soggiorno suonano alla porta, ma sono parecchio confusa perché non aspettavo nessuno stasera, neanche Lotty. Guardo dallo spioncino, alzando le sopracciglia non appena riconosco la donna dall'altra parte. Apro il portone, ammirando i capelli biondi e gli occhi azzurri della signora Beverly. 

Questa donna è bella quanto una dea greca. «Signora Beverly, come mai da queste parti?» Mi incuriosisco, anche se posso supporre il motivo della sua visita: il figlio alto un metro e novanta che mangia biscotti a tradimento nella mia cucina. Mi sorride con dolcezza, tenendosi le mani unite contro il suo completo elegante bianco. «Pearl, chi è alla porta?» Mi ridesta Lionel, facendomi voltare per sondare una sua reazione alla visita. Mi sento tra due fuochi in questo momento: tra la madre che lo guarda con nostalgia, e il figlio la studia con occhio cinico e distaccato. «Che ci fai qui?» Sbotta, piantandosi di fronte l'arco della cucina. Invito la signora Beverly ad entrare, ricevendo un grazie in risposta. Chiudo la porta non appena mi supera, sentendo un peso crescente sulle mie spalle: probabilmente saranno gli occhi infuocati di Lionel a provocarmi questo disagio.

La tensione si potrebbe tagliare con il coltello, e nel frattempo che i due si lanciano occhiatine differenti; io sposto il peso da un piede all'altro, non sapendo esattamente cosa fare. «Dobbiamo parlare Lionel, non ti vedo da quasi un mese», lo ammonisce sua madre, usando un tono risentito. Il biondino la trucida con lo sguardo, facendole capire che i suoi toni non lo incantano più. «E di chi è la colpa?» La riprende, con un po' di rabbia. «Forse è meglio che io vada...» Sussurro, raggirando il divano per andare in camera mia, o almeno è quello che pensavo di fare fin quando Lionel non mi blocca dal polso. «No, resta qui», mi intima, senza neanche guardarmi. Perché diavolo dovrei restare? È sua madre, mica la mia! La signora Beverly ci guarda con un misto di interesse e curiosità, puntando lo sguardo prima sul figlio e poi sulla sottoscritta. 

Qualcosa mi dice che si starà facendo dei film mentali su di noi. «Che ne dite se vado a preparare qualcosa da mangiare? Uno spuntino magari», faccio spallucce. Ma quale spuntino che sono le otto e un quarto! «Grazie cara ma non ce n'è bisogno. Sono venuta solo per parlare con questo testone», lo indica, beccandosi uno sbuffo dal figlio. Finalmente Lionel mi lascia il polso, quindi faccio un passo indietro e vado in cucina per dargli la giusta privacy. Faccio finta di preparare qualcosa da bere mentre i due chiacchierano animatamente. «Se sei venuta qui per riportarmi a casa, scordatelo perché non ci torno lì». Dal tono di Lionel direi che è piuttosto seccato dall'arrivo inaspettato. «Ho parlato con tuo padre e sai com'è fatto. Vuole delle scuse che, so già, non arriveranno mai da parte tua», suppone la madre.

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now