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Pearl


Un anno prima

Mangio il pollo riscaldato senza dire una parola: non ne sono in grado, non quando ho paura che il mio ragazzo possa lasciarmi da un momento all'altro. Payton mi guarda con attenzione, provando a confortarmi; peccato che qualunque cosa faccia non mi basta. «Pearl, dovremmo parlarne. Non hai più detto nulla da quando ho aperto bocca», mi ammonisce. Sospiro, masticando un altro pezzo di carne con aria moggia. «Non... non so cosa dire, mi dispiace», sussurro, posando la forchetta sul piatto per poi alzarmi dalla sedia. «La mia storia con lei è finita mesi fa, non c'è niente di cui ti debba preoccupare», continua. Mi gratto la nuca, faticando a gestire la frustrazione e il nervosismo. Si alza anche lui, compiendo poche falcate per raggiungermi. Mi prende dai polsi, per poi attirarmi al suo petto. «Siamo nel cottage dei tuoi, in montagna, e dovremmo passare delle belle vacanze insieme non preoccuparci del passato», asserisce, alzandomi il viso con i pollici. 

Annuisco, pensando che forse ha ragione: mi sto facendo prendere dal panico. I suoi occhi scuri mi trasmettono calma, perciò provo ad accantonare le mie paranoie per passare questi giorni in serenità. Nei giorni seguenti ho lasciato perdere i miei dubbi e, quando siamo sotto Natale, gli porto persino il regalo a casa sua. Busso alla porta con un sorriso a trecento denti, e quando apre, alzo il capo per guardarlo in volto. «Buon Natale!» Urlo entusiasta, saltandogli addosso.

Ride sul mio collo, stringendomi forte le cosce mentre mi trasporta dentro. «Non c'era bisogno di un regalo: aver passato due giorni nel cottage è stato sufficiente, per non parlare di tutte le volte in cui ci siamo divertiti», ammicca, poggiandomi sul divano. Sogghigno al suo commento e gli porgo la busta, aspettando che si sieda al mio fianco per aprirlo. La apre, e quando tira fuori due biglietti per la partita di basket della sua squadra preferita schiude la bocca stupito. Non ci capisco niente di questo sport ma, se a lui piace potremmo andarci insieme. «Allora?» Mi mordo il labbro inferiore. «Sei pazza, ti saranno costati una fortuna, Pearl», scuote la testa frustrato. Perché non riesce mai ad apprezzare i miei regali? «Lo sai che per me non è un problema, e poi ti piace così tanto il basket», affloscio le spalle. Mi guarda con occhi luminosi, sporgendosi in avanti per lasciarmi un bacio a fior di labbra. 

«Grazie, sei la migliore», sussurra, chiudendo gli occhi scuri con sguardo dispiaciuto. Corrugo la fronte mentre si alza dal divano e mi dà le spalle, lasciandomi perplessa da questo suo comportamento. Che gli prende? «C'è qualcosa che non va?» Gli chiedo, alzandomi per seguirlo in cucina. «No, tutto bene», risponde sbrigativo. No, mi sta nascondendo qualcosa. Insisto, ma di colpo si gira e mi fulmina con gli occhi. «Va. Tutto. Bene. Smettila di insistere», sbotta. Schiudo le labbra confusa, guardandolo mentre mi supera e si infila in bagno. Una volta rimasta sola inizio ad andare nel panico, e mille dubbi compaiono nella mia mente: c'entra la sua ex? Ha perso il lavoro? Si sarà scocciato di me? Mordicchio la pellicina dell'unghia, sentendo un suono provenire dalla cucina. Mi volto e il cellulare di Payton si accende sul tavolo, mostrandomi l'anteprima di un messaggio. Mi avvicino meglio, leggendo un nome che mi fa tremare dalla testa ai piedi. «Non... non può essere», soffio, sentendomi il fiato mancare.

Prendo il suo telefono, scordandomi della privacy e di tutto il resto, perché in questo istante, non me ne può fregare di meno. Sblocco il codice, aprendo la chat con irruenza. La sua ex, la sua dannata ex gli sta scrivendo come se stessero ancora insieme e lui me lo tiene nascosto? Con quale coraggio?! Ellie gli propone di vedersi sabato mattina per prendere un caffè al bar in centro, e quando leggo l'orario prendo una decisione. Chiudo il cellulare, voltandomi giusto in tempo per vederlo uscire dal bagno. Mi fissa cono occhi intensi, chiedendomi se sto bene. No, sto di merda. «Si... io... devo andare», tentenno mentre parlo, avanzando verso il divano per riprendermi la borsa. «Mi dispiace per prima Pearl, non volevo attaccarti in quel modo», si scusa, eppure in questo momento non me ne faccio niente dei suoi dispiaceri. Annuisco in silenzio, quando di colpo mi tira dal polso e mi fa voltare verso di lui. «Mollami», sibilo. Mi fissa rammaricato, ma non capisce il vero motivo della mia rabbia. «Il tuo regalo è bellissimo Pearl, sul serio. Non avercela con me», mi scongiura. Chiudo un attimo gli occhi per ricacciare indietro le lacrime, faticando a non buttare fuori il mio odio. «Ho detto: mollami». Al mio tono freddo mi lascia, e anche se ha è un'espressione è ferita non riesco a provare alcuna pietà. Mi volto, marciando a passo spedito verso il portone. 

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now