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Pearl


Ho parlato con i miei genitori riguardo alla mia carriera da modella e, dopo varie litigate, alla fine siamo arrivati a una conclusione: farò la modella per mio padre a patto che finisca il college qui, a Brooklyn. Lionel non sa niente di tutto questo, ma so già che non sarà facile andarlo a riprendere – dato che è arrabbiato con me. Non ha passato la notte a casa, ma in un hotel, perciò sto andando da lui in questo momento. Cammino nel corridoio, cercando la stanza 103 con smania. Speriamo che non mi mandi via. Mi mordo il labbro inferiore, per poi bussare alla sua porta. Attendo qualche secondo, fin quando non apre senza maglietta e con occhi assonnati. «Che diavolo vuoi? Già te ne stai andando?» sbotta crudele. Chiudo gli occhi per calmarmi e poi li riapro. «Dobbiamo parlare» inizio, entrando nella sua stanza. 

Osservo la camera dai toni rossi e le grandi vetrate, per poi sedermi sulla poltrona all'angolo. «Non voglio parlare Pearl, non mi interessa sapere che te ne andrai. Cazzo, ci conosciamo solo da due mesi e già vuoi andartene!» Esclama. Sbatto una mano sulla poltrona, dicendogli di tacere qualche minuto. «Non me ne vado, razza di idiota!» urlo. Schiude le labbra, assottigliando le palpebre confuso. «Che hai detto scusa?» esordisce. Ora è anche sordo. «Non me ne vado, va bene?» incrocio le braccia al petto. «Perché?» chiede. «Lavorerò per i miei genitori come modella, ma lo farò solo dopo aver finito il college» spiego. Non capisco se sia confuso, arrabbiato, oppure entrambe le cose.

«Te ne andrai comunque, un giorno» constata. Annuisco, non riuscendo a capire dove vuole parare. «Potresti venire con me, no?» è la terza volta che glielo chiedo. Scuote la testa, andando avanti e indietro con soltanto i boxer addosso. «E se io non volessi andarmene? Se mi trovassi bene qui a Brooklyn e invece di andare in Polonia vorrei andare in California, come la mettiamo? Pearl tu mi piaci, però mi costringi a seguirti come un cazzo di cane. Anche io ho degli obiettivi, dei sogni» sibila furioso. Ascolto attentamente le sue parole, ma quello che sembra a me è un'altra persona. Dice che ha sogni, ma a me non ne ha mai detto nessuno. «Tu pensi solo a te stesso, e non funziona così» mi infervoro. Vuole tutto lui, ma a me così non resta niente. «Io penso solo a me stesso? No, quella sei tu, non io! Vuoi che ti segua in capo al mondo soltanto per fare la modella, e se io volessi altro per la mia vita?» si indica. 

Sospiro, sentendo un magone al petto. Abbiamo ragione entrambi, ma non so cosa fare. Io voglio essere una modella, e lui vuole altro e non vuole seguirmi in Polonia. Scuoto la testa, evitando di farmi vedere vulnerabile. «Pearl, tu vuoi stare con me?» mi chiede, facendomi corrugare la fronte. «Sì, ma non mi annullerò per nessuno: l'ho già fatto in passato, e non ricapiterà, neanche per te.» Viene verso di me con sguardo meno rigido, per poi tirarmi su dai polsi. «Potremmo pensarci poi?» domanda, poggiando la fronte contro la mia. Trovo che sia la scelta più saggia. «Sì, godiamoci la nostra relazione e poi vedremo» annuisco. Alla fine è andata proprio così, ci siamo goduti la nostra relazione per il meglio.

Due anni dopo...

Sorrido contro le sue labbra, ponendo le mani dietro il suo collo per avvicinarlo di più a me. «Smettila!» trillo, riaprendo gli occhi per puntarli verso Lionel – completamente nudo e sotto la doccia con me. «Hai un bel sedere» ghigna, ormai con i capelli lunghi fino alle orecchie. Ha un certo fascino con questi capelli, eh; soprattutto quando siamo a letto insieme. Le sue mani tastano il mio didietro, facendomi salire una certa voglia. Avvinghio le gambe sui suoi fianchi e lui entra con il suo membro, spingendomi contro le mattonelle. Questi sono tutti i nostri giorni, diciamo che facciamo tanto sesso... nei bagni al college, negli sgabuzzini, in camera da letto, nel nostro bagno, in cucina e... anche in macchina. 

All'inizio della nostra relazione ero un po' incerta, in realtà: avevo paura che potesse farmi soffrire peggio di Payton, e invece non è stato così. Litighiamo, ma poi facciamo subito la pace in diversi modi... «Lionel... non dovremmo, abbiamo lezione tra venti minuti e siamo ancora in bagno» gemo, ansimando quando spinge più forte. «Possono aspettare» sussurra. Devo ammettere che è anche più mascolino con questi capelli: mi sembra Tarzan. Tralasciando l'argomento "capelli", posso assolutamente dire che lui e Payton sono diversissimi. Lionel è più galante; quando andiamo in qualche ristorante mi scosta la sedia, mi tiene la mano e... poi finiamo sempre in bagno, ma questo è un altro discorso. I suoi genitori hanno preso bene la nostra relazione, tant'è che spesso ci invitano a pranzare da loro. Lionel ha chiarito con suo padre, anche se ancora ci spera che lui diventi un avvocato ma, almeno si è rassegnato.

Ringhio contro il suo orecchio, tirandogli i capelli per baciarlo sulle labbra. Dopo aver fatto sesso in bagno andiamo all'università, beccandoci le occhiatacce di Lotty e Sven, che attenzione! Stanno insieme. Chi l'avrebbe mai detto, eh? Finalmente si è deciso a fare il primo passo quell'imbecille. «Di nuovo? È la quarta volta che arriviamo in ritardo a lezione, sempre a causa vostra» ci indica Lotty, mentre Sven se la ride sotto i baffi. «Tesoro, i bagni sono dei luoghi sacri» ci fa l'occhiolino. Alzo gli occhi al cielo, mentre Lionel lo manda a quel paese. «Ve l'ho detto che ci conveniva entrare per prima» si lamenta Luis, guardando qualcosa al cellulare. Gli accarezzo i capelli, beccandomi una sua occhiataccia. Io e Lionel entriamo nell'edificio mano nella mano scambiandoci delle occhiate silenziose.

 Finalmente va tutto bene tra noi, e di questo ne sono molto contenta. Lui lavora ancora al locale ma, ha in mente di racimolare dei soldi per poi aprirne uno tutto suo; io invece penso ancora alla mia carriera da modella, e l'anno scorso ho fatto qualche corso per la postura e la camminata. Mi è capitato di girare degli shooting per un'agenzia di Brooklyn e, sto pensando di lavorare qui, piuttosto che tornare in Polonia. Ormai mi sono abituata al caldo e ai loro modi. Lionel mi accompagna alla porta dell'aula di design, stringendomi la mano un'ultima volta prima di lasciarmi un bacio sulla bocca. «Ti amo, fai la brava» mi dice sulle labbra. Sorrido, ricambiando con un altro bacio. «Anch'io, e poi... io sono sempre brava» alzo gli occhi al cielo. «Ne dubito» afferma, beccandosi uno schiaffo sul bicipite. Che stronzo!


Angolo autrice:

Pagina Instagram:car_mine01

Un bacio!

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now