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Pearl


Dopo lo scontro con Gwen, il piccolo scarafaggio insignificante, alla fine sono tornata in mensa compiaciuta, venendo adocchiata immediatamente dai fratelli Beverly. Lotty mi ha chiesto cos'ho combinato, ma io le ho detto che non sono ancora arrivata alle mani, ovviamente. «Che diavolo vuol dire che non sei ancora arrivata alle mani? Hai intenzione di picchiarla?» Domanda esterrefatta. Sposto lo sguardo nel suo, facendo un espressione impassibile. «Certo che si», mi scappa un sibilo divertito e lei rimane scioccata. Ancora non mi conosce bene, ma arriverà il momento giusto, un giorno. Sento il telefono squillare, quindi lo prendo dalla tasca e leggo il nome di mia madre sullo schermo. 

Che diavolo vorrà questa volta? Sbuffo, alzandomi di nuovo dal tavolo per andare fuori e risponderle. Lotty continua a mangiare e io intanto esco dalla mensa. Proseguo verso il corridoio a sinistra, rispondendo a questa stupida chiamata, tra l'altro non voluta. «A cosa devo questa chiamata inutile, mamma?» Rispondo così, trattenendo un ghigno compiaciuto quando la sento sospirare. «Ho bisogno di un informazione, e tu sei l'unico elemento di questa casa che fa fatica a chiudere la bocca», ribatte, lasciandomi perplessa e leggermente fiera. Apro la porta che dà al retro, coprendomi gli occhi dai raggi solari.

«Mi fa piacere sapere che hai tutta questa stima di me, mi rende incredibilmente orgogliosa», aggiungo, sogghignando. Mi siedo sul muretto, aspettando che parli. «Tua sorella si vede con Justin?» Va dritta al sodo. Assottiglio gli occhi, chiedendomi come abbia fatto a saperlo; questa volta non ho aperto bocca. «Li hai visti insieme forse?» Le faccio un'altra domanda per non farle avere tutto e subito. Vuole sempre ottenere tutto troppo facilmente, ma deve sapere che con me questo non accadrà mai! «Rispondi alla mia domanda e basta, Pearl! Lo sai molto bene che quel ragazzo ha una brutta influenza sulla vita di Iwona; una volta l'ha portata ad una gara clandestina, e quando è tornata a casa era in lacrime, per non parlare di quando l'ha tradita», ringhia frustrata. 

Non ha mai costretto Iwona a seguirlo, ha fatto tutto di testa sua quell'idiota. Riguardo al tradimento, be', se non fosse stata così deficiente avrebbe anche potuto non perdonarlo. «Dai tutta la colpa al ragazzo, non rendendoti conto che tua figlia non è così innocente come credi. Non l'ha costretta a fare nulla, è sempre stata Iwona a seguirlo, ma tu, la difendi a spada tratta. Ti darò una notizia dell'ultima ora mamma: Iwona non ha più dieci anni, quell'ingenuità che mostra solo a te è finta», mi innervosisco. Come fa a difenderla continuamente? A me non mi ha mai protetto, neanche mezza volta; io e Justin siamo simili alquanto pare. «Che lei non sia più piccola me ne rendo conto anche io, ma ha soltanto sedici anni! Non può correre dietro un ragazzo del genere. Dimmi solo la verità: si frequentano ancora?». Inizia a diventare pesante questa donna. All'improvviso, mentre la sento disperarsi per sua figlia minore, mi viene in mente un'idea geniale.

«Io ti dirò la verità, ma in cambio voglio altri soldi, che non saranno scalati da quelli del prossimo mese ovviamente». Sono così furba dannazione, avrei bisogno di un fottuto premio. «Scordatelo, no, perché pensi che ti abbia mandata a Brooklyn? Devi guadagnarteli da sola, senza il nostro aiuto», asserisce, facendomi alzare gli occhi al cielo. «Che peccato, allora non si fa nulla», mi fingo dispiaciuta. La sento sospirare esasperata, e dopo qualche secondo di troppo, decide di accontentarmi. «Va bene te li darò, ma ti avverto, solo duecento dollari in più» Decreta, facendomi schiudere la bocca scioccata. Solo? Non si possono fare affari con questa donna! Un'altra vocina nella mia testa mi dice che sono sempre meglio di niente. «D'accordo, donna incapace di fare affari», sbuffo. 

Mi dice che la mia Lamborghini dovrebbe arrivare pomeriggio e io alzo il capo verso il cielo con occhi felici. Signore, mi stai forse facendo una grazia oggi? «Allora? Si frequentano o no?» Mi chiede, riportandomi al presente. «Si, tua figlia gli va ancora dietro, se è questo quello che intendi». Mi alzo dal muretto, ormai certa che l'ora di pausa sia finita. Mia madre impreca, borbottando qualcosa a bassa voce. Sento la porta dietro di me aprirsi, quindi mi volto. Lionel mi guarda con occhi ristretti, ed è occupato a prendersi una sigaretta dalla tasca. «Ci sentiamo dopo... devo andare», soffio, guardando il ragazzo dai capelli biondo oro. Chiudo la chiamata senza aspettare risposta, facendo qualche passo verso di lui per punzecchiarlo un po'. È il mio passatempo preferito. «Hai appena terminato la telefonata con mammina? Cos'è, le hai chiesto dei soldi per comprarti dei nuovi vestiti firmati?» Mi sfotte, accendendosi la sigaretta con l'accendino.

Dopo aver messo le mani a coppa, la fiamma prende vita e lui posa l'accendino nella tasca posteriore. «Ci hai azzeccato in pieno, ma vedi, non le ho chiesto dei soldi per comprarmi vestiti ma per un baratto», faccio spallucce, osservando le sue labbra piene buttare fuori il fumo. Anche oggi è vestito con una giacca di pelle nera, con sotto una maglietta nera e dei jeans azzurri strappati sulle ginocchia. Credo che utilizzi solo tre colori questo ragazzo: bianco, nero e grigio. Mi guarda con le sopracciglia alzate e io sorrido languida, guardandolo mentre alza gli occhi al cielo. «Tua sorella mi ha invitata da voi pomeriggio», lo informo, nel caso non lo sapesse. Guarda altrove, puntando gli occhi verso l'albero sotto le scale. «Inizio a pensare che tu venga solo per infastidirmi, è così?» Mi chiede con voce atona, scendendo i gradini. Guardo le sue spalle larghe, domandandomi come sia da nudo. Scuoto la testa, sentendo un brivido sulla schiena. 

«Dipende, lo vorresti?» Ammicco, notando un leggero sorrisetto sulle sue labbra. Per quanto lui provi a negarlo io riesco a sentire ugualmente quello che prova: attrazione. Lo irrito, ma lo incuriosisco anche. Scuote la testa, dicendo che non mi sopporta affatto. «Faccio a tutti questo effetto all'inizio, e poi... finisce sempre diversamente», lo tengo appeso ad un filo. Mi avvicino alla porta, sentendolo richiamarmi. «Che vuoi dire?» Corruga la fronte, leggermente interessato alla mia risposta. «Tutti i ragazzi non mi sopportano all'inizio, ma poi si innamorano di me», faccio spallucce. Ride sguaiato, non credendo neanche ad una mia parola. «Non è il mio caso, te lo assicuro», afferma compiaciuto. Gli scocco una lunga occhiata, concludendo con un sorrisetto sfacciato. «Vedremo», dico, alla fine.


Angolo autrice:

Pagina Instagram: Car_mine01

Pearl e la sua perversione prima parte...

Un bacio!

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Where stories live. Discover now