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Pearl


Il professor Hole si avvicina al mio cavalletto, guardando il disegno stupendo che ho appena fatto. Lo guarda attentamente, ma non riesco a capire se sia schifato oppure sorpreso. «Questo cos'è?» Indica il paio di scarpe con il tacco che ho disegnato; stupende, di un color roseo mischiato con il pesco. Sorrido, spostandomi i capelli dietro la schiena con fierezza. «Queste sono delle Louboutin di un color pesco stupendo, adatte da indossare sia con il nero, che con il rosso e altri colori chiari», vanto le mie conoscenze, venendo adocchiata male da David. «Questo non è un corso di moda, ma di arte; lei deve disegnare quello che le chiedo io, non quello che vuole lei, signorina Piotrowsky», si mette due dita sulla base del naso. Ma perché sembra sempre così disperato quando apro bocca io? Non penso che cravattino color senape stia facendo meglio di me, no? Sposto lo sguardo su quel nerd, osservando il suo dipinto della casa nella prateria, con tanto di mucche, pecore e fieno. Sposta gli occhi verso di me, facendo una smorfia quando vede i miei bellissimi tacchi a spillo. 

Ma come osa? Questo abominio alla moda?! «Senti un po' cravattino senape, continua a guardare così i miei disegni e te li cavo gli occhi!» Alzo il tono, venendo rimproverata dal professore che guarda anche gli altri disegni. «Piotrowsky, la vuole smettere o no!?» Mi riprende il prof.

Mi domando cosa faccia di così male, eppure sono innocua... più o meno. Quando la lezione finisce mi alzo dalla sedia, posando i pennelli nel contenitore del cavalletto. Sospiro, sentendo il professor Hole richiamarmi un attimo alla cattedra. «Magari è la volta buona che ti buttano fuori», sussurra il nerd, passandomi accanto con una velocità incredibile. «Scappa cravattino senape, continua così che prima o poi ti prendo», mi faccio sentire, sogghignando sadica. Scendo un gradino, osservando il professore seduto sulla cattedra. «La smette di importunare Omar? È un bravo ragazzo, ma lei continua a stuzzicarlo e a minacciarlo», si rivolge a me, con aria esasperata. «Io sarei il problema? Non si faccia ingannare da quel visetto innocente: è un villano, in realtà. 

Non fa che guardarmi dall'alto verso il basso soltanto per il modo in cui mi vesto!» Impreco, e lui alza un dito per intimarmi di non esagerare. «Non l'ho richiamata per questo, ma perché è già la seconda volta che frequenta il corso; e piuttosto che vedere dei miglioramenti con dei disegni semplici che chiedo io, lei disegna solo quello che le interessa», mi accusa, del vero. Incrocio le braccia al petto, alzando poi una mano per controllarmi le unghie smaltate di rosso. «Le sto parlando, alzi lo sguardo verso me», mi riprende. Sbuffo, troppo seccata da tutta questa gente che mi dice quello che devo fare. «Mi aspetto di vedere un cambiamento in lei, Piotrowsky, perché per adesso sta lottando controcorrente», afferma, lasciandomi perplessa. Che diavolo vuol dire che sto lottando controcorrente? Prende la sua tracolla, mentre io lo guardo stralunata. «Cosa vuol dire?» Gli chiedo. Sospira, fermandosi di fronte alla porta per poi voltarsi verso di me.

«Continua a combattere futilmente, senza un senso logico. Sarebbe tutto più facile se invece di lottare provasse a cambiare», mi spiega, lasciandomi in aula con queste parole. Durante la giornata penso e ripenso alle parole del professore, ma più rimugino e più penso a Teodora. Lei stessa mi aveva detto di non combattere la mia famiglia ma di accettare le regole di casa, eppure non avevo mai fatto come mi avevano chiesto. 

Quando arrivo al Nigerian Caffè sono le cinque, e posso notare che c'è già qualcuno dentro il bar. «Buon pomeriggio, Blanca», la saluto, arrivando di fronte al bancone con in mano la mia giacchetta di jeans lunga. «Ehi, se vuoi puoi andare nel camerino a cambiarti», mi dice, facendomi segno di andare nel corridoio. «La prima porta a sinistra», mi dice da dietro. Non va bene il mio abbigliamento nero? Eppure è molto professionale: camicia nera semi trasparente e jeans dello stesso colore a vita alta, ovviamente accompagnati da dei tacchi, ma questa volta con il cinturino alla caviglia. Quando entro nello spogliatoio vedo il mio armadietto, c'è persino il mio nome in rosa. Piego la giacca, mettendola dentro la borsa che ho portato per evitare di spiegazzarla. La poso dentro l'armadietto, osservando il grembiule verde bosco con la scritta del locale. Io non lo metto questo, col cazzo. «Qua c'è bisogno di una preghiera, una di quelle potenti contro i peccatori del buon gusto», faccio una smorfia, alzando gli occhi al cielo per poi mettermi il grembiule. Sento bussare alla porta, quindi mi volto e vedo Klein. «Bell'abito di Armani», ammicco, e lui strofina la mano sul taschino, facendomi sogghignare. «Non è per tutti», mi fa l'occhiolino.

«Devo sbrigare delle commissioni insieme ad alcuni miei amici, quindi sarete tu, Blanca e un altro ragazzo che al momento si sta occupando dei tavoli. Buona fortuna per il tuo primo giorno», mi augura, facendomi sentire meno disperata. «Grazie Klein», lo saluto, vedendolo poi scomparire nel corridoio. Qualche secondo dopo, prendo un bel respiro e mi passo una mano fra i lunghi capelli neri a boccoli. Arrivo dietro il bancone e Blanca si volta verso di me con un sorriso gentile. «Non devi fare nulla di così complicato, se non cliccare questo codice per aprire la cassa e dare i soldi o rimetterli apposto», mi indica alcuni numeri che mi scrive pure in un foglio per non farmeli dimenticare. 

«Va bene, c'è pure scritto il resto che devo dare quindi», parlo da sola, anche se lei annuisce. Mi lascia un attimo per servire il cliente e io intanto mi guardo intorno, beccando un ragazzo intento a servire i tavoli. Capelli ricci di un color marroncino chiaro, sguardo innocente, ma è forse nell'epoca sbagliata? Alzo lo sguardo verso il tizio barbuto di fronte a me, chiedendogli cosa paga. «Un cappuccino e una fetta di torta al cioccolato», mi dice, con voce rauca. Guardo il menù attaccato al muro, facendo un piccolo calcolo per poi dirgli che paga due dollari e trenta. Prendo il resto dalla cassa, dandogli due dollari e settanta, dato che me ne da cinque. «Grazie mille, buona giornata», lo saluto con tanto di sorriso. Rimetto i soldi nella cassa, vedendo arrivare una signora anziana. «Oh, ma che bella ragazza! Sei nuova gioia?» Mi chiede, sorridendomi con quella sua dentiera. «Si, è il mio primo giorno», dico, chiedendole cosa paga. «Un tè alle erbe», mi fa l'occhiolino, lasciandomi leggermente perplessa. Chissà che c'era dentro il tè.

Le dico quanto paga e mentre mi dà i soldi giusti noto che mi guarda con occhi furbetti. Questa tizia è mezza pazza, mi sa. «Alla tua età io mi divertivo tanto in giro, ah, sapessi quanti ragazzi facevo uscire pazzi!» Ride sola. Blanca se la ride dietro di me, ma io non so seriamente che fare con questa vecchia. «Oh, si fidi, anche io li faccio uscire pazza, ma in un modo diverso dal suo», sghignazzo, ricevendo una gomitata sul fianco da parte di B. «In che senso?» Domanda interessata. Alzo un sopracciglio, dicendole che glielo racconterò un altro giorno. «Ci vediamo domani Cassandra», la saluta, la donna al mio fianco. «A domani, ragazze belle!» Esclama, uscendo dal bar con il suo bastone. 

«È un po' pazza, ma è di buon cuore», mi dice, rimettendosi i guanti per andare in cucina a prendere qualche muffin. «Puoi servire i clienti, se per caso richiedono qualcosa?» Mi chiede, ricevendo un si da parte mia. Indosso i guanti trasparenti, vedendo arrivare il ragazzo dai capelli ricciolini e dagli occhi verdi. «Ciao, devi essere quella nuova giusto?» Mi chiede, sapendo già la risposta. «Almeno ché tu non mi abbia visto nei tuoi sogni si, sono nuova», sghignazzo, e lui scoppia a ridere. «Sono Peter», mi porge la mano, e io la stringo. «Pearl», mi presento. «Salve, avete i muffin al caramello?» Mi chiede una signora. «Aspetti un secondo», mi stacco dal bancone, proseguendo verso la cucina per chiedere a Blanca se ha i muffin al caramello. Ne sforna giusto un paio e poi li porge su un vassoio. «Vieni, portiamoli di là», mi incoraggia. Ne vorrei pure io uno, hanno un odore incredibilmente buono... Mi lecco il labbro inferiore, per poi seguirla. 



Angolo autrice: 

Pagina Instagram: Car_mine01

Avete domande?

Un bacio. 

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora