Capitolo 46: Mistero svelato

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«J-jimin… sei davvero t-tu?» balbettò la signora Park, dopo aver abbracciato il figlio per quelli che sembrarono infiniti minuti.

Chaeyoung andò a prendere un fazzoletto che passò alla madre per farle asciugare le lacrime, senza mai smettere di sorridere.

«Andiamo a sederci, per favore.» borbottò il padre, senza mai distogliere lo sguardo da Jimin.

Tutti e cinque andarono sui due divani del soggiorno: Jimin e Taehyung si sedettero su uno, Chaeyoung e i due adulti sull’altro.

Taehyung si accorse che il suo fidanzato stava tremando a causa della troppa ansia ed emozione, così posò una mano sulla sua gamba per confortarlo un po’. Jimin sembrò apprezzare, perché gli sorrise distrattamente e continuò a rivolgere la sua attenzione ai due signori.

«Allora… chi inizia a parlare..?» domandò Chaeyoung, alternando lo sguardo dai suoi genitori a quello del fratello.

«Jimin-ssi, cosa sai di noi?» chiese la signora Park, guardando con malinconia il figlio: non lo aveva visto crescere e se lo era ritrovato così, a casa, di punto in bianco.

Si stava sentendo in colpa e stava odiando sé stessa per la scelta compiuta anni prima.

Nel frattempo, Lisa si era appena svegliata ed era scesa dalle scale con curiosità dato che non aveva trovato la sua amica con lei. Non appena vide Jimin di fronte ai padroni di casa, fece una faccia sconvolta e si avvicinò silenziosamente al gruppo, salutando con un piccolo cenno del capo tutti quanti e senza parlare.

«So che mi avete mandato in adozione per problemi economici. Non avete voluto tenermi con voi perché eravate troppo poveri e non avrei avuto la vita che desideravate per me. È vero?» raccontò velocemente Jimin, con la voce incrinata.

«Sì, è vero. Vedi, io sono un’insegnante delle elementari. Non guadagno così tanto, sicuramente non potrei permettermi di abitare qui se non fosse per mio marito. In ogni caso, ventuno anni fa non avevamo questa vita. Anzi… abitavamo in un piccolo appartamento e ci accontentavamo di quello che avevamo. Certo, non avevamo problemi economici… finché mio marito non fu licenziato ed io restai incinta. Vivemmo un anno terribile, dove alle volte fummo costretti a saltare dei pasti per risparmiare i soldi che risultavano sempre insufficienti. Fu proprio in quel periodo, che nacqui tu. Capiscimi… ero disposta a rinunciare al mio cibo, ai miei vestiti, a tutto pur di tenerti con me. Ma come avresti vissuto? Non avresti neanche avuto i soldi necessari per comprare i libri scolastici, o addirittura per fare le fotocopie. Non sarebbe stata una bella vita. Ecco perché abbiamo voluto mandarti in adozione. Purtroppo, quando ci fummo ristabiliti economicamente e andammo a chiedere di cercarti, ci dissero che ormai era troppo tardi perché eri già stato adottato e non avevamo più alcun diritto su di te.» spiegò la signora Park, per poi scoppiare a piangere tra le braccia del marito.

Jimin serrò la mascella. Quel racconto era lo stesso che gli aveva detto Chaeyoung mesi prima, forse con qualche dettaglio in più. La signora guardò Jimin con gli occhi lucidi, come in attesa. Jimin fece un profondo respiro, e strinse la mano di Taehyung tra la sua.

«Per i primi anni di vita, i miei genitori adottivi non mi dissero niente di voi. Pensavo che fossi il loro figlio biologico… probabilmente non sapevo neanche cosa significasse la parola “adozione”. Un giorno, però, entrai nello studio di mio padre e aprii vari cassetti. Avevo solo sei anni, e sapevo leggere solo il mio nome. In un documento riuscii a leggerlo, così lo nascosi e andai dal mio vicino di casa, che era poco più grande di me ma già capace di leggere perfettamente. Lui mi lesse il documento e mi spiegò cosa volesse dire. Quando tornai dai miei genitori alla ricerca di spiegazioni, loro mi confermarono quanto detto dal mio vicino di casa. Da quel giorno, non si comportarono più come genitori. La consapevolezza che io sapessi ogni cosa, li spinse a comportarsi come se io fossi un loro cameriere. Iniziarono a farmi fare tutti i lavori domestici ed a trattarmi male. Non ebbi problemi economici, questo è vero, ma ho smesso di considerare i miei genitori adottivi tali da quando ho sei anni. Riuscii a diventare amico soltanto di due persone, mentre gli altri ragazzi del paese mi guardavano con pietà e commiserazione. Per quattordici anni, ho messo da parte tutti i miei risparmi, ho rinunciato ai regali o ai giochi, ho studiato Seoul e un piano per andare via da casa… circa due mesi fa, sono scappato e ho lasciato una lettera ai miei genitori adottivi dove chiedevo di non cercarmi. Hanno esaudito il mio desiderio, e io mi sono messo alla vostra ricerca. Nel frattempo, però, ho conosciuto altre persone e ci sono stati vari problemi… insomma, ho scoperto la verità circa un mese e mezzo fa, insieme a Chaeyoung-ie, ma ho trovato il coraggio di venire a parlarvi e conoscervi solo oggi.» raccontò Jimin, mentre anche i suoi occhi iniziavano a farsi sempre più lucidi e la sua voce sempre più lieve.

My Alien - VminWhere stories live. Discover now